Dopo un intenso anno di Football League ripercorriamo brevemente i verdetti di Championship, League One e League Two con particolare attenzione per gli italiani, le vecchie glorie e le meteore, tutti quei giocatori o allenatori conosciuti al grande pubblico nostrano.
Nel Championship la più bella sorpresa dell’anno è stato il Bournemouth di Eddie Howe, un club che solo sei anni fa lottava per non retrocedere nel calcio amatoriale e che contro tutti i pronostici della vigilia ha centrato il sogno della massima serie, per la prima volta dal 1899, anno della sua fondazione. Le cherries – che dal ’71 hanno abbandonato la tradizionale maglia bianca in favore dello strisciato rossonero in onore al Milan di Nereo Rocco – hanno dominato dall’inizio alla fine grazie alla coppia terribile formata da Callum Wilson e Yann Kermorgant (rispettivamente venti e quindici reti). In rosa spiccano due vecchie conoscenze: il portiere Boruc, ex-Celtic e Fiorentina, e il terzino 37enne Ian Harte, specialista in punizioni nel Leeds di fine anni ’90.
L’altra promozione diretta è stata centrata dal sorprendente Watford di Slaviša Jokanović, che a inizio dicembre era addirittura fuori dalla zona play-off anche a causa di una confusa serie di esoneri iniziati con la partenza di Giuseppe Sannino. Il club, noto per esser stato comprato dal cantante Elton John in due diverse poche, è oggi proprietà di Giampolo Pozzo, presidente dell’Udinese, che perciò ha portato nei sobborghi di Londra una folta colonia di italiani: Gabriele Angella, Marco Motta, Gianni Munari e l’italo-argentino Fernando Forestieri. Ma gli uomini chiave son sicuramente stati i tre attaccanti, opportunamente ruotati, Deeney, Vydra e Ighalo.
Nei play-off ha avuto la meglio il Norwich City, tra le cui fila v’è Javier Garrido, noto dalle parti di Formello, unica neoretrocessa ad esser riuscita a tornare in Premier League, che si è sbarazzata nella finale del Middlesbrough di Aitor Karanka, storico difensore del Real Madrid nonché ex-secondo di José Mourinho, che ha portato al Boro un mix di giovani come Bamford, promettente attaccante del Chelsea, e giocatori più esperti come Woodgate e Amorebieta.
Bisogna sottolineare anche l’ottima stagione del Birmingham del nostro Fabbrini e di Nikola Žigić che ha chiuso con ben 22 punti sulla zona retrocessione, seguito dal Cardiff di Federico Macheda, retrocesso solo un anno fa e incapace di ritornare in massima serie. Nella terra di mezzo troviamo anche il Nottingham Forest di Stuart Pierce, esonerato in primavera dopo un avvio promettente, e il Leeds di Cellino con un’altrettanta folta colonia di emigrati italiani da Bellusci ad Antenucci, acquistato a 750mila euro dalla Ternana e in grado di arrivare in doppia cifra. Un po’ più impegnative sono state le salvezze raggiunte dal Fulham di Scott Parker, dal Bolton di Gudjohnsen ed Heskey (settantatré anni in due) e dal Reading di Pogrebnyak. Chi invece non ce l’ha fatta sono i stati i Lions del Millwall, il Wigan di Pennant e il derelitto Blackpool, relegato in terza serie con ben sei giornate di anticipo.
Chi invece disputerà il Championship il prossimo anno sarà il Bristol City di Steve Cotterill, dominatore in League One dall’alto dei suoi 99 punti in classifica. I robins si guadagnarono tristemente la fama di prima squadra inglese ad aver subito tre retrocessioni consecutive nei primi anni ’80, ma adesso possono tornare a sorridere, anche grazie anche alle 18 reti del 36enne Wilbraham, una punta che non ha mai mosso più di 200mila euro da un trasferimento all’altro. Alle loro spalle è arrivato l’MK Dons, club apertamente contestato perché, al pari di una franchigia statunitense, è nato sulle spalle di un Wimbledon trasferitosi a nord in cerca di nuovi investitori. Il Milton Keynes di Carl Robinson si è però meritato la prima pagine di tutti i giornali britannici dopo il pazzesco poker al Manchester United di Louis van Gaal in Coppa di Lega.
La terza promossa è invece il Preston North End capace di batter con un netto quattro a zero lo Swindon, il club nel quale è iniziata la carriera di Paolo Di Canio allenatore, ma spulciando nel tabellino troviamo Kevin Davies, il più vecchio debuttante della nazionale inglese dagli anni ’60 grazie all’intuizione del c.t. Fabio Capello. Non è riuscito ad andare oltre alla semifinale lo Sheffield United di Nigel Clough, figlio d’arte, dopo un pirotecnico cinque a cinque in quel di Swindon.
Chi non ce l’ha fatta a centrare i play-off è stato invece il Peterborough di Darren Ferguson, altro figlio famoso avendo per padre un certo Sir Alex, ed esonerato in primavera dopo una brutta serie di risultati negativi. Ma ancora peggio è andata alle quattro retrocesse: il Notts County, il club cui ispirò le maglie della Juventus, in piena lotta per la zona play-off nel girone d’andata e crollato a picco nella seconda parte di stagione; il Crawley Town di Mathias Pogba, punta 24enne nonché fratello del più noto Paul; il Leyton Orient di Francesco Becchetti, con Dossena e Plasmati in rosa, Mauro Milanese direttore sportivo e Fabio Liverani allenatore; e lo Yeovil Town, che solo l’anno scorso giocava in Championship e ora si ritroverà nell’ultimo gradino del calcio professionistico.
In League Two ha trionfato il Burton Albion di Jimmy Floyd Hasselbaink, storico attaccante del Chelsea reinventatosi allenatore solo la stagione passata ad Anversa: se il buongiorno si vede dal mattino continueremo a sentir parlar di lui ancora per molto. Gli altri due posti di promozione diretta se li sono aggiudicati lo Shrewsbury Town di Jean-Louis Akpa-Akpro, fratello di Jean-Daniel difensore del Tolosa, e il Bury di Kelvin Etuhu, guidato da David Flitcroft, che arrivò solo lo scorso inverno trascinando fuori dalle sabbie mobili della zona retrocessione gli shakers e in un anno e mezzo li ha portati in League One. L’ultimo posto l’ha strappato il Southend United allo spareggio dopo un match epico contro il Wycombe, club che è rimasto in zona promozione per gran parte della stagione. L’autogol di Bentley nel supplementare rischiava di condannare gli shrimpers, che hanno agguantato il pari all’ultimo minuto e hanno poi staccato il biglietto per la League One grazie al rigore decisivo nella lotteria finale dello stesso Bentley.
Nelle retrovie abbandonano il calcio professionistico il Cheltenham, dopo sedici anni passati nel calcio de grandi, e il Tranmere Rovers che invece abbandona i campi che contano dopo 96 anni di professionismo. Un tracollo di due retrocessioni consecutive provato ad evitare in extremis con l’arrivo di Mickey Adams, un manager con alle spalle ben quattro promozioni in Football League (Fulham, Brighton e due volte Port Vale) ma che stavolta non ha potuto evitare l’inferno della retrocessione in Conference.