London Football Experience, parte II

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London Football Experience, parte II

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Rieccoci tornati col secondo appuntamento di questo nostro viaggio alla scoperta del calcio inglese. Riprenderemo da dove ci eravamo fermati, ovvero dall’acquisto del nostro biglietto. In questa seconda puntata cercheremo di capire le principali differenze del modo di intendere l’esperienza calcistica tra il mondo d’Oltremanica e quello nostrano, addentrandoci all’interno dell’habitat naturale del tifoso londinese.

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Una volta ottenuto il vostro ingresso, la vera esperienza del british football inizia recandosi sul posto. In particolare a Londra, dove ogni quartiere ha la sua squadra a tenerne alto l’onore, e la labirintica tubatura sotterranea della metropolitana permette un facile e rapido accesso a buona parte degli impianti. Molti di questi raggiungibili addirittura da più di una fermata, in base alla linea ferroviaria e alla parte della City da cui si proviene. SAMSUNG CAMERA PICTURESAd esempio per raggiungere Stamford Bridge, casa del Chelsea, c’è sia la vicinissima stazione di Fulham Broadway che la più suggestiva West Brompton, che permette a tutti i sostenitori blues di recarsi all’impianto dovendo passare all’interno dell’omonimo cimitero di quartiere, il Brompton Cimitery, puntualmente affollato di tifosi a ridosso degli incontri casalinghi dei Pensioners. Recarsi allo stadio con i mezzi di trasporto pubblici è praticamente la norma: è comodo, molto veloce considerando le vaste distanze da una zona all’altra della City, non comporta problemi di parcheggio e, soprattutto, si può bere quanto si vuole senza rischiare di incappare in inconvenienti stradali.

Bere birra in Inghilterra è parte integrante, anzi basilare, dell’assistere a una partita di calcio, soprattutto prima e dopo il match visto che dal 1985 è vietato consumare alcol sugli spalti (lo Sports Events Act fu una delle misure di contenzione del fenomeno hooligan degli anni ’80, infatti tuttora è possibile bere durante un match di rugby), ma è ancora permesso farlo nei punti ristoro all’interno degli impianti, a patto che la bibita alcolica non venga portata in tribuna, operazione controllata attentamente dagli steward posizionati a ogni punto di raccordo tra le due aree. Ma per adesso torniamo al pre-partita, l’ambiente vissuto dai tifosi d’Oltremanica è piuttosto differente da quello italiano almeno per un paio di aspetti.

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Il primo, come già detto, è la consuetudine al consumo di birra, per questo spesso e volentieri intorno allo stadio sono presenti molti pub covo di ritrovo dei tifosi di casa. Ogni squadra ha i suoi punti di riferimento e questi locali hanno spesso nel nome o nel corredo interno chiari richiami alla squadra, e difficilmente riuscirete ad entrarvi se non siete in possesso di un biglietto per l’incontro che attesti la vostra appartenenza alla tifoseria casalinga. In questi posti, aperti varie ore prima della partita anche nel caso in cui si tratti di un lunch match, il classico anticipo del sabato con fischio d’inizio alle 12.45 locali, si respira aria di football, le pareti sono ricche di stendardi e reliquie del club, le tv sono accese sui canali che fanno da preambolo all’incontro, per capire fino a che punto si può arrivare basta sapere che nei pressi di White Hart Lane v’è uno di questi pub in cui all’interno dei bagni, gli urinatoi a muro sono sovrastati da schermi che trasmettono le immagini pre-gara.

Addirittura a Griffin Park, casa del Brentford, vi sono pub ad ognuno dei quattro angoli dello stadio, affinché ogni tifoso, a prescindere dall’ingresso, possa gustarsi una pinta di birra senza dover allontanarsi troppo – lontano retaggio del ventennio in cui un birrificio acquistò il club lasciandogli il grifone, griffin per l’appunto, simbolo del logo dell’azienda, come soprannome dell’impianto. La seconda sostanziale differenza è fornita dai servizi offerti dalla società di calcio mediante la propria struttura, e ci riferiamo specialmente allo store del club, rigorosamente dentro o in prossimità della struttura, aperto ore prima della gara (e per almeno un’ora dopo il triplice fischio) per permettere a chiunque di acquistare ogni sorta di gadget e perder tempo a gustarsi le più strane chicche che ogni società studia in fase di marketing planning. SAMSUNG CAMERA PICTURESTra queste ci sono due usanze molto diffuse a cui ogni inglese difficilmente rinuncia: la foto con la mascotte, che puntualmente si aggira nei pressi dell’ingresso principale per farsi scattare foto assieme ai tifosi più piccoli e non solo (pensate che nel caso del Queens Park Rangers esistono addirittura due mascotte); e l’acquisto del matchday programme o delle fanzine. SAMSUNG CAMERA PICTURESSi tratta di piccole riviste a colori, nel primo caso edite dal club e nel secondo da un gruppo di appassionati, che accompagnano il lettore all’evento sportivo presentando la sfida con numeri, interviste e articoli d’opinione sempre molto graditi, spesso oggetto di culto in tutto il Regno Unito (tanto che nelle immagini pre-gara all’interno degli spogliatoi è norma trovare qualche calciatore leggersi questi libricini colorati).

 

E se è vero che in Italia è spesso frequente vedere gli spalti riempirsi tempo prima dell’inizio del match, qui è comune vedere le tribune piene solo a ridosso del calcio d’inizio e abbiamo spiegato il perché. La fase di ingresso, anche per via di legislazioni omogenee, non è molto diversa ma ci sono alcuni chiari dettagli non in comune. A iniziare dai tornelli, che in moltissimi stadi, specialmente di vecchia realizzazione, sono stati costruiti con aperture molto strette in cui è praticamente impossibile infilarsi in due (come purtroppo spesso avviene nella nostra penisola), e che in alcuni casi vengono sbloccati da un operatore interno che, mediante pistola-laser, esamina ogni tagliando e permette un flusso di persone molto ordinato. Anche la perquisizione ad opera degli steward lascia spazio a differenze che non restano inosservate: introdurre bottiglie d’acqua non comporta alcun provvedimento, non vi tolgono il tappo e potete filare lisci. Ma è consigliabile evitare battute del tipo “ho una bomba nello zaino”, dopo gli attentati di Londra nel 2005 vige tolleranza zero sull’argomento e grazie all’inasprimento delle pene del Terrorism Act potete essere arrestati e trattenuti anche per un paio di giorni, oltre a rischiare multe salatissime. Se invece avete calcolato male i tempi e vi doveste ritrovare un ingorgo stradale a causa di un traffico congestionante non temete, le società di calcio sono costantemente in collegamento con le autorità stradali, e se le condizioni di viabilità limitano fortemente l’afflusso verso lo stadio, può capitare che il fischio d’inizio venga ritardato di un quarto d’ora per permettere alla maggioranza dei tifosi di recarsi allo stadio e godersi l’evento dall’inizio. Fantascienza? No, Inghilterra.

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La prima cosa che balza all’occhio una volta all’interno di queste strutture è certamente l’aspetto confortevole, colorato, pratico. Tutto sembra nuovo, pulito, funzionante, a iniziare dai bagni (ce ne sono più di duemila solo a Wembley) per finire con i seggiolini, su cui ogni pagante è tenuto a sedersi e soprattutto al proprio posto. in premier League stare in piedi è assolutamente vietato, in Championship ogni neo-promossa ha tempo due anni per mettersi a norma, mentre nelle serie minori è ancora permesso in alcune aree, quasi sempre nelle curve. In seguito al massacro di Hillsborough, spesso ricordato in occasione dell’anniversario con celebrazioni simboliche (l’anno scorso in occasione del 25° anno tutte le gare iniziarono con sette minuti di ritardo) – in cui persero la vita 96 persone a causa dell’apertura scriteriata di un cancello che fece defluire una massa indefinita di persone in un settore che poteva contenere appena 2mila paganti -, non esistono più le terraces nella massima serie. Vale a dire quelle zone in cui era concesso assistere all’evento in piedi. Per questo quasi tutte le società di massima serie furono costrette nel giro di pochissimo a mettere a norma i propri impianti, ristrutturando alcuni settori nel migliore dei casi, e rifacendolo da capo nel peggiore. Ciò ha permesso un incredibile riammodernamento delle strutture nell’intero panorama inglese, anche per questa conseguenza del Rapporto Taylor oggi gli stadi inglesi sono nuovi e funzionali.

SAMSUNG CAMERA PICTURESMa senza dubbio la differenza più netta, e che sempre più spesso viene associata come emblema del “modello inglese” è la struttura degli spalti, con il campo privo di pista di atletica leggera, e le tribune a ridosso del terreno di gioco, permettendo una visibilità strabiliante. Lo spettatore in prima fila si trova a pochissimi metri dalla linea laterale, e il più distante è in alcuni casi più vicino al campo di quanto non lo sia un tifoso italiano che si piazza a ridosso del terreno. SAMSUNG CAMERA PICTURESSenza considerare poi la totale assenza di barriere architettoniche a disturbare la visuale, come plexiglass o reti metalliche (altra misura del Rapporto Taylor), ma non scomodiamo lo stereotipo delle celle: quasi nessun impianto ne è provvisto, anche perché adesso la polizia resta quasi completamente all’esterno lasciando la gestione interna agli steward. Ad ogni modo gli stessi steward sono autorizzati, e non è difficilissimo assistere alla scena, allontanare qualsiasi tifoso beccato a insultare e/o oltraggiare un calciatore verbalmente e/o con gestacci. Capita spesso di inveire contro la squadra, ma se viene fatto con insistenza o platealità e l’addetto del vostro settore ha le palle girate o una tremenda fifa del suo capo, vi ritroverete nel giro di poco fuori dai cancelli. L’unica nota stonata potrebbe essere rappresentata dai pilastri che reggono alcune tribune come a Goodison Park, tana dell’Everton, che danneggiano la visibilità dello spettatore, ma anche stavolta gli inglesi vi verranno incontro abbassando il prezzo dei biglietti di quel settore. SAMSUNG CAMERA PICTURESInfatti in seguito a un ricorso per via giudiziaria di un gruppo di tifosi del Millwall e alla conseguente sentenza del ’91, adesso le società sono costrette ad adeguare il costo dei tagliandi anche in base alla visibilità. Cose d’altro mondo.

 

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Mi chiamo Mihai Vidroiu, ma per tutti sono semplicemente Michele, sono cresciuto a Roma, sponda giallorossa. Ho inoltre una passione smodata per il Villarreal, di cui credo di poter definirmi il maggior esperto in Italia, e più in generale per il calcio, oltre ad altri mille interessi.