L’ufficialità è arrivata ad inizio settimana: Steven Defour è un nuovo calciatore dell’Anderlecht. Mentre in Spagna si celebrano gli arrivi di Suarez e James Rodriguez, in Francia il Psg la fa da padrone e in Inghilterra gli arrivi di Sanchez, Fabregas e altri big in campo e in panchina eccitano la Premier, in Belgio il passaggio del centrocampista della nazionale dal Porto ai biancomalva, per sei milioni di euro (senza bonus) ha acceso il mercato della Jupiler League, da anni dedito solo a espropriare i migliori talenti del campionato.
Per coloro che seguono poco le vicende belghe, è doveroso ricordare il passato di Defour allo Standard Liegi. Capitano degli acerrimi nemici dell’Anderlecht dall’età di 18 anni, Steven è stato dal 2006 al 2011 il simbolo dell’era dorata dei “rouches”, culminata con due titoli nazionali e tante belle esibizioni anche in campo europeo. Era la squadra di Defour, Witsel, Mangala, Mbokani, Jovanovic, Dante, Fellaini, il primo Carcela, con Preud’Homme in panchina. Una bella favola, il cui protagonista principale era proprio questo tenace e tecnico centrocampista, acquistato quasi con la forza da D’Onofrio nel 2006 dal Genk.
Ecco, Defour comincerà a sentire nuovamente la canzoncina che nel Limburgo gli riservavano ad ogni suo ritorno: “Defour Judas”, un ritornello che, c’è da scommettere, riecheggerà anche a Sclessin il prossimo 24 gennaio, quando a Liegi sarà di scena l’Anderlecht. A Genk fecero di più, arrivando a minacciare di morte la sua famiglia. Genk-Standard divenne un problema per l’ordine pubblico. A suo dire, e sentendo anche le opinioni di diversi suoi amici, Defour ha esitato parecchio prima di accettare l’offerta dei campioni del Belgio. Il Psv Eindhoven era l’unica altra seria alternativa, Steven forse aspettava anche la chiamata in extremis del suo vecchio club, ma lo Standard anche quest’anno ha badato più a vendere che a reclutare nuove forze per Luzon.
Il presidente dell’Anderlecht, Roger Vanden Stock, ha cercato di calmare le acque: “Defour non è il primo né sarà l’ultimo giocatore a vestire entrambe le maglie di Anderlecht e Standard. I casi più recenti sono di Jovanovic e Mbokani in biancomalva, Van Damme in Vallonia. Non è il caso di alimentare tutta questa tensione”. Lo stesso Vanden Stock sa che non è lo stesso. Il nuovo numero 16 dei capitolini era qualcosa in più di un capitano per i tifosi liegini. Ed è per questo che su Twitter spopola l’hashtag #Stevendehoer (Steven la p…).
La tensione, insomma, è altissima. Domani Defour debutterà con l’Anderlecht, nel match interno contro il Waasland-Beveren. Resta da capire l’impatto che il 26enne avrà sul campionato. Probabilmente non ha mantenuto le (enormi) attese che ne hanno accompagnato l’inizio di carriera (per settimane si parlò di un forte interesse del Real Madrid se non fosse stato acquistato Xabi Alonso), gli infortuni e la concorrenza spietata al Porto ne hanno frenato l’ascesa. Parzialmente fallita anche l’esperienza al Mondiale in Brasile con la nazionale, Defour vuole rilanciarsi ad alti livelli. Sì, perché il suo agente lancia messaggi anche alle italiane: “Nel giro di due anni potremo rivedere Steven ai massimi livelli in Europa. Per lui sarebbe l’ideale giocare in piazze calde, dove il calcio è tutto. Come in Italia, come a Napoli o a Roma…”