Il Sottomarino giallo domani sbarcherà in un’altra arena difficile: il Balaídos di Vigo, dove non si è mai saputo imporre. Infatti nelle nove visite precedenti – otto di Liga e una di Copa del Rey – ha rimediato la miseria di due soli punti, confermando quanto storicamente fatichi a macinare risultati lontano dal proprio fortino. L’aspetto veramente curioso di questo tabù è che il filial, ovverosia il Villarreal B, quando ha militato in Segunda División assieme al Celta Vigo, ha saputo espugnare il campo galiziano in ben due occasioni su tre tentativi. E quest’anno le cose non saranno affatto più semplici del solito, la Celeste è partita a razzo e dopo sei partite di campionato è ancora imbattuta, non succedeva da una dozzina d’anni, ovvero dal 2002/03 sotto la guida di Lotina, quando centrò la qualificazione europea. Neanche a dire che ha avuto incontri semplici, basta guardare il calendario per accorgersi che è uscito vivo dal Vicente Calderón, fortino dei campioni in carica.
Una rivoluzione tattica iniziata lo scorso anno con Luis Enrique che ha prediletto un calcio improntato sul possesso palla e sul gioco offensivo e continuata dal suo successore Eduardo Berizzo, detto “el Toto“, che è partito ancora meglio del catalano. L’allenatore argentino ha mantenuto il disegno tattico del 4-3-3 e lo ha personalizzato chiedendo maggiore verticalità alla trama di costruzione, lasciando ampia libertà alle individualità. Nonostante il Celta sia stato studiato per ambire a una tranquilla salvezza non mancano singoli molto interessanti a iniziare da Nolito, seconda punta di fantasia con un passato nella cantera del Barcellona, e finendo per vecchie conoscenze del calcio italiano come Fabián Orellana (ennesima intuizione della rete di osservatori dell’Udinese), ala dagli ottimi fondamentali, e Joaquín Larrivey, centravanti di sfondamento ex-Cagliari definitivamente maturato nella penisola iberica. Sono loro il tridente ficcante di una squadra che può permettersi di fare rotazioni e tenere in panchina elementi di qualità in costante crescita. Lo stesso Berizzo può vantare una buona striscia contro il club castellonense avendolo battuto tutte e tre le volte in cui ci ha giocato contro da calciatore proprio con la maglia celeste (tra il 2001 e il 2004).
Come il Villarreal i galiziani sono una piccola realtà che ha avuto una parentesi d’oro nella scorsa decade avendo raggiunto l’Europa e, curiosità difficile a credersi, assieme al Submarino amarillo sono le uniche due squadre della storia del calcio spagnolo ad esser retrocesse disputando la Champions League (la statistica tiene conto anche della Coppa dei Campioni). Entrambe stanno risalendo la china con pochi mezzi e piccoli passi, ed entrambe lo stanno facendo puntando sui giovani, infatti proprio la sfida della scorsa stagione a Vigo vide il Celta schierare il suo indici più giovane di sempre con un’età media di 22,73 anni. Sarà una sfida difficile contro un avversario che anche perdendo non verrebbe agganciato in classifica (e il che è tutto dire considerando le poche partite sin qui disputate e la differenza tecnica tra le due squadre), e su un campo che in massima serie è stato avverso come solo il Santiago Bernabéu ha saputo essere.