RAYO VALLECANO-BARCELLONA 0-2. Bella reazione del Barcellona dopo il primo k.o. stagionale contro il Psg in Champions League: a Vallecas, periferia di Madrid, contro il Rayo Vallecano i blaugrana danno dimostrazione di personalità: di certo non una partita sfavillante del Barça ma il calcio più “verticale” di Luis Enrique continua a dare i suoi frutti. Potrebbe essere di nuovo la trasferta di Vallecas, dopo un anno fa il Barcellona perse dopo tempo immemore il “possesso palla” a favore, a riaprire i dibattiti su quale sia il miglior stile da adottare. In ogni caso, soprattutto nel finale e con la superiorità numerica, i catalani avrebbero potuto arrotondare in più di un’occasione; e, d’altra parte, il Rayo ha creato probabilmente più del dovuto. Luci ed ombre.
Cambi, come era facile prevedere, nell’undici titolare rispetto a quello di Parigi: oltre alla solita alternanza campionato-coppa tra Claudio Bravo e ter Stegen, interessante il ritorno di Mathieu sulla sinistra, con coppia centrale di difesa Piqué (l’uomo più discusso della settimana in Spagna)- Bartra. Xavi al posto di Rakitic, Munir per Pedro, gli altri cambi. Inutile nasconderlo, dopo il primo tempo gli occhi di tutti gli addetti ai lavori si sono fermati sul dato del possesso palla: 64% per il Barça, vantaggio enorme ma non testimone di un predominio nel gioco. Difese alte, atteggiamento spregiudicato dell’undici del “santone di provincia”, Paco Jemez.
Così, Luis Enrique non ha faticato per trovare la chiave di volta per impensierire la porta di Tono: ok il palleggio di Xavi e Iniesta, va bene le discese puntuali di Mathieu (forse, almeno in questi primi mesi, sarebbe il caso di de-responsabilizzarlo schierandolo più nel suo ruolo originario), va bene anche il Messi versione assist-man. Ma l’arma vincente è stata attaccare alle spalle i centrali di difesa del Rayo, ed è stato proprio così che sono arrivati i due gol. Ma, prima della festa blaugrana, Claudio Bravo ha dovuto mettere del suo per prendersi il record di imbattibilità di inizio campionato in tutta la storia della Liga (battuto quello di Artola, anche lui del Barcellona, che resisteva da più di 30 anni), deviando in angolo un destro insidioso di Bueno. Buono comunque l’atteggiamento difensivo degli ospiti, costante la pressione, immediata la ricerca di Messi e Neymar che, comunque, riescono a costruire una sola occasione nella prima mezz’ora (bravo Tono sull’argentino).
Il gol annullato per fuorigioco a Messi al 33′ è il preludio al vantaggio che arriva un minuto dopo: lancio di Piqué, Messi beffa alle spalle Abdoulaye, brucia in velocità Morcillo e fulmina Tono. Praticamente la stessa giocata un minuto dopo: stavolta è Bartra a impostare dalle retrovie, Munir fa fuori due avversari e serve Neymar che salta il portiere di casa e infila il settimo gol in campionato. Un uno-due tremendo, qualità al potere.
Manucho e Aquino per Abdoulaye e Lica sono le mosse di Jemez nell’intervallo, il Rayo prova a scuotersi a inizio ripresa aggredendo altissimo il Barcellona. E, in effetti, nel primo quarto d’ora i capitolini riescono a costruire tre occasioni: ancora Alberto Bueno ci prova sia dalla distanza che di testa, poi Baptistao si arrende solo al bell’intervento di Claudio Bravo. Luis Enrique, così, decide di inserire forze fresche (Pedro per Munir e Rakitic per Iniesta, salutato da un’ovazione) e la mossa riesce. Cambi fortunati anche grazie alla mezza follia di Morcillo che colpisce Messi e viene espulso da Mateu Lahoz.
La superiorità numerica regala al Barcellona lo spazio tanto desiderato, piovono palle gol: il tiro di Rakitic al 70′, deviato in angolo da Tono, il contropiede condotto da Pedro e sprecato da Messi con una conclusione alta all’80’ e ancora l’argentino su assist di Xavi e a tu per tu con il portiere (alto) sono le più nitide. Jemez toglie Trashorras per Jozabed, con l’intento di evitare la goleada. Aquino, nel finale, lascia i suoi addirittura in nove, ma il Barça non affonda. Finisce 2-0, le belle sensazioni sono ritrovate, il vantaggio sull’Atletico aumentato. E’ un sabato felice per Luis Enrique.