Monaco-Zenit 2-0: Il miglior attacco… E’ la difesa. Francesi primi, russi in Europa League

Monaco Zenit

Non è sicuramente stata una partita memorabile quella tra Monaco e Zenit San Pietroburgo, come per la verità non lo erano state nessuna delle precedenti delle due squadre.

Lo Zenit deve vincere per accedere agli ottavi di Champions League, qualunque altro risultato significherebbe Europa League. Contro c’è il Monaco, 4-3-3 speculare ai russi sulla carta, 4-1-4-1 in pratica, con Ferreira Carrasco e Dirar ad abbassarsi in fase difensiva. Che non è facile per i ragazzi di Villas-Boas lo dicono le statistiche: i francesi (o pseudo tali) hanno preso soltanto un gol nelle prime cinque gare, segnandone però appena due. E si capisce il perché: i biancorossi difendono con tutti gli undici effettivi, lasciando l’iniziativa agli ospiti. Si tratta però di un possesso palla sterile, tanto che i pietroburghesi non creano nulla se non un colpo di testa di Lombaerts al 43′ sugli sviluppi di un calcio di punizione che Subasic blocca senza problemi.

Nella ripresa ci si aspetta un cambio di passo da parte dello Zenit. Che non arriva. Tutt’altro: al 66′ Ferreira Carrasco mette un calcio di punizione in area, Criscito si perde Abdennour che incorna di testa e batte Lodygin, facendo esplodere il Louis II. Si sveglia lo Zenit? Nemmeno in questo caso, perchè l’unica chance è un bolide di Hulk su calcio di punizione che sorvola di poco la traversa di Subasic. Col passare del tempo i russi si sbilanciano, lasciano campo al Monaco che chiude la pratica con Fabinho, finalizzatore di un contropiede perfettamente condotto da Joao Moutinho. Il triplice fischio arriva quasi in contemporanea a quello di Lisbona, dove il Bayer Leverkusen viene fermato sullo 0-0 dal Benfica. La festa monegasca è ancor più grande: miglior difesa di tutta la Champions League e passaggio agli ottavi da prima in classifica. Lo Zenit, invece, retrocede in Europa League.

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Classe '94, piemontese di nascita, tra un esame universitario e l'altro segue il calcio alle temperature più improbabili, dalla Scandinavia alla vecchia terra degli Zar. Russofilo e (a breve) russofono, sogna di diventare direttore sportivo e di vivere a San Pietroburgo. Guai a disturbarlo quando gioca il Krasnodar: potrebbe uccidere.
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