L’infinita sfida ai tiri di rigore (e non calci, che sono invece quelli assegnati nei 120′ e ammettono gol su ribattuta) tra Liverpool e Middlesbrough (clicca qui per gli highlights) ha fatto il giro del pianeta ma, come molti in Inghilterra sapranno, non è stata la lotteria più lunga a cui si è assistito. C’è stato infatti un precedente di pochi anni fa in FA Cup tra due squadre dilettantistiche, il Tunbridge Wells e il Littlehampton, che di fronte a soli 122 spettatori diedero vita a quello che è ancora considerato l’incontro di calcio più lungo del calcio europeo.
Era il 31 agosto 2005 e si giocava la ripetizione del turno preliminare, vale a dire quando entrano in gioco le squadre dell’ottavo livello della piramide inglese, roba da far accapponare la pelle. Basti pensare che il famoso “primo turno” in cui entrano i club di Premier League ha già visto sei turni di qualificazione. Si giocò per un totale di tre ore e dieci minuti durante i quali l’arbitro dovette fischiare ben 42 rigori: due nei minuti regolamentari (entrambi per il Littlehampton e di cui uno salvato dal portiere Whitehouse), e ben quaranta nella sequenza finale dopo il due a due al termine dei supplementari. Ma nonostante i due tiri dal dischetto “in più” alla fine il Littlehampton dovette soccombere ai padroni di casa.
Fu una beffa al quadrato per loro, soprannominati Marigolds, ovvero calendule, come il nome del fiore che secondo una leggenda greca nacque dalle lacrime di dolore di Afrodite. Nel ’97 infatti fecero la stessa fine ma di fronte al proprio pubblico. Nel primo turno di qualificazione della FA Cup ’97/98, quello dove prendono parte alla competizione i club del settimo step, le cose andarono analogamente per il Littlehampton: due a due nel replay e lunga maratona dal dischetto. Persero anche quella volta, dopo 22 rigori, e forse quel soprannome che affonda le radici della leggenda non è del tutto casuale. E pensare che fino al 1991 la Football Association faceva giocare ripetizioni a oltranza per stabilire il vincitore, addirittura nel 1980 ce ne vollero ben quattro tra Liverpool e Arsenal, ma con la pressione crescente delle tv a pagamento e della nascita della nuova Premier League, in quell’anno si decise di limitare la ripetizione a un massimo di una volta. É curioso pensare che ciò accadde proprio a un secolo di distanza dal 1891, anno di nascita del calcio di rigore.
Ma se pensate che questo è tutto vi sbagliate. Gli inglesi avranno anche inventato il calcio, ma gli argentini lo hanno esasperato, e quando parliamo di esagerazioni difficilmente ne restano fuori. Proprio a Buenos Aires c’è stata la maratona di rigori più lunga di sempre, e la cosa più sconvolgente è che accadde in una gara di campionato! Già perché nell’estate del 1988 la Federcalcio argentina volle sperimentare una nuova formula – come se non bastassero già due tornei a stagione – eliminando i pareggi: vale a dire che in caso di parità al termine dei novanta minuti si sarebbe risolta la partita dal dischetto assegnando due punti ai vincitori e un punto ai perdenti, sulla falsariga di quanto avviene ancora adesso in vari tornei amichevoli. Inutile sottolineare che l’esperimento durò un solo anno e il principale motivo fu l’esito della gara tra il Racing di Avellaneda allenato da Alfio Basile e l’Argentinos Juniors di un giovanissimo Fernando Redondo. Dopo il due a due (sarà un caso?) nei tempi regolamentari iniziò la sequela di rigori più lunga a memoria d’uomo. Espulsi a parte – qualcuno poteva mai pensare che una partita argentina poi passata alla storia potesse privarsi di qualche cartellino rosso? – ossia Redondo e Rubén Paz (qualcuno potrebbe ricordarlo al Genoa nella stagione 1989/90 ma a Avellaneda è considerato alla stregua di un mostro sacro) – tutti i calciatori in campo tirarono due tiri a testa e qualcuno anche il terzo. Alla fine furono calciati 44 rigori: un errore a testa nella prima cinquina, un errore a testa al 17° tentativo, e dopo quasi 50 minuti al cardiopalma vinse l’Argentinos 20-19, anzi 22-21 considerando le reti della gara. Ma valse un misero punto in classifica. Vabbè, ma sono argentini, sono fatti così, che ci vuoi fare?