HANNOVER-HERTHA BERLINO 1-1 – Niente da fare. L’Hannover si fa raggiungere a otto minuti dal triplice fischio e vede sfumare la vittoria, evento che in casa sechsundneunzig manca, oramai, da una fredda notte del 16 dicembre, quando l’Augsburg cadde alla HDI Arena. Un’astinenza pericolosissima, che ha portato la squadra di Korkut dal sogno europeo all’incubo Zweite Liga, distante, ora, solo quattro punti dal play-out e cinque dalla retrocessione diretta. Il tutto, ovviamente, con una partita in più disputata: domenica sera, infatti, il distacco potrebbe assottigliarsi ulteriormente se Stoccarda (in casa contro il Werder), Paderborn (fra le mura amiche contro l’Augsburg) e Amburgo (impegno sulla carta più probante con il Wolfsburg) dovessero andare a punti.
PRIMO TEMPO – L’Hertha Berlino, però, non ha certo demeritato il pareggio, risultato che lascia gli uomini di Dardai a distanza di sicurezza dalla zona caldissima della classifica, quasi prossimi a traguardare l’obiettivo salvezza, tutt’altro che scontato al momento del cambio di guida tecnica. L’avvento dell’allenatore magiaro ha dato nuova linfa all’Alta Dame, capace, oggi, di cogliere il sesto risultato utile consecutivo, evento che in casa berlinese non si verificava – nel massimo campionato tedesco – da svariati anni. Anche alla HDI Arena, contro un Hannover alla ricerca disperata di punti, i capitolini si sono comportati decisamente bene, esibendo un’ottima organizzazione di gioco e soffrendo, di fatto, solo in avvio e chiusura di secondo tempo.
Nella prima frazione, invece, la squadra ospite ha saputo rendersi maggiormente pericolosa, mostrandosi abile nel lasciare il pallino del match in mano ai padroni di casa senza concedere alcuna palla-gol agli stessi: un gol (giustamente) annullato, un rigore reclamato e almeno tre chance per sbloccare il match, contro la mezza occorsa a Briand per i locali, testimoniano la maggior brillantezza dell’undici in maglia bianco-blu, libero a livello mentale di potersi esprimere al meglio.
SECONDO TEMPO – Ed è stato l’aspetto psicologico, con ogni probabilità, a bloccare la squadra del Niedersachsen, schiava di paure e angosce che l’attanagliano da quasi quattro mesi. Eppure, in avvio di ripresa i sechsundneunzig sono scesi in campo con piglio deciso ed autorevole, costringendo la compagine ospite sulla difensiva e sfiorando – allo scoccare del quarto giro di lancette – il goal con Stindl, autore di una sassata da fuori area stampatasi sul palo a Kraft battuto. La verve locale, però, dura solo lo spazio di dieci minuti. Ma quando l’Hertha sembra in grado di condurre in porto il risultato a reti bianche, l’Hannover passa in vantaggio: Kiyotake batte un corner dalla destra, Sanè stacca di testa e trova impreparato Kraft, protagonista di una difettosa respinta che consente a Schulz di insaccare all’interno dell’area piccola.
Come per incanto, la squadra di Berlino tira fuori l’orgoglio e, al termine di una costante pressione durata cinque minuti, perviene al pareggio con Stocker, semplicemente fantastico nell’insaccare con un sinistro di contro balzo in mezza acrobazia dal limite dell’area di rigore, che non dà scampo a Zieler. Per i padroni di casa è una doccia fredda, quasi glaciale. A nulla vale il generoso assalto finale, perché il risultato non cambia. E l’incubo retrocessione, purtroppo per gli uomini di Korkut, resta dietro l’angolo, pronto a materializzarsi in poche settimane. Specie se l’astinenza dei tre punti si protrarrà ancora a lungo.