Real Madrid-Atletico Madrid 1-2, le pagelle: Arda illuminante, deludono James e Chicharito

Saranno giorni di polemica feroce a Madrid, sponda Real: il Madrid, campione d’Europa, subisce la seconda sconfitta consecutiva in campionato e, prima volta nella storia, vede una squadra avversaria espugnare per il secondo anno di fila il Bernabeu. Ci è riuscito l’Atletico Madrid di Simeone, ormai una macchina da guerra e vera antagonista, stando a queste prime settimane di Liga, del Barcellona per il titolo. Vediamo chi ha brillato e chi meno nella notte del settimo derby di Madrid del 2014.
REAL MADRID-ATLETICO MADRID, I PROMOSSI
Arda Turan. I tifosi del Milan, pochi istanti dopo il sorteggio degli ottavi di Champions dello scorso anno, quasi sorridevano: “Sì, ok, c’è Simeone. Ma in fondo se si pensa che Arda Turan è uno dei fuoriclasse dell’Atletico…”. Ecco, il turco marca il primo partitone della stagione dopo quella passata che l’ha consacrato ai massimi livelli in Europa. Simeone, a sorpresa, lo lascia in panchina e lancia in attacco Raul Jimenez, complice anche uno stato fisico non al massimo. L’ex Galatasaray entra a mezz’ora dalla fine e cambia di fatto la partita: sfiora il gol due volte, illumina la scena con giocate d’alta scuola e finisce per decidere il derby con un tocco da biliardo che fa secco Casillas. Un fuoriclasse, poco da dire.
Raul Garcia. E’, probabilmente, il simbolo dell’Atletico Madrid di Simeone. Al Calderon era praticamente un reietto, il prestito all’Osasuna venne salutato con entusiasmo da tutti i tifosi colchoneros. E’ diventato prima il miglior “dodicesimo” uomo della Liga, poi ha conquistato i galloni da titolare, onorati in ogni partita da grinta e fisicità che sopperiscono a doti tecniche – comunque elevatissime – di certo non da top player. Il velo che offre il pallone del 2-1 ad Arda Turan è una delizia.

Tiago. Simeone l’ha praticamente costretto a non lasciare Madrid in estate. Il portoghese aveva offerte allettanti dal punto di vista economico per chiudere una dignitosissima carriera, ma il “Cholo” ci ha visto lungo, più di tutto, e sa quanto è prezioso l’ex Juve per il suo Atletico. Metronomo, col passare degli anni ha tirato fuori anche doti da medianaccio, rifilando qualche calcione qua e là che tanto piacciono al suo attuale allenatore. Il gol nel derby di Madrid lo racconterà ai suoi nipotini, con un bicchiere di Porto e un malinconico Fado in sottofondo a ricordare i tristi anni alla Juventus.
Cristiano Ronaldo. Qualcuno metteva in dubbio il suo stato di salute, il Pallone d’Oro ha messo a tacere tutti con una prestazione, soprattutto nei primi 45 minuti, superlativa. Meraviglioso il doppio passo con cui fa secco Siqueira, costretto poi ad atterrarlo e a provocare il rigore, commovente il suo spirito di sacrificio fino al 90′ per evitare una sconfitta che lascerà il segno nell’ambiente. Lo stesso ambiente che, probabilmente, non l’ha mai amato fino in fondo ma che continua a godere di serate eccezionali come questa.
Moya. Uno dei migliori portieri di provincia degli ultimi anni: al Getafe è stato idolo indiscusso, memorabile il 2012-13. Catapultato in una realtà completamente diversa a 30 anni, dimostra di avere anche i nervi saldissimi oltre alle indiscusse qualità tecniche. Sicuri che Oblak avrà vita facile nel riprendersi la maglia da titolare?
REAL MADRID-ATLETICO MADRID, I BOCCIATI
James Rodriguez. Ottanta milioni di euro rischiano di pesare troppo sulle spalle del fantasista colombiano, ancora lontano dal fuoriclasse ammirato al Mondiale. Di certo non gioca nel ruolo ideale nel camaleontico 4-4-2 di Ancelotti, ma l’ex Monaco comincia a veder scemato l’effetto simpatia complice anche questa prestazione in cui difetta, principalmente, di personalità. Si limita al compitino, quasi impaurito. E, appunto, con 80 milioni sul tavolo si pretende molto di più.

Iker Casillas. Dispiace, quasi, inserirlo nuovamente tra i bocciati. Non è nemmeno troppo colpevole in occasione di entrambi i gol dell’Atletico, anche se avrebbe dovuto comandare meglio la difesa in occasione dello 0-1 e non restare ancorato alla linea di porta. Casillas è ormai diventato un cancro per il Real Madrid, i fischi – mischiati agli applausi – del Bernabeu destabilizzano un ambiente già fragile, in questo momento, di suo. Avrebbe dovuto mostrare personalità e umiltà, soprattutto dopo il disastroso Mondiale, e avere il coraggio di lasciare la casa madre in estate. E, spifferi di corridoio, pare non abbia accolto proprio simpaticamente Keylor Navas.
Chicharito Hernandez. Due, massimo tre palloni toccati in 25 minuti sono davvero una miseria, anche se l’esordio e l’avversario ostico sono scuse più che accettabili. Quello che non è accettabile è che il quinto attaccante del Manchester United diventi il secondo centravanti del Real Madrid. Con tutta la simpatia per un professionista esemplare ed un calciatore di tutto rispetto forse, però, sopravvalutato agli inizi della carriera.
I protestoni dell’Atletico Madrid. Quella che deve, per forza di cose, essere una squadra simpatica (i poveri che battono i ricchi, basterebbe questo) rischia di macchiare la propria immagine per la condotta non proprio impeccabile dei suoi uomini simbolo in ogni partita. Lasciando stare piccoli episodi che comunque fanno parte del calcio, è incredibile vedere Godin e compagnia protestare ad ogni fischio contro, anche il più evidente.
Karim Benzema. Lo stop fallito su assist di Ronaldo nei minuti successivi all’1-1 costa di fatto la sconfitta agli uomini di Ancelotti. Sfortunato poco dopo di testa (bravo Moya), nel complesso una prestazione sottotono, l’ennesima nella morsa di Godin e Miranda. Il rapporto di odio e amore col Bernabeu può continuare.