Stella Rossa-Partizan Belgrado – L’odissea belgradese termina con un nulla di fatto. Il 38° pareggio nella storia del derby di Belgrado premia il Partizan che mantiene i cinque punti di vantaggio sui rivali di sempre e consolida il primo posto. Ogni settimana che passa il titolo si avvicina al club bianconero.
Odissea dicevamo. Ebbene sì. Inizialmente il 148° večiti derbi (“il derby eterno” in lingua serba, clicca QUI per saperne di più) era stato fissato per le ore 16 poi la federazione serba ha deciso di posticiparlo alle 18. A pochi istanti dall’ingresso in campo sugli spalti sono scoppiati incidenti tra la tifoseria del Partizan e la polizia. Risultato: fischio d’inizio posticipato di altri 45 minuti. Finalmente alle ore 18.45 la stracittadina, fondamentale per l’assegnazione del campionato, ha visto la luce.
Maturità Partizan – Nel primo tempo i 44.120 spettatori del Marakana di Belgrado hanno potuto ammirare la maturità da grande squadra del Partizan, capace di controllare e amministrare un derby la cui tensione si respirava attraverso i teleschermi. Milorad Mazić – arbitro facente parte dell’élite europea – ha voluto chiarire immediatamente che sul terreno di gioco non si sarebbero ripetuti i tafferugli accaduti sulle tribune: due gialli dopo nemmeno 3 minuti e messaggio recepito dalle due squadre. Forti del vantaggio di ben cinque lunghezze sugli odiati vicini, i Grobari (“i becchini”, come vengono soprannominati giocatori e tifosi del team bianconero) hanno gestito ottimamente il possesso del pallone, accelerando solo se necessario. Il dominio sterile degli ospiti è stato assolutamente una strategia studiata e ricercata dagli uomini allenati da Milinković. Nonostante ciò la prima vera chance della partita è capitata tra i piedi dello sgusciante Lazović che con un sinistro dal limite ha impegnato severamente l’attento Živković. Questo è stato il segnale che ha suggerito ai bianconeri di cominciare ad attaccare. Ed è così che intorno alla mezz’ora Saša Ilić, lo storico capitano del Partizan, ha costruito la prima nitida palla gol per la sua squadra: un assist al bacio per l’inserimento da dietro di Babović che col piattone non ha inquadrato lo specchio da pochi passi. Niente da fare. Il primo round termina a reti inviolate.
Stella Rosa poco incisiva – Nel secondo round è successo davvero poco – se si eccettua l’ennesima sospensione per lancio di fumogeni. La ripresa, per l’appunto, ha dimostrato – se ancora ce ne fosse bisogno – chi merita di laurearsi campione di Serbia. L’esperienza l’ha fatta da padrona e a spuntarla è stato il Partizan. Sì, perché il pareggio lascia la situazione di classifica invariata e a sette giornate dal termine sembra complicata la rimonta della Stella Rossa. Jović, promettentissimo attaccante 17enne, ha prodotto l’unica occasione per i locali nel secondo tempo. L’ottimo centrocampista Brašanac, invece, ha scaldato le mani di capitan Rajković e sugli sviluppi del corner susseguente Balažić ha avuto la palla della vittoria ma Cvetković ha salvato sulla linea. Pochi tiri in porta e poche occasioni proprio come volevano i primi della classe. I Delije (“gli eroi”) biancorossi non sono apparsi all’altezza, hanno difettato in personalità, fatto comprensibile se si considera l’età media davvero bassa della squadra di Lalatović. Il Partizan Belgrado, dunque, compie un enorme passo verso la conquista del 26° titolo nazionale (contando anche quelli vinti durante l’epoca jugoslava). Sarebbe il settimo in otto anni. Un dominio assoluto. Anche quest’anno la sepoltura è (quasi) servita.
(foto: www.nadlanu.com)