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Psg, Ibrahimovic tentato dal ritiro: ‘Voglio smettere finché sono al top’

Da quando è ai box per via del problemi al tallone, Zlatan Ibrahimovic non fa altro che rilasciare ai microfoni dei giornalisti, poco tempo fa vi avevamo parlato di un nuovo capitolo della storia infinita tra lo svedese e Guardiola, che nonostante siano passati ormai anni da quel divorzio, continuano a punzecchiarsi. Questa volta invece l’ex Juventus si lascia andare ai microfoni del tabloid inglese Guardian dove rivela che l’idea del ritiro lo stuzzica non poco. Lo svedese ha dichiarato:  “Sono impaziente. Quando si gioca a calcio, si passa molto tempo negli alberghi e mancano molte cose. Il mio figlio maggiore ha otto anni, l’altro ne ha sei. Ma è come se non avessi vissuto tutti i giorni della loro vita. Voglio essere un buon padre di famiglia e voglio fermarmi quando sarò al top“.

Poi sugli inizi della carriera: “Tutti mi sputavano addosso. Pensavano che non sarei andato lontano vista la mia linguaccia – ricorda Zlatan-. Al Malmoe dicevano: ‘Come ha fatto questo punk di Rosengard ad arrivare qui?’ Nessuno credeva in me. Mi credevano completamente pazzo. Ma ho avuto ragione io e i miei sogni da ragazzino alla fine si sono realizzati. Oggi sono dove volevo”. Continua dicendo poi parlando prima del calcio italiano e in seguito all’esperienza in Liga:  In Serie A pensano ancora che sia più importante non subire gol che segnarne uno. In Spagna invece vogliono fare un gol e poi un secondo e anche un terzo. Nel Barcellona ero probabilmente nella miglior squadra della storia, il loro calcio era magnifico – ricorda ancora-. Quando mi preparavo per una partita, sapevo che avrei vinto prima di cominciare. Guardavo i calciatori vicino a me: c’erano Messi e Iniesta, Xavi e Puyol, Piqué e Dani Alves e anche Busquets. Incredibile! Era un calcio di un altro pianeta. Tecnicamente perfetto. Erano delle superstar ma era un luogo dove regnava la massima disciplina. Facevano qualsiasi cosa il tecnico dicesse loro di fare. Quando vai in Italia è diverso. Hai 22 grandi personalità e ognuno pensa di essere il migliore al mondo”.

Infine l’ultimo pensiero va a Mourinho“È molto intelligente – osserva Zlatan -, non tratta tutti allo stesso modo. Sa però come trattare le persone a livello individuale per trarre il 100% da ognuno di loro. Se è il miglior tecnico con cui abbia lavorato? Sì. Nel modo in cui parla con i propri giocatori, li manipola, non c’è dubbio”. Aspettando il ritorno in campo Ibrahimovic ripensa dunque  a quello che ha fatto in tutti questi anni di carriera, ma riflette anche sul fatto che da una parte è vero che il calcio gli ha regalato momenti indescrivibile, ma allo stesso tempo i tanti impegni lo hanno costretto a stare lontano dalla sua famiglia, motivo per il quale, forse tra qualche anno, anche lui dirà basta al calcio giocato e continuerà a dare i calci al pallone in compagnia dei suoi due figli.

Riccardo Cutigni

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