Barcellona-Athletic Bilbao 2-0, funziona l’asse Messi-Neymar nel giorno della Senyera (VIDEO)

Senyera contro Ikurriña, in un tripudio di colori inediti al Camp Nou: Barcellona-Athletic Bilbao, una volta di più, ha assunto un’importanza che va oltre il solo lato sportivo. Nella settimana della “Diada”, dell’imponente manifestazione che ha paralizzato lo scorso giovedì la città catalana che ricorda i 300 anni di “dominio” spagnolo e che rilancia in modo significativo la voglia di indipendentismo che verrà misurata il prossimo novembre coi referendum tra i più importanti della storia recente spagnola, era destino che dovesse essere proprio l’Athletic Bilbao, simbolo di un’altra regione che da decenni lotta, in modo anche meno appropriato, contro lo stato Madrid-centrico, l’avversario della terza giornata di Liga. I baschi, di fronte alla scelta dei padroni di casa di usare la maglia da trasferta, quella che appunto ricorda la Senyera (bandiera catalana), hanno così solidarizzato: niente maglia biancorossa, dentro con la maglia verde con calzoncini bianchi e calzettoni verdi, i colori della Ikurriña, bandiera dell’Euskadi.

"Saremo liberi", voglia d'indipendentismo in Catalogna
“Saremo liberi”, voglia d’indipendentismo in Catalogna

Così tra i cori inneggianti all’indipendenza catalana al minuto 17 e 14 secondi (1714, anno fatidico), i vari “Visca Catalunya” e il “saremo liberi” che viene mostrato sugli spalti, si è giocata una partita che ha confermato l’assoluto valore dell’inizio di stagione del Barcellona di Luis Enrique. E’ finita 2-0, doppietta di Neymar nel finale, ma i catalani hanno impressionato anche – se non soprattutto – per agonismo, corsa e voglia di vincere. Qualità sconosciute sotto la gestione del Tata Martino che pure, col talento a disposizione, era arrivato a una vittoria dal campionato.

Montoya al posto di Dani Alves, infortunato dell’ultim’ora, Piqué in panca per far spazio al rientro di Mascherano al fianco di Mathieu, Xavi ancora escluso, Munir confermato alla terza di fila da titolare (ne fa le spese il nuovo capitano del Brasile, Neymar), ter Stegen convocato ma costretto a fare il dodicesimo di Bravo: sono queste le scelte più rilevanti di Luis Enrique. Valverde si gode il suo Athletic, solido e convincente nonostante la sconfitta all’esordio, tanto discussa, a Malaga: lo stupendo preliminare di Champions contro il Napoli e la successiva goleada rifilata al Levante hanno confermato che la quarta forza in Spagna resta probabilmente l’undici basco: Gurpegi torna dalla squalifica e scalza San José (reduce dalla convocazione in nazionale) al centro della difesa, così come Susaeta riprende il suo posto nei tre dietro Aduriz al posto di Ibai Gomez.

Munir, l’uomo – o meglio dire il ragazzo – della settimana in Spagna (debutto in nazionale, parecchio discusso, a soli 19 anni), è subito protagonista durante i primissimi minuti: la giovane ala prima offre a Pedro un pallone d’oro (bravo Iraizoz a opporsi col corpo alla conclusione ravvicinata del canario) poi spreca, al 18′, concludendo alto a tu per tu col portiere ospite su lancio di Messi. Ecco, l’argentino fa un passo indietro rispetto all’incoraggiante inizio contro l’Elche, ma finirà per risultare decisivo come uomo assist.  L’Athletic è comunque vivissimo, Aduriz lotta come un leone e spesso mette in difficoltà il pur positivo Mathieu, poi Iturraspe prova a beffare Bravo (alla prima parata in campionato) con un sinistro rasoterra, senza esito. Nel finale di tempo, altra accelerata blaugrana: Iraizoz salva ancora il risultato sul siluro di Rakitic e, azione identica a quella che ha portato Pedro al tiro ravvicinato, poi si ripete su Munir, ancora imbeccato da Messi.

L'attivissimo Munir
L’attivissimo Munir

Il pubblico è di certo ben disposto verso un prodotto della casa come Luis Enrique, ma i motivi per restare soddisfatti nonostante uno 0-0 all’intervallo ci sono tutti. Gol annullato a Munir, altro paratone di Iraizoz su Jordi Alba: il secondo tempo parte ancora coi catalani alla ricerca dell’1-0, l’Athletic risponde con un coraggioso tentativo di Aduriz dalla distanza che non coglie impreparato il cileno Bravo. I baschi, poi, recriminano per un presunto fallo da rigore di Piqué (nel frattempo entrato al posto dello stordito Mascherano) su Muniain: le immagini confermano che non sarebbe stato uno scandalo assegnare la massima punizione. L’ingresso di Neymar per Munir, calato col passare dei minuti, ravviva la manovra del Barcellona, spinto anche da qualche magica giocata di Iniesta.

A metà del secondo tempo il forcing dei padroni di casa sembra sul punto di poter produrre il vantaggio, la difesa dell’Athletic è in affanno, ma il gol non arriva anche per l’imprecisione di Neymar e il mancato tempismo di Messi su un paio di palle vaganti in area. Quando la bufera sembra essere passata, gli ospiti cadono e si arrendono: Messi-Neymar è l’asse che affonda i baschi. L’argentino, dopo un rinvio sbagliato di Laporte (la peggior prestazione del francese che si ricordi col Bilbao) lancia Neymar nelle larghe maglie della difesa di Valverde, l’ex Santos non fallisce a tu per tu con Iraizoz. E’ il 79′, ancora più facile il raddoppio cinque minuti dopo: stavolta Messi fa secco Laporte sulla destra, passaggio arretrato per il brasiliano che, con un rigore in movimento, sigilla la prima doppietta stagionale. Tre vittorie su tre senza subire gol (non accadeva da 21 anni), e ora tutti sul divano a “godersi” il derby di Madrid che allontanerà sensibilmente una – o entrambe – delle due compagini capitoline: a Barcellona oggi si sorride, a novembre la festa potrebbe essere ancora più rumorosa…

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Sono Alfonso Alfano, 32 anni, della provincia di Salerno ma da anni vivo in Spagna, a Madrid. Appassionato di sport (calcio, tennis, basket e motori in particolare), di tecnologia, divoratore di libri, adoro scrivere e cimentarmi in nuove avventure. Conto su svariate e importanti esperienze sul Web.