BAYER LEVERKUSEN-STOCCARDA 4-0 – Ipotizzare che lo Stoccarda possa evitare una clamorosa, e ad oggi sempre più probabile, retrocessione in Zweite Liga, pare semplicemente utopistico. E’ pura utopia perché questa squadra ha dimostrato anche stasera di essere fragile, tremendamente fragile dal punto di vista psicologico: subito il goal di Wendell, si è sciolta come neve al sole, prigioniera di paura e ansie che una compagine col compito di salvarsi non può e non deve avere. E’ utopia perché la difesa fa acqua da tutte le parti: almeno tre dei quattro goal subiti, infatti, sono colpa di errori ed orrori della retroguardia biancorossa e di un’applicazione della fase difensiva a dir poco dilettantesca. E’ amaramente utopistico perché in attacco non esiste una punta che la butti dentro, a causa (anche) di una manovra che manca della geometria e inventiva di un regista in mediana degno di tal nome.
Eppure, nonostante tutto, il VfB ha disputato un discreto avvio di partita, grazie ad un atteggiamento degno, finalmente, di una provinciale che deve sputare sangue per strappare una maledettissima, ed assai complicata salvezza: pressing alto e fonti di gioco avversarie ingabbiate. La squadra di Stevens non corre alcun rischio ed è la prima, al quarto d’ora, a fallire una nitidissima occasione da goal con Ginczek, troppo morbido col piattone da posizione decisamente favorevole: Leno dimostra d’avere riflessi eccellenti e respinge la conclusione. Il Bayer sembra in difficoltà, ma col passare dei minuti, pur non creando significativi rischi alla porta di Ulreich, guadagna metri di campo costringendo lo Stoccarda sulla difensiva.
E alla prima vera occasione da goal, passa in vantaggio grazie a Wendell, che approfitta di ben tre macroscopici errori difensivi svevi (uscita a farfalle di Ulreich, clamorosa incertezza del duo Klein-Schwaab nello spazzare il pallone e incomprensione Serey-Kostic che libera al tiro il terzino brasiliano) e trova la prima marcatura in Bundesliga. Qui, di fatto, finisce il match. Tre minuti più tardi, infatti, Drmic stacca indisturbato al limite dell’area piccola ed insacca di testa su preciso invito dalla destra di Hilbert. Notte fonde in casa biancorossa. Nel finale di frazione, Papadopoulos sfiora la terza marcatura locale, con un colpo di testa fuori di poco alla destra di Ulreich.
Stevens prova a scuotere i suoi nell’intervallo: fuori Kostic, un esterno alto, dentro Kiesewetter, giovane attaccante di passaporto statunitense. Non scende in campo Vedan Ibisevic, teoricamente fiore all’occhiello dell’attacco ospite ed invece a secco di goal da oltre un anno. La ripresa inizia da dove si era interrotto il primo tempo: angolo della destra, Papadopoulos stacca imperiosamente di testa e lambisce il palo alla destra del portiere avversario. L’appuntamento con il terzo goal Werkself è rimandato di soli tre minuti: Castro apre sulla destra per Bellarabi, che disorienta Sakai e fulmina Ulreich con un potente destro in diagonale. La faccia di Stevens è tutto un programma. Se fosse l’allenatore di un pugile, getterebbe con ogni probabilità la famosa e fantomatica spugna. Ma purtroppo per lui, è solo il condottiero di una squadra di calcio totalmente allo sbando e gli tocca assistere ad altri quaranta, penosissimi, minuti.
Il Bayer, infatti, non si fa impietosire da un avversario totalmente alla sbando ed insiste alla ricerca del quarto goal, che arriva, puntualmente, al tredicesimo minuto: Sakai perde palla a metà campo, Çalhanoğlu avanza sino alla trequarti prima di servire l’accorrente Drmic, che penetra in area e batte Ulreich sul primo palo. Non cambia la trama nell’ultima mezz’ora: lo Stoccarda si fa notare solo per alcuni falli di frustrazione, mentre il Bayer sciupa altre tre nitide chance per fare cinquina. Al termine del match, la BayArena applaude i suoi beniamini, al terzo risultato utile consecutivo (seconda vittoria di fila) e pronti, martedì sera, alla battaglia del Calderon: l’approdo ai quarti di Champions, nonostante il vantaggio di un goal acquisito nel match d’andata, resta impresa ardua. Ma a differenza della salvezza sveva, non pare certo un’utopia.