River Plate, una festa Sudamericana: la Copa è tua

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RIVER PLATE – La squadra di Buenos Aires ha sconfitto 2-0 i colombiani dell’Atletico Nacional di Medellin nella finale di ritorno al Monumental e conquista per la prima volta la Copa Sudamericana, il sesto trionfo internazionale della sua storia

17 anni. Un digiuno lungo quasi quanto i 18 anni che il River Plate dovette attendere tra il 1957 ed il 1975 per tornare a vincere il campionato nazionale. Questa volta però La Banda alza al cielo di Buenos Aires, nel tempio del Monumental di Nuñez, la Copa Sudamericana, un trofeo internazionale. La otra mitad de la gloria, com’è noto questo torneo nel subcontinente, perché si disputa nella seconda metà dell’anno e perché è l’altra coppa del Sudamerica dopo la Libertadores.
Due colpi di testa nei primi 15 minuti del secondo tempo su due calci d’angolo dalla sinistra di Leo Pisculichi: prima Gabriel Mercado al 53’ e quindi Germán Pezzella al 60’ hanno dato avvio alla festa riverplatense e il ko tecnico di un Atlético Nacional Medellin che nell’ultima mezzora rimaneva in campo come un pugile su un ring dopo due diretti a segno nella zona epatica.
Per il River Plate la vittoria nella Copa Sudamericana è la ciliegina sulla torta di un 2014 davvero indimenticabile, che dopo il titolo nazionale numero 35 raggiunto a giugno sotto la guida di Ramón Díaz, ha visto il Millonario con Gallardo in panchina, protagonista di questa cavalcata dov’è rimasto imbattuto con 8 vittorie e 2 pareggi e soprattutto nella quale ha estromesso in semifinale gli eterni rivali del Boca Juniors. Dopo il trionfo contro i cugini de La Ribera, il River si è effettivamente sentito campione, e gli stessi tifosi riverplatensi esprimevano quest’idea nel sostenere che il fatto di aver eliminato il rivale del Superclásico nella penultima fase del torneo, rappresentasse già di per sé un traguardo più che appagante.

La sesta vittoria fuori dai confini nazionali ha un sapore molto diverso dall’ultima: nel 1997 quando il River conquistò la Supercopa Sudamericana contro il Sao Paulo, coronava con quel trionfo una grande epoca di gloria, nella quale sotto la prima gestione di Díaz , la squadra di Nuñez aveva affiancato ai tantissimi titoli nazionali in serie, l’alloro della Copa Libertadores nel 1996 e la relativa finale di Intercontinentale contro la Juve di Marcello Lippi. Questo traguardo ha invece un sapore di riscatto: dopo la discesa agli inferi della B Nacional nel 2011, la faticosa e immediata risalita del 2012, il River Plate ha puntato su un progetto mirato, parsimonioso, puntando sui giovani del vivaio (Mercado, Kranevitter, Vangioni, Funes Mori), su alcuni vecchi giocatori rimpatriati(Cavenaghi, Mora) e su alcuni innesti fuori dai riflettori del mercato come il soprendente e decisivo Leonardo Pisculichi: così è riuscito il Millo a recuperare celermente la dimensione di grandezza che corrisponde ad un club dal suo prestigio e della sua ricca storia. Dopo aver assistito tra il 1997 ed oggi ai tanti trionfi internazionali del Boca, e a quelli più recenti di Estudiantes, Arsenal, Independiente , Lanús e San Lorenzo, questa volta ad ergersi in cima all’Aconcagua è lo scudo biancorossonero.Tanti infortuni in questi 4 mesi intensissimi: Kranevitter, Cavenaghi, Álvarez Balanta, ad un certo punto anche Rodrigo Mora, sono stati assenti in momenti chiave, riducendo le alternative di una rosa limitata nei titolari di peso: vada come vada nell’ultima di campionato(Racing avanti di 2 punti nella corsa al titolo, 38 a 36, ed ampio favorito domenica) il River corona un semestre importantissimo che lo proietta nella prossima Copa Libertadores 2015 come uno dei grandi favoriti. Resterà Teofilo Gutierrez? Se ne andrà Leonel Vangioni? Che futuro per Gabriel Mercado?

Per la CONMEBOL, il portiere e capitano Marcelo Barovero è stato il miglior giocatore del torneo, probabilmente resta negli occhi il rigore parato a Gigliotti nel ritorno del Superclasico di semifinale. Ma probabilmente il giocatore apparso nel momento decisivo e che si è rubato la cartolina di questa conquista è Leonardo Pisculichi, vero e proprio globetrotter cresciuto nel settore giovanile dell’Argentinos, che dopo aver debuttato in prima divisione con il club della Paternal, nel 2005 ha iniziato un periplo che lo ha portato in Spagna col Mallorca, in Cina con lo Shangdong Luneng e in Qatar con l’Al Arabi, prima di rientrare in Argentina nel 2012 nel suo club d’origine. Gallardo lo ha voluto fortemente per questo secondo semestre e con questa fiche ha vinto la puntata sul tavolo verde internazionale: gol della vittoria al Boca nel ritorno della semifinale, gol del pareggio contro l’Atletico Nacional nella finale di andata, e i due assist di stasera da calcio d’angolo nella partita della consacrazione. Per l’Argentina settimo trionfo in Copa Sudamericana: 2 del Boca, e 1 a testa per River, San Lorenzo, Independiente, Arsenál e Lanús, che consolidano la leadership del paese rio platense nella competizione.

Paragrafo finale per Marcelo Gallardo: idolo del club in cui ha giocato dal 1993 al 1999 e quindi nel 2009-10, il Muñeco dopo aver vinto il titolo di campione in Uruguay con il Nacional nel 2011-12, si è caricato sulle spalle un club che aveva vinto un campionato nazionale molto importante appena 6 mesi fa. Non era facile, ha puntato molto su questo torneo quando nello scontro diretto per il campionato con il Racing(alla vigilia della semifinale di andata col Boca Juniors) ha messo in campo quasi tutte riserve. Ha dovuto gestire una coperta corta e lo ha fatto con un dramma personale difficile da sopportare, specie quando un uomo ancora non ha raggiunto i 40 anni: la scomparsa prematura di sua madre. Proprio a lei alla fine della partita, Gallardo ha dedicato il trionfo, sciogliendosi in un pianto a dirotto. Veramente commovente l’abbraccio consolatorio dato al tecnico del River dallo storico inviato a bordo campo di FOX, Miguel ‘Titì’ Fernández, anche lui colpito da una drammatica scomparsa, quella di sua figlia, uccisa in Brasile in un incidente stradale durante l’ultimo Mondiale. Un’immagine che aldilà dei fuochi d’artificio, dei canti, della Coppa e del giro di campo sul camion scoperto, riconcilia il calcio con la dimensione più umana dei suoi protagonisti.