Diego López in porta, Gonzalo Rodríguez e Iván Marcano davanti a lui, Joan Capdevila stantuffo a sinistra, Bruno Soriano a sorreggere il peso del centrocampo, Santi Cazorla e Cani sulle ali, Giuseppe Rossi terminale offensivo. Il fosforo di Marcos Senna e la rapidità di Nilmar nel secondo tempo. Questa squadra, probabilmente anche superiore a quella attuale, cadde sull’erba sintetica dello Stadion Wals-Seizenheim nell’unico precedente tra Salisburgo e Villarreal nella tana dei Tori Rossi. Finì due a zero e andarono a segno Marc Janko e Somen Tchoyi, oggi rispettivamente nei campionati australiano e indonesiano. Ad allenare quella squadra c’era Huub Stevens, oggi a Stoccarda, fanalino di coda della Bundesliga, e nessun giocatore di quella giovane e ambiziosa rosa è mai esploso, eppure il Submarino amarillo fu bastonato anche al ritorno concedendo sei punti agli austriaci in un girone in cui c’era anche la Lazio, anch’essa incapace di sopravvivere dalla trasferta austriaca. C’è da giurarci: questo Salisburgo ha maggiore materiale umano a disposizione, maggiore esperienza e maggiore ambizione, e certamente il Villarreal non ha la potenza di fuoco che poteva vantare sei anni fa.
Da allora ne è passata eccome di acqua sotto i ponti. Il Salisburgo in casa è diventato una squadra temibile per chiunque: nelle ultime tre campagne europee ha vinto dieci delle tredici partite casalinghe. Sono sopravvissuti solo Fenerbahce, Ajax e Basilea, con quest’ultimo che espugnò il Wals-Seizenheim l’anno scorso strappando la qualificazione ai quarti di finale. Un altro dato ancora più saliente: in queste tredici gare la compagine della Red Bull ha sempre segnato, ed escludendo le gare con Fenerbahce e Basilea, ha sempre gonfiato la rete almeno due volte per match, ovvero in undici occasioni su tredici. Considerando che agli austriaci basterebbe un gol per passare il turno, il Villarreal sarà costretto ad andare in rete a meno che non riesca dove nessun altro è riuscito negli ultimi tre anni sulle rive del Salzach. La gara certamente non si prospetta tra le più facili e nel filotto che vedrà il Sottomarino giallo affrontare il Real Madrid al Santiago Bernabéu lunedi sera e il Barcellona mercoledì prossimo in un’improbabile rimonta di Copa, c’è da star certi che questo sarà l’appuntamento più importante.
Numeri a parte comunque, le spagnole non hanno mai avuto molti problemi all’ombra dell’Untersberg. Ci vinse l’Athletic Bilbao di Marcelo Bielsa e il Siviglia di Kanouté e Luis Fabiano, solo il Valencia di Quique Sánchez Flores inciampò, salvo strappare la qualificazione al ritorno nel play-off di Champions League, così come già seppe fare nell’estate ’98 in Intertoto. E, tatticamente discutendo, con i padroni di casa costretti a fare gioco il Villarreal di Marcelino potrebbe trovare ancora più spazi che nella gara di andata, dove ha dimostrato ancora una volta quanto possa essere letale nelle transizioni offensive, a maggior ragione quando Chéryshev e Vietto trasformano un semplice contropiede in una serie di linee architettoniche che esulano dalla bellezza del calcio. Comunque sia non sarà una partita scontata, questo dice la carta, la squadra di Adi Hütter in casa diventa ancora più solida e bastandogli una rete per volare agli ottavi di finale, ancora tutto può succedere.