Giovedì è divenuto ufficiale ciò che dopo la prima partita delle qualificazioni per Francia 2016, persa per 1-2 contro l’Irlanda del Nord, molti pensavano imminente: Pintér Attila è stato sollevato dall’incarico di CT della nazionale Ungherese. L’annuncio è stato dato dal presidente dell’MLSZ, la federazione calcistica ungherese, Csányi Sándor durante una conferenza stampa organizzata per l’occasione.
Pintér è unanimamente considerato il ct più controverso che si sia mai seduto sulla panchina della nazionale. Già la sua nomina, avvenuta dopo la disfatta per 8-1 contro l’Olanda durante le qualificazioni per Brasile 2014, destò lo stupore di molti, convinti che dopo il ct precedente Egervári Sándor, la federazione si affidasse ad un commissario straniero di gran nome ed esperienza, nel nome di una rifondazione generale del calcio ungherese che sembra non potesse più essere rinviato (convinzione supportata dalle dichiarazioni in tal senso di Csányi). Vincitore, l’anno precedente, del campionato con il Győr., squadra che non vinceva il massimo titolo da trent’anni, di uno scudetto ed una coppa con il Ferencváros dieci anni fa e di una coppa con il Sopron l’anno dopo (squadra che l’anno seguente avrebbe acquistato un certo Giuseppe Signori), Pintér è sembrato a molti una soluzione “economica” per ovviare alla situazione di emergenza che si era venuta a creare (anche se forse sarebbe più corretto parlare di uno stato di crisi del calcio magiaro che dura da decenni).
L’ormai ex ct non è mai stato accettato fino in fondo né dai tifosi, né dalla stampa, né dai club dell’NB1, ma neanche dai giocatori stessi; per questo la decisione della federazione non ha destato grosso stupore. Certo, quanto successo non mette in buona luce neanche la precedente scelta di Csányi di affidare a lui le sorti nella nazionale… Eppure gli inizi sembravano promettenti, con Pintér che era riuscito a mettere d’accordo allenatori e dirigenti dell’NB1 nel sacrificarsi per la causa del rilancio della nazionale, permettendo ai giocatori interessati di prendere parte ad incontri regolari che egli stesso aveva iniziato a tenere da gennaio in poi per poter provare al meglio giocatori, schemi e schieramenti. Il bilancio del suo operato non si può neanche definire disastroso: dopo una sconfitta al suo esordio contro la Finlandia per 1-2 proprio ad Arrabona (Győr), seguì un pari per 2-2 contro la Danimarca e due vittorie contro Albania e Kazakistan, rispettivamente per 1-0 e 3-0. Il problema è stato semmai proprio il continuo sperimentare di Pintér, l’aver chiamato nella rosa della nazionale troppi giocatori, alcuni dei quali, come l’ujpestino Balogh, al suo debutto, in maniera del tutto inaspettata, il non riuscire a far capire la direzione che voleva imprimere alla squadra.
Basti pensare che la formazione scesa in campo contro l’Irlanda del Nord non era mai stata schierata prima di allora. Sicuramente non gli ha giovato neanche quello che alcuni definiscono eufemisticamente un modo di comunicare “non appropriato” (il suo forte non erano certo le risposte ben formulate) e nemmeno la diatriba con Szalai, attualmente il giocatore ungherese più quotato ma mai convocato, ex Mainz, ora in forza all’Hoffenheim, e per il quale ci fu un paio d’anni fa anche un interessamento della Lazio.
Come suo successore su quella che è vista come la “panchina più bollente d’Ungheria”, la federazione ha nominato Dárdai Pál, ex nazionale e vera e propria icona dell’Herta di Berlino con il quale ha disputato il numero record di 297 partite vincendo, tra l’altro, la Zweite Bundesliga nel ’97 ed ottenendo il terzo posto in Bundesliga due anni dopo. Il suo incarico comunque è della durata di sole tre partite delle qualificazioni agli europei (quella imminente e durissima contro la Romania Bucarest e quelle, a seguire, contro Fær Øer e Finlandia), in quanto Dárdai ha un contratto valido con la squadra tedesca come allenatore delle giovanili, non vuole spostarsi da Berlino almeno per alcuni anni per motivi famigliari e non intende accettare incarichi di maggior responsabilità finché non avrà tutti i “documenti in regola” (gli manca la licenza “pro”).
Per il futuro più lontano la federazione ha già in mente cinque-sei nomi. Tra quelli che sembrano i più probabili: Thomas Tuchel, Raymond Domenech, Bert van Marwijk, Huub Stevens, e, come unico ungherese, László Csaba, già aiuto di Lothar Matthäus presso la nazionale ungherese, poi ct di Uganda a Lituania e vincitore di un bronzo con gli scozzesi dell’Hearts.
N.B. – L’ordine dei nomi di persona qui riportati segue la regola ungherese: cognome-nome.
(foto: amigeleken.hu, Europress/AFP, fourfourtwo.com)