Hull City-Chelsea 2-3: le Tigri ruggiscono, Mou le doma

Hull City Chelsea

HULL CITY CHELSEA 2-3 – Al KC Stadium oggi sono della partita Hull City Chelsea, due squadre agli antipodi per obiettivi stagionali ma entrambe affamate di punti per dare un segnale importante alla classifica. I Tigers hanno bisogno di strappare un risultato positivo per allontanare ulteriormente la zona rossa della classifica. Dopo il pareggio a reti bianche nell’ultima di campionato contro il Leicester, Steve Bruce non ha alcuna intenzione di regalare qualcosa alla squadra dello Special One, così da poter allungare ulteriormente il passo sulle inseguitrici nella lotta per la retrocessione. Dal canto loro i Blues non vengono da un periodo felicissimo; i due pareggi consecutivi in campionato contro Burnley e Southampton e l’eliminazione dalla Champions League per mano del PSG hanno rallentato bruscamente la cavalcata degli uomini di Mourinho, che dopo le due vittorie di ieri di Arsenal (a -4) e Manchester City (a -3) hanno assoluta necessità dei 3 punti per scacciare le ombre avversarie e lanciarsi a +6 con una partita ancora da recuperare. In campo per gli ospiti va la formazione-tipo, con il classico 4-2-3-1 che prevede il terzetto Hazard, Willian e Fabregas alle spalle dell’unica punta Diego Costa. Dall’altra parte invece l’Hull City si schiera con un più guardingo 3-5-2, con Hernandez N’Doye ad agire da riferimenti offensivi.

Pronti e via, al Chelsea basta recuperare il primo pallone della gara per passare subito in vantaggio. Trascorsi appena 75 secondi sul cronometro, Costa fa da sponda per l’inserimento di Hazard, che seppur inguaiato tra tre difensori riesce a liberare un mancino letale che non lascia scampo a McGregor. KC Stadium ammutolito e spiazzato dalla botta a freddo. Non sono dello stesso avviso però i giocatori dell’Hull, che alla prima occasione buona mettono Abel Hernandez nelle condizioni migliori per battere a rete. L’ex Palermo però ha un attimo di indecisione e nel calciare colpisce clamorosamente in pieno Courtois, che riesce così a scampare il pericolo senza alcuna conseguenza.

Contro questo Chelsea non puoi permetterti di gettare all’aria occasioni del genere, pena l’altissima probabilità di pagarne le conseguenze. E infatti passano solo 4′ e Costa punisce per la seconda volta l’estremo difensore dei padroni di casa. Lo spagnolo parte dall’out di sinistra, la sua zona di campo preferita, punta l’avversario nell’uno contro uno e lascia partire uno splendido destro sul secondo palo che vale il diciannovesimo gol in questa sua prima Premier League, riacciuffando così Harry Kane in classifica cannonieri.

La pratica Hull City sembra già archiviata e non siamo nemmeno arrivati al quarto d’ora di gioco. Ma il calcio si sa è una scienza inesatta e per questo dare per scontate certe dinamiche rappresenta quasi un reato. La squadra di Bruce non molla un centimetro, prova a dar ritmo alla gara dopo che i Blues hanno provato ad addormentarla, forti del doppio vantaggio, e dimostrano di avere più gamba degli ospiti. Come nell’occasione che vale l’1-2 di Elmohamady. Al 25′ Robertson si fa tutta la fascia sinistra, supera Ivanovic con un tunnel in velocità e mette in mezzo una rasoiata che l’esterno offensivo egiziano deve solo depositare alle spalle di Courtois. La partita è chiaramente riaperta, il Chelsea sembra essere caduto in bambola dopo i primi 10 minuti super e adesso in campo c’è solo una squadra. Trascorrono soltanto due giri di lancette, ennesima ripartenza dell’Hull City ma soprattutto ennesima amnesia difensiva di Ivanovic, sicuramente il peggiore in campo dei suoi, che passa all’indietro a Courtois costringendolo ad un dribbling in area piccola che si trasforma in un assist al bacio per l’accorrente Hernandez. L’uruguagio stavolta non sbaglia e rimette inaspettatamente in parità i conti, trovando la sua prima rete dopo 15 partite di digiuno e riuscendo a far alzare i decibel del KC Stadium, che adesso può tornare a credere nell’impresa.

L’Hull continua a fare il Chelsea per i rimanenti 20′, senza però riuscire a trovare l’affondata decisiva. José Mourinho è infuriato e lascia il campo addirittura con due minuti d’anticipo rispetto al fischio dell’arbitro, presagio di una bella strigliata ai suoi all’interno delle mura dello spogliatoio. E’ così che al rientro sul terreno di gioco, il Chelsea sembra essere tornato quello a cui siamo abituati. Tanto possesso palla, densità sulla fascia destra con i tre centrocampisti offensivi – Fabregas, Hazard e Willian – ad integrarsi con una fitta rete di passaggi in un fazzoletto di campo, ma soprattutto una buona intensità e più movimento senza il pallone.

Al minuto 51 è Fabregas a creare il primo vero pericolo della ripresa. Scambio nello stretto con Hazard, ma piattone che lambisce il palo senza centrare lo specchio della porta difesa da McGregor. L’Hull comunque non smette di fare la propria partita, continua a difendersi ordinatamente e a creare i maggiori patemi agli avversari in fase di contropiede. Come succede in occasione della tripla chance capitata rispettivamente sui piedi di ElmohamadyRamirez Livermore, ipnotizzati tutti dalle prodezze in sequenza di un super Courtois, che si fa così perdonare il grossolano errore della prima frazione di gara.

Dopo il pericolo corso, i Blues provano a riversarsi in attacco con nove giocatori a folata. Nel frattempo Mourinho prova a mischiare le carte in tavola spedendo Oscar in campo al posto di Ramires Remy a sostituire Diego Costa. Ed è proprio quest’ultima la mossa che paga lo Special One, visto che al primo pallone giocabile l’attaccante di scuola Lione non perdona il blackout difensivo dei Tigers, battendo con una conclusione centrale un McGregor piuttosto impreciso nel frangente.

Ci si avvia così sul punteggio di 2-3 verso gli ultimi 10′ di partita. Entrambi gli allenatori decidono di cambiare diversi interpreti in campo, ma alla fine è la sostanza a non variare. Il Chelsea batte così l’Hull, garantendosi due gare di vantaggio sui primi inseguitori del City, in attesa del recupero con il Leicester ultimo in classifica che potrebbe valere addirittura il +9. Dall’altra parte i Tigers si rammaricano per non essere riusciti a strappare almeno un punto da una partita giocata con tantissima abnegazione e da cui avrebbero meritato di portare a casa almeno un pareggio. Rimane comunque il vantaggio di tre lunghezze sul Burnley terzultimo e la certezza di avere tutti i mezzi che servono per centrare una salvezza che sarebbe importantissima.

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Appassionato di basket americano e di calcio, soprattutto quello inglese da qualche tempo, dottore in Scienze Politiche e studente di Marketing presso la LUISS di Roma. Gioca agonisticamente a basket. Conta diverse collaborazioni sul web come redattore sportivo, specializzato in basket NBA e Premier League. E' regolarmente iscritto all'ODG del Lazio come pubblicista.