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Matthew Le Tissier, “Le god”

SOTON V QPRSOTON V QPRIl suo talento era semplicemente fuori dalla norma. Poteva dribblare sette, otto giocatori semplicemente camminando. Per me era qualcosa di sensazionale”. Così Xavi Hernandez, leggenda del Barcellona e della nazionale spagnola ha descritto colui che era il suo idolo di gioventù: stiamo parlando di Matthew Le Tissier, umile genio per certi versi incompreso, una vita al Southampton dove è venerato come un Dio, tanto da venir soprannominato semplicemente “Le God”.

Nasce nell’isola di Guernsey, nel canale della Manica in prossimità del suolo francese: appartiene dell’arcipelago anglo-normanno, che non fa direttamente parte del Regno Unito ma resta sotto la giurisdizione della Corona britannica, ciò consentirebbe a Le Tissier di poter scegliere una qualsiasi tra Scozia, Inghilterra, Galles e Irlanda del Nord. Si disse che avesse optato per la Scozia, ma egli stesso smentì anni più tardi. Si innamora del calcio già in giovane età si dimostra una spanna sopra gli altri giovani isolani, che strabiliava con funambolici gol dalla bandierina del corner: dopo aver fallito in giovane età un provino per l’Oxford City, firma il suo primo contratto giovanile con i Saints nell’85, a 17 anni: un anno dopo esordisce nell’allora First Division contro il Norwich,  concludendo la stagione con 24 presenze e 6 gol. Nel 1990 viene nominato Giovane dell’Anno, segna 20 gol in campionato e trascina il Southampton al settimo posto: su di lui si fionda il Tottenham, no grazie, resto qui (la leggenda vuole che firmò con gli Spurs in un primo momento, salvo poi ripensarci e fare a pezzi il contratto). Gioca da centrocampista offensivo, trequartista: non corre, cammina, ma unisce ad una classe innata pregevoli abilità balistiche nei tiri dalla distanza e nei calci piazzati: ha un personalissimo record, 47 rigori segnati su 48, l’unico glielo parò nel 1993 Mark Crossley, portiere del Nottingham Forest: “La parata di cui sono più Matt Le TissierMatt Le Tissierorgoglioso”, dichiarò successivamente. La porta la vede, segna tanto, gol mai banali, un capolavoro dopo l’altro: citofonare a Tim Flowers e Peter Schmeichael, scavalcati da palombelle da fuori area, il primo da 40 metri, il secondo con un morbido scavetto.  Le porte del grande palcoscenico sono aperte da anni, ma resta a Southampton dove è ormai un idolo, ma vive la sua condizione con estrema modestia. (“Altro che Le God, avrebbero dovuto chiamarmi “Le Fat (Il grasso), non si può rinunciare a birra e mangiare, altrimenti sai che vita!”). Segnerà anche 25 gol in una stagione, concludendo con un bottino totale di 208 gol in oltre 500 partite, secondo marcatore nella storia del club e primo tra i centrocampisti ad arrivare in tripla cifra nel massimo campionato inglese.

Negli ultimi anni il fisico incomincia ad abbandonarlo, gli infortuni lo tengono per larghi tratti lontano dai campi di gioco, spesso entra dalla panchina ma riesce comunque a lasciare il segno: sarà proprio lui a segnare l’ultimo gol al The Dell, lo storico impianto che ha ospitato per più di un secolo le partite dei Saints che proprio dal 2001 ha lasciato spazio al St. Mary’s. Il match è contro l’Arsenal, Le Tissier entra sul 2-2 e trova il gol vittoria a pochi giri di lancette dal termine battendo  con una gran girata mancina il futuro senese Manninger. Chi se non lui per tributare un giusto saluto alla “Buca” – traducendo direttamente dall’inglese – che ha ospitato i Saints per oltre un secolo. Dopo un’ulteriore stagione a mezzo servizio dice basta al calcio giocato, mancano forma fisica  e le motivazioni. Il Southampton retrocederà di lì a poco, per riproporsi ad alti livelli dovrà aspettare almeno un decennio con l’arrivo di Lallana, Lambert (clicca qui per conoscere la sua storia) e compagnia.

La sua storia ricorda un moderno Gigi Riva, tanto attaccato a quei colori da rifiutare denaro e blasone delle grandi squadre: anche i sardi retrocedettero al ritiro di “Rombo di Tuono”: casualità? Non scommetteteci.

E la Nazionale? Matt giocherà soltanto 8 partite senza mai segnare: Hoddle ma soprattutto Terry Venables non lo consideravano: proprio quest’ultimo ricevette pesanti critiche dall’opinione pubblica per lo scarso impiego di Le Tissier, che si tolse le uniche soddisfazioni con la Nazionale B (fece una tripletta con la Russia nelle qualificazioni a Francia ’98). Esordì nel ’95 contro l’Eire, partita culminata con una rissa tra tifosi che costrinse l’arbitro olandese Jol ad abbandonare il confronto. L’esclusione dal Mondiale francese ferirà profondamente il suo animo da cervo a primavera, fatto che unito a qualche infortunio di troppo minerà irreparabilmente il suo rendimento.

Dopo un breve periodo nei dilettanti dell’Eastleigh, squadra dei sobborghi di Southampton, appende definitivamente gli scarpini al chiodo nel 2004, a 36 anni. E’ entrato nella squadra di Sky come opinionista, famoso per i suoi pronostici, spesso azzeccati. Nel 2011 è diventato presidente onorario dei Green Lions di Guernsey, squadra della sua città, con cui è persino sceso in campo per un match nel 2013, a 45 anni suonati. Due i suoi grandi amori: l’isola in cui è nato, che non ha mai dimenticato e che mai vedrà un altro come lui, ed il Southampton, 17 anni di gol e magie rinunciando ai soldi delle londinesi per restare tra la sua gente che lo ama e lo venera come un Dio, “Le God”, appunto.

Andrea Gatti

24 anni, appassionato di sport a tutto tondo (football americano, basket, golf e ovviamente calcio), letteratura, film e auto. Dopo aver conseguito la maturità linguistica, lavoro attualmente per una multinazionale metalmeccanica, mi occupo di calcio estero per passione ed amore per il rettangolo verde.

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