L’Australia supera ai supplementari la Corea del Sud e si aggiudica per la prima volta la Coppa d’Asia. Al vantaggio australiano alla fine del primo tempo con Luongo, rimediano in extremis i sudcoreani con Heung Min. Ma alla fine della prima frazione dell’extra time arriva il gol decisivo dell’ex atalantino
3317 giorni dopo il suo ingresso nella confederazione asiatica, l’Australia è campione d’Asia. Lo fa con gol dal nome assolutamente italiano. Il primo allo scadere del primo tempo di Massimo Luongo, di sangue ascolano ma i cui tratti somatici lo fanno più apparire a un Sultano dell’Indonesia, qual’era effettivamente suo nonno materno. Il secondo di James Troisi, manco a dirlo di origine partenopea, ma il cui fisico robusto rimanda anche ai suoi ellenici antenati di ramo materno. Il primo trionfo australiano nella competizione asiatica giunge al capo di una Gran Finale che non ha regalato emozioni a gettito, come spesso accade nei match decisivi, e che ha vissuto soprattutto di fiammate che di volta in volta hanno scosso le corde di un incontro pieno di fisicità, agonismo e ordine tattico.
Fino al 25′ non accade nulla. Poi due fiammate improvvise: prima Kwak Hwi di testa manda di poco a lato, quindi sull’immediato ribaltamento di fronte è Cahill per i padroni di casa a minacciare la porta rivale, con Hyeon Kim che si supera chiudendo in corner. Al 36′ la nazionale di Uli Stielike va di nuovo vicina al vantaggio con Tae Hee, trovato con un cross tutto solo davanti alla porta, ma la volèe del 10 dal dischetto sembra più un tentativo di drop rugbistico che un tiro in porta. Quindi quando il primo tempo sta per concludersi ecco il primo squillo della notte dello Stadium Australia: è il 45′ quando Kruse verticalizza verso il limite dell’area per Luongo che, spalle alla porta, elude con una finta l’anticipo di Yong Son e con il destro secco supera Hyeon Kim, battuto per la prima volta in questa Coppa d’Asia. 1-0.
Nella ripresa i padroni di casa sembrano accontentarsi e sono anche parecchio stanchi, visto che si fanno male praticamente da soli Cahill, Kruse e Franjic, sostituiti da Juric, Troisi e Mc Kay: occhio ai primi due nomi tra i sostituti. Non succede praticamente nulla, benchè la Corea approfitta dell’allentamento della pressione australiana per alzare i l baricentro e sfruttare eventuali errori e distrazioni della difesa degli uomini di Postecoglu: il patatrac arriva proprio alla fine. E’ il 91′, nel primo di tre minuti di recupero, quando Sainsbury tarda nello spazzare via una palla che rimane a Tae Hee. Il trequartista vede l’inserimento nel corridoio di Heung Min che trova la zampata vincente. 1-1 e doccia fredda per tutto lo stadio, che già pregustava la festa.
Tutto rimandato al supplementare, come quattro anni fa a Doha. L’Australia non si perde d’animo e nella prima frazione supplementare torna a spingere a testa bassa, con grinta ed umiltà. E ancora una volta, quando il fischietto di Ali Reza Faghani sembra pronto a sancire la fine di un tempo, ecco arrivare l’altra magia dei Socceroos, quella che risulta decisiva: pallone sulla linea di fondo conteso tra Juric e Jin Su Kim, l’attaccante del Western Sidney cade a terra, ma lotta, si rialza e tra uno strattone del rivale e il suo riesce a passare a mettere un tiro cross fendente. Il tuffo di Hyeon Kim respinge la minaccia, ma in agguato c’è Troisi che in tap in infila nuovamente la porta rivale. Il secondo tempo supplementare è solo un lungo conto alla rovescia. Stavolta gli ultimi minuti non regalano sorprese. Australia campione d’Asia e terza qualificata alla Confederations Cup 2017 dopo Russia (paese ospitante) e Germania (campione del Mondo).
I Socceroos diventano così la prima nazionale nella storia del calcio mondiale ad essersi aggiudicati il torneo continentale di due diverse confederazioni: prima di entrare nell’AFC il 1° gennaio 2006 infatti, l’Australia era membro dell’OFC, la confederazione d’Oceania, nell’ambito della quale era stata dominatrice, vincendone il torneo per quattro volte in sei edizioni dal 1980 al 2004. Ma se in quel contesto la Nuova Zelanda era l’unico vero rivale che poteva contrastarla, in Asia l’Australia ha dovuto affrontare una concorrenza maggiore, sebbene in fin dei conti la sua crescita in questi nove anni sia stata graduale e rapida: quarti di finale nel 2007, finalista quattro anni fa in Qatar ed oggi questa vittoria, che giunge a meno di tre mesi dal successo del Western Sidney Wanderers nell’AFC Champions League. Sì, è proprio il caso di dirlo: E’ AUSTRALASIA!