Fernando Torres (per il quale mezza Madrid è in subbuglio, anche se nel resto d’Europa stentano a crederci) apre il mercato invernale della Liga che comincia oggi e si chiuderà il prossimo 30 gennaio. Difficile, per non dire impossibile, che in Spagna arriverà un giocatore con più “glamour” del Niño, considerato che né Real Madrid né Barcellona (anche se per motivi diversi) si muoveranno durante i prossimi 28 giorni.
Già detto di Torres, che comunque non potrà debuttare sabato pomeriggio contro il Levante (presentazione prevista per domenica mattina), ha fatto comunque rumore anche l’acquisto di Enzo Perez da parte del Valencia: difficile che un altro club di Primera superi i 25 milioni di euro sborsati da Lim per il cartellino del nazionale argentino.
Messi da parte Torres e Perez, in Spagna questo mese saranno “tetto salariale” e “controllo economico” le parole chiavi di questo mercato. Sarà su queste due “key” che ruoteranno tutte le operazioni della maggior parte dei club di Liga. La Lega dovrà fare i conti con nuovi casi sulla scia di quello che ha riguardato Pedro Leon e il Getafe. Dopo mesi di contenzioso, è stato sentenziato che il club della capitale potesse superare il tetto salariale imposto dalla LFP (da 18 a 21 milioni) e tale precedente sarà utilizzato anche dalle altre società. Ovvio che le squadre più in difficoltà, e che hanno già raggiunto il limite in agosto, proveranno a forzare la mano per provare a risollevare la stagione.
La situazione più difficile riguarda l’Elche, ultimo e con un immediato futuro economico estremamente difficile, con diverse scadenze che non potranno essere onorate dal club alicantino, bloccato – si presume – su tutte le linee dalla LFP. L’Espanyol chiuderà i rubinetti senza sollecitazioni esterne per tentare di dimezzare i debiti, così come il Siviglia che pure ha un tesoretto di sei milioni da poter investire a gennaio. E così, per l’ennesimo anno, i club spagnoli opereranno nel segno del risparmio, con prestiti o acquisti di poco spessore nel caso di vendite sostanziose. Non è di certo qui l’Eldorado.