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Platini presenta il suo libro e dice no alla moviola in campo

Michel Platini ribadisce il suo no alla moviola in campo. “Il calcio è un gioco splendido, è un gioco umano e come tale è fatto di errori. La moviola cancellerebbe la fluidità del gioco, stravolgendo la sua filosofia che sta alla base di questo sport. Dobbiamo aiutare gli arbitri ad essere migliori, ed è per questo che ho aggiunto i due arbitri di porta”.

L’occasione per ribadire con forza la sua posizione su un argomento a lungo dibattuto è l’uscita del suo libro, avvenuta oggi, mercoledì 22 ottobre. Nel libro le Roi dialoga con Gérard Ernault e descrive la sua visione del calcio, spiega tutti i pericoli che dovrà affrontare nei prossimi anni offrendo possibili soluzioni, forte della sua esperienza, sia come giocatore che come presidente UEFA. Confessa ai suoi lettori che la più grande invenzione di questo gioco fu il fuorigioco, regola che ora ha subito nuove restrizioni ad opera della FIFA. Rammenta quale è stato il suo momento calcistico più felice: la semifinale mondiale di Siviglia nel tanto amato da noi italiani mondiale di Spagna 1982. Germania Ovest-Francia 3-3 d.t.s. 8-7 d.c.r. Una partita epica che ci descrive con dovizia di particolari.

“Il mio idolo fu Johan Cruyff senza ombra di dubbio”. E alla domanda del perché l’olandese e non Pelé, risponde: “Pelé era di un altro pianeta, tra gli umani il mio idolo era Cruyff”. C’è spazio anche per ricordi toccanti, come quelli legati alla tragedia dell’Heysel, il giorno della finale della Coppa dei Campioni della sua Juve contro il Liverpool: “Fu un momento durissimo, un massacro del quale noi non sapevamo niente prima dell’inizio della partita”. Quel giorno morirono 39 persone di cui 32 italiane, oltre 600 i feriti.

Una cosa è certa, le Roi, quando è sceso in campo ha sempre cercato di divertirsi e ha sempre desiderato vincere con determinazione. E’ forse per questo che sarà stato un po’ pesante, pressante, talvolta pedante con i suoi compagni di squadra. Ma è il ruolo che spetta ai leader, coloro fanno rispettare le gerarchie e che con il loro carisma trascinano la squadra. Terminata la partita, però, era tutto dimenticato. In questo anche era un vero nobile, un re per l’esattezza.

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Italo Profice

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