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Dinamo Kiev-Guingamp 3-1: Gusev e Teodorczyk stendono i francesi

All’andata finì 2-1 per il Guingamp. Un punteggio facilmente ribaltabile. All’Olympisky  la qualificazione è ancora tutta da scrivere. La Dinamo Kiev deve fare a meno degli squalificati Yarmolenko e Belhanda, espulsi all’andata: scende in campo col 4-2-3-1: Gusev, Miguel Veloso e Lens supportano l’unica punta Kravets. Risponde il Guingamp: 4-4-1-1 con il talentuosissimo Beauvue a spaziare sulla trequarti. Arbitra lo svedese Strombergsson.

La partita sembra mettersi subito male per gli ucraini, quando al 10′ Miguel Veloso deve uscire a seguito di un infortunio: dentro al suo posto l’ex Lech Poznan Teodorczyk. E invece quello che può essere uno svantaggio diventa un fattore in più: al 31′ corner di Gusev, il polacco stacca più in alto di tutti e porta avanti i suoi. Il Guingamp non ci sta e reagisce poco dopo, con Giresse che impegna il veterano Shovkovsky, bravo a salvare tutto. 1-0 a fine primo tempo e Dinamo Kiev virtualmente agli ottavi.

Lo scarto cresce subito in avvio di ripresa: ancora una giocata illuminante di Gusev che va verso la porta, Angoua respinge di testa, ma sui piedi di Buyalskiy che calcia e sorprende Lossl. Partita chiusa? Nemmeno per sbaglio, perchè i rossoneri non ci stanno: botta di Giresse deviata che finisce sui piedi di Mandanne. Controllo e tiro a riaprire i giochi e a mandare la sfida virtualmente ai supplementari. Il Guingamp ci crede, la Dinamo Kiev ne spezza i sogni con i protagonisti assoluti della serata: ad un quarto d’ora Teodorczyk si guadagna un rigore, Gusev lo trasforma con freddezza. Il quarto d’ora finale non regala più emozioni, se non un’invasione di campo e la standing ovation per Gusev (uscito in preda ai crampi). Si chiude 3-1: ucraini agli ottavi, francesi fuori a testa alta.

Matteo Mongelli

Classe '94, piemontese di nascita, tra un esame universitario e l'altro segue il calcio alle temperature più improbabili, dalla Scandinavia alla vecchia terra degli Zar. Russofilo e (a breve) russofono, sogna di diventare direttore sportivo e di vivere a San Pietroburgo. Guai a disturbarlo quando gioca il Krasnodar: potrebbe uccidere.

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