Laddove Calle Vista Alegre e Calle Machin si incontrano a formare una rotonda, si erge la Plaza de Toros di Bilbao, impassibile alle stagione che cambiano e agli uomini che su di essa vi posano lo sguardo. Le gesta di toreri come Ordonéz, Romero, Cocherito, El gallo, Joselito hanno fatto la storia di questo luogo e le loro gesta sono tramandate di generazione in generazione fra misticismo e leggenda. Il Toro, simbolo di questa nazione, è l’emblema del folklore e della tradizione e questa sera undici scenderanno uniti su un campo da calcio. Non nella Plaza de Toros ma a pochi isolati di distanza. Laddove un tempo sorgeva la Cattedrale dedicata a Mamete di Cesarea, oggi ne sorge un’altra di cattedrale, calcistica: l’Estadio de San Mamés. Il nome non cambia, la grandezza spirituale nemmeno. 11 tori dicevamo che affronteranno 11 leoni. Quei leoni che lo stesso Mamete era riuscito ad ammansire durante il suo martirio e che diventarono suoi fedeli compagni. Benvenuti ad Athletic Bilbao-Torino.
Dopo il 2-2 del Comunale ai granata serve un’impresa in terra basca. Ventura non cambia l’assetto tattico dei suo schierando il classico 3-5-2 con Moretti e Darmian esterni alti a macinare chilometri sulle fasce e Maxi Lopez in tandem con Quagliarella in attacco. Valverde, dal canto suo, lascia in panchina Iñaki Williams e sposta Munian più vicino al puntero Aduriz preferendo un mediano solo, Gurpegi, a guardia della difesa, segno di un atteggiamento, nonostante il vantaggio delle due reti marcate in trasferta, votato all’attacco.
Sotto un fitta pioggia e il boato dei 54000 assiepati al San Mamés, l’Athletic inizia forte ed è di Beñat la prima occasione del match al minuto numero 8 quando una sua punizione dai 25 metri esalta l’estremo difensore del Torino Padelli che devia prontamente in corner. Da qui in poi è un monologo granata con Qualgliarella molto mobile su tutto il fronte d’attacco si costruisce un buon tiro al 14′ ma incrocia troppo il sinistro che termina alto sul fondo. L’attaccante ex Udinese e Napoli deve aspettare però solamente 120 secondi per poter gioire. Fallo ingenuo in area di rigore di capitan Gurpegi che, dopo un corto rinvio, atterra l’accorrente Vives. Per l’arbitro israeliano Liran Liany è calcio di rigore. Quagliarella si incarica del tiro. Herrein azzecca l’angolo ma riesce solo a deviare il pallone che entra in rete. Rimettono fuori il naso i Zurigorriak ma non sono pericoli importanti e arrivano solo su palle inattive con l’arrivo in area dei difensori. Il Torino arretra però sistematicamente il baricentro del proprio gioco ma le sortite dei padroni di casa continuano a non avere inventiva. Ma quando sulla trequarti hai un talento del calibro di Beñat tutto può succedere. 44′ traversone vellutato del giovane basco e sfera che cade sul destro di Iraola che taglia fuori un Molinaro fuori tempo e, con un tocco sotto che muore sotto la traversa, castiga Padelli e tutto il popolo granata. La gioia del popolo del San Mamés dura tre minuti perché gli uomini di Ventura incassano prontamente il contraccolpo psicologico e nell’ultimo giro di orologio della prima frazione trovano un varco colossale sulla destra con Darmian che, indisturbato, crossa teso al centro sulla testa di Maxi Lopez. Rete che si gonfia e Torino che va negli spogliatoi in vantaggio per 2 reti a 1 e con il morale alle stelle.
Descrivere il secondo tempo in maniera precisa e chiara risulta alquanto difficile. Un caleidoscopio di emozioni continue, capovolgimenti di fronte e reti gonfiate. Il palo di Iñaki Williams riaccende gli animi dei Lehoiak che pareggiano al 61′ con De Marcos imbeccato dallo splendido filtrante del “Messi Basco” Munian. La corrida si spegne tanto facilmente quanto si era accesa quando un cross lungo di El Kaddouri trova sul secondo palo Darmian che di piatto destro gela la Cattedrale. Questo Torino, azzurro di corazza ma granata nel cuore, vuole una nuova pagina di storia. Stavolta non c’è una sedia da sventolare ma il blasone, per troppo tempo impolverato, luccica sotto i riflettori di questa notte europea. I baschi, che in quanto a identità e orgoglio non sono secondi a nessuno, ci mettono l’anima e non risparmiano colpi proibiti, il povero Molinaro ne fa nuovamente le spese. Nel finale c’è l’occasione di chiudere i giochi, Martinez però getta alle ortiche un gol praticamente fatto. E’ l’impresa, è fatta, mai una squadra italiana era riuscita a vincere tra le mura del San Mames.