Diciamocela tutta, in molti hanno riso di fronte al Calderon strapieno in occasione della presentazione di Fernando Torres. Cinque mesi in Italia hanno autorizzato il pubblico nostrano, abituato negli ultimi anni ad ammirare fior fior di campioni, a sbeffeggiare El Niño, uno che ha vinto più del 99% degli onesti pedalatori che calcano i nostri campi e che a 30 anni avrà di certo perso lo scatto devastante di un tempo, ma può risultare ancora decisivo. Eccome. Sorrideranno meno anche i dirigenti del Milan, convinti che i nomi di possibili sostituti siano meglio dello spagnolo. Avranno ragione loro, il mercato condotto negli ultimi anni dà loro ampio credito.
L’incipit, breve, per rendere il giusto omaggio a Fernando Torres: il centravanti ex Chelsea ha trascinato l’Atletico Madrid ai quarti di finale di Coppa del Re, grazie a una splendida doppietta al Bernabeu nel derby contro il Real Madrid. Gli uomini di Simeone partivano dal 2-0 dell’andata, vero, ma i due lampi del Niño hanno spento sul nascere le velleità di rimonta dei Campioni d’Europa che, da giorni, inneggiavano al famigerato spirito di Juanito, simbolo di rimonte storiche dei capitolini.
Con gli undici titolari, se si eccettuano Navas, Oblak, Mario Suarez e se vogliamo Torres e Raul Garcia (al posto di Casillas, Moyà, Gabi, Mandzukic e Arda Turan), Simeone e Ancelotti dimostrano che al derby ci tengono, eccome, e che la contesa non è data per chiusa.
Sono bastati 49 secondi a Fernando Torres per dare un senso al suo ritorno all’Atletico Madrid: coi terzini subito sbilanciati, Pepe azzarda e sbaglia l’uscita su Griezmann che si invola solo e serve in mezzo il suo centravanti, autore di una pregevole conclusione di prima che si infila sotto la traversa. Ancelotti è travolto dallo sconforto.
Furiosa ma scomposta la reazione del Real Madrid che, comunque, trova il pari al 20′: Oblak compie un disastro in uscita, spalancando le porte a Sergio Ramos che infila di testa. L’Atletico Madrid vive i venti minuti peggiori della serata, col Madrid deciso a raddoppiare prima dell’intervallo per riaprire il discorso qualificazione. Ronaldo, celebrato da una splendida coreografia del Bernabeu che rende omaggio al suo terzo Pallone d’Oro, è insolitamente impreciso sotto porta: prima sbaglia il piazzato, con Oblak fuori gioco, colpendo un ottimo Mario Suarez in scivolata disperata, poi non riesce ad indirizzare sul palo opposto, di testa, servito alla grande da Bale.
Il gallese, con Isco, è il più in palla dei suoi, ma nemmeno Benzema riesce a piazzare la zampata vincente sugli infiniti palloni vaganti in area avversaria. Colpevole, in questo senso, Oblak che dopo l’uscita sbagliata resta immobile sulla linea di porta praticamente sempre. L’1-1 per Simeone e il suo Atletico Madrid, al 45′, è un affare.
Affare anche considerato ciò che accade a inizio ripresa, praticamente un dejà vu di quanto visto un’ora prima: Ramos sbaglia l’appoggio in disimpegno, si innesca nuovamente Griezmann che serve subito in profondità Torres. Stavolta El Niño fa secco Pepe con un dribbling a rientrare e batte Navas con un tranquillo piatto destro. E’ il colpo del k.o., pochi dubbi, sono anche i primi due gol in carriera al Bernabeu.
Griezmann spreca poco dopo l’1-3, Ronaldo riesce a pareggiare al 54′, di testa, su cross perfetto di Bale. Il 2-2 non sortisce però gli effetti dell’1-1, l’Atletico Madrid stavolta controlla agevolmente. Gli uomini di Ancelotti hanno sì qualche occasione (la più golosa quella capitata a Benzema che, da due passi, in scivolata mette alto), ma non credono più nell’impresa. La girandola di sostituzioni non cambia più di tanto il copione, gli immancabili duelli fisici danno un po’ di pepe al finale. Finisce 2-2, Atletico Madrid ai quarti: dopo la finale di Lisbona, i colchoneros hanno incontrato 5 volte gli acerrimi rivali, tre vittorie e due pareggi (utili nell’economia del doppio confronto in Supercoppa e Coppa del Re).