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Montenegro-Russia – Fine dei giochi: UEFA sul banco degli imputati

E’ veramente una vergogna. Questo match avrebbe dovuto essere sospeso e si sarebbero dovuti prendere i relativi provvedimenti. (V.Mutko, ministro dello sport russo)

Vorremmo poter parlare di calcio. Potremmo anche farlo. La Russia gioca una buona gara, si vede un rigore netto negato nella prima frazione di gioco. Kokorin se ne guadagna uno (inesistente) nella ripresa, ma Shirokov se lo fa parare da Poleksic. Meriterebbe di vincere contro un Montenegro difensivista e catenacciaro. Non lo fa. Ma il calcio, in serate come questa, passa in secondo piano.

Ventinove secondi di Montenegro-Russia: un fumogeno viene lanciato dalla curva montenegrina e colpisce in piena testa il portiere russo. Come successe a Dida nell’euroderby di Champions League tra Inter e Milan di anni fa. Si dovrebbe preannunciare una sospensione sacrosanta, un 3-0 a tavolino per i russi. Così dovrebbe essere. La buffonata, invece, va in scena. E col calcio non centra nulla. La UEFA sceglie che si deve giocare, lo show non può essere fermato. Akinfeev finisce in ospedale, la selezione di Fabio Capello deve sprecare un cambio e mandare in campo Lodygin. Si gioca in un’atmosfera surreale, dopo oltre trenta minuti di sospensione.

L’intervallo vede un ulteriore lancio di petardi, gli altoparlanti annunciano che, nel caso di ulteriore lancio di oggetti in campo, la partita verrebbe sospesa. L’arbitro perde di mano la gara, fischia falli inesistenti e non ne sanziona di evidenti. Il tutto va avanti fino al rigore regalato ai russi, poi sbagliato. In campo scoppia la rissa, i tifosi montenegrini lanciano altri oggetti, altri petardi, altri fumogeni in campo. Gli ospiti non ci stanno, escono dal campo senza autorizzazione del signore con la giacchetta nera, finito in quello che non può non essere un incubo. E non rientrano più.

Con oltre un’ora di gioco di ritardo la gara viene definitivamente sospesa. Si temevano scontri, ci sono stati. La sensazione è che se, invece della Russia, ci fosse stata una qualsiasi altra nazionale, la gara si sarebbe chiusa dopo nemmeno un minuto. Ha prevalso una decisione influenzata dalla politica dell’ultimo periodo. La UEFA non è nuova a simili decisioni. Lo spettacolo è andato avanti. Ne avremmo volentieri fatto a meno.

foto: SkyCalcioHD

Matteo Mongelli

Classe '94, piemontese di nascita, tra un esame universitario e l'altro segue il calcio alle temperature più improbabili, dalla Scandinavia alla vecchia terra degli Zar. Russofilo e (a breve) russofono, sogna di diventare direttore sportivo e di vivere a San Pietroburgo. Guai a disturbarlo quando gioca il Krasnodar: potrebbe uccidere.

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Matteo Mongelli

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