Il campionato rumeno non smette di stupire. L’ultima notizia che arriva dalla Liga riguarda una vecchia conoscenza del calcio italiano; Zè Maria è stato esonerato dal Ceahlaul Piatra Neamt che lo aveva ingaggiato dopo la sosta invernale in cui l’avvocato Angelo Massone aveva rilevato la proprietà del club. Un esonero non proprio inaspettato considerata la precaria situazione economica (davvero pochi gli investimenti per migliorare la rosa da parte della nuova proprietà) e di classifica: Zè Maria aveva preso il club quart’ultimo a quattro punti dalla salvezza e lo lascia, dopo nove punti in dieci partite, terz’ultimo a sei punti da essa.
Non stupisce certo l’ennesimo esonero nel campionato con più cambi di panchina al Mondo, ma curiose le sue modalità, anche per gli standard della Romania: esonerato dopo il pareggio contro il Gaz Metan, Massone è poi tornato sui suoi passi per poi, dopo la successiva partita persa, riconfermare l’esonero del tecnico brasiliano.
In un’intervista alla “Gazzetta dello Sport” Zè Maria ha spiegato i passaggi che hanno portato alla fine della sua breve avventura sulla panchina del Ceahlaul; questi i passaggi più significativi: “Ho trovato un presidente che tratta i giocatori come fossero schiavi e sostiene che vada usato il pugno di ferro perché sono rumeni. Lui ha fatto promesse e promesse, senza essere in grado di mantenerle e alla fine ha rotto un giocattolo di cui tutti parlavano bene probabilmente solo per gelosia, perché non sopportava di non vedere il suo nome sui giornali. […] Prima della trasferta contro il Brasov di giovedì 9 aprile, Massone è venuto negli spogliatoi annunciando che avrebbe mandato la squadra in ritiro punitivo, prassi che non condividevo […]. Alla fine ho vinto ma il presidente ha imposto ugualmente il ritiro per la partita casalinga contro il Gaz Metan di lunedì 13, minacciando di ritirare la squadra dal campionato e di non pagare più nessuno se i giocatori si fossero rifiutati […] Non sono scesi in campo tranquilli, abbiamo pareggiato e il giorno successivo sono stato licenziato e il presidente mi ha accusato di aver organizzato un complotto contro di lui. La squadra ha reagito male minacciando di non allenarsi, visto oltretutto che non venivano pagati da due mesi; Massone ha promesso i pagamenti ma la squadra non si è allenata per tutta la settimana e i giocatori sono scesi in campo demotivati contro il Botosani e a quel punto la sconfitta è stata inevitabile. Dopo la sconfitta, il presidente mi ha chiamato e mi ha comunicato che mi cacciava. […] Non voleva nemmeno pagarmi il biglietto aereo per tornare a casa”.