Nove anni di digiuno, poi due trofei in tre mesi: l’Arsenal di Wenger, d’improvviso, si riscopre grandissima squadra. Meraviglioso il 3-0 rifilato questo pomeriggio, a Wembley, al Manchester City campione d’Inghilterra: la 92esima Charity Shield è dei gunners che salgono a quota 13 (Manchester United a 20 e Liverpool a 15 ancora avanti) e, soprattutto, legittimano le ambizioni di vertice anche in Premier League.
Sanchez, Debuchy e Chambers da una parte, Caballero e Fernando dall’altra: sono i nuovi acquisti di Arsenal e Manchester City presenti negli undici iniziali. L’attesa, ovviamente, è tutta per Alexis, simbolo delle rinnovate strategie di mercato di Wenger: non solo giovani di belle speranze pagati a peso d’oro, ma anche fuoriclasse già affermati e in grado di poter regalare il salto di qualità. Il cileno è rimasto in campo 45 minuti, sufficienti a rassicurare tutti i tifosi londinesi sull’assoluto valore dell’ex Udinese. Ma, più di Sanchez, a brillare è stato – manco a dirlo – Aaron Ramsey: il giovane gallese segna un gol, bellissimo, e gioca una gran partita. Giocatore fantastico.
Wenger sceglie Chambers centrale (Mertesacker out) al fianco di Koscielny. Considerata la cessione di Vermaelen e che nel secondo tempo è Monreal – altro terzino adattato – ad affiancare l’ex Southampton al centro della difesa, si capisce la discreta urgenza di un intervento in sede di mercato. Sanogo vince il ballottaggio con Giroud in attacco, Szczesny – vista l’indisponibilità di Ospina – per ora dorme sonni tranquilli tra i pali. Pellegrini fa i conti con numerose assenze: Zabaleta, Kompany, Lampard, Aguero, Sagna, Negredo…Ma il City ha a disposizione una rosa sterminata, la formazione titolare scesa oggi in campo a Wembley probabilmente dominerebbe in diversi campionati europei. Interessante il primo duello Caballero-Hart, vinto dall’argentino, e la rinuncia a Silva dall’inizio per far spazio a Nasri. In mezzo alla difesa Nastasic (in odore di addio) e Boyata. Il belga sarà uno dei peggiori in campo.
Due le versioni dell’Arsenal ammirate nella prima ora di gioco, quella dove c’è partita. La prima dura una ventina di minuti: i gunners brillano in fase di possesso palla, il City è messo in mezzo. Wilshere e Ramsey garantiscono qualità e quantità in mezzo al campo, la ricerca della verticalizzazione è agevolata dalla continua ricerca di tagli di Sanchez e Sanogo. I campioni d’Inghilterra sono in difficoltà, Fernando non sembra essere il partner ideale di Yaya Touré ancora lontano da una condizione fisica accettabile. Nasri, per giunta, è totalmente fuori partita. Qualcosina in più arriva dalle giocate di Jovetic e soprattutto Dzeko, Navas non pervenuto. Insomma, poche occasioni, ma l’Arsenal è padrone del match.
La partita si accende al 21′: Sanogo lotta al limite dell’area con Boyate, il pallone arriva tra i piedi di Cazorla che, in un batter d’occhio, lo sposta sul sinistro e fulmina Caballero. Bella giocata dello spagnolo, obiettivo di mercato dell’Atletico Madrid, ma incomprensibile lo spazio lasciato da Nastasic, distante più di un metro dal fantasista ex Villarreal. L’Arsenal cambia pelle, va in scena la versione tutta velocità e contropiede dei gunners. Sembra quasi di rivivere le folate offensive di Ljungberg-Pires-Henry: Sanchez e Ramsey ribaltano il gioco con accelerazioni brucianti, Sanogo crea spazi e – con risultati alterni – si propone in profondità. Il giovane francese sfiora il 2-0 con un bel diagonale dopo un altrettanto pregevole controllo di esterno, in corsa.
Il City non riesce a creare pericoli: l’unico sussulto arriva alla mezz’ora, ma Nasri manca la conclusione – da posizione ottimale – su cross basso di Kolarov, tra i pochi a salvarsi. Sanchez continua a martellare sulla destra, il 2-0 che arriva al 42′ è il giusto risultato di un primo tempo dominato in lungo e in largo dai ragazzi di Wenger. E’ ancora Sanogo a fare da sponda, stavolta per l’inserimento di Ramsey (che aveva iniziato l’azione al limite della propria area di rigore): una finezza il tocco sotto con cui salta secco Nastasic, un gioco da ragazzi il destro che non lascia scampo a Caballero. Prima dell’intervallo, il portiere argentino è provvidenziale in uscita su Sanchez, su ennesimo svarione dei due centrali citizens.
Tre i cambi, inaspettati, di Wenger al rientro in campo (Giroud-Monreal-Chamberlain per Sanogo-Koscielny-Sanchez), uno quello di Pellegrini (Silva per Nasri) che cambia di fatto la partita. Lo spagnolo diventa subito il fulcro del gioco dei suoi, ci mette pochissimo a inventare calcio. Bello il cross che imbecca Jovetic, insidioso il colpo di testa del montenegrino che Szczesny, goffamente, riesce a sventare con l’aiuto del palo. Jo-Jo vive i migliori minuti della sua pessima partita e va vicino al gol due minuti dopo, con un destro sul primo palo che trova, stavolta, la pregevole risposta del portiere polacco.
Nel miglior momento del City, arriva il gol del 3-0 che chiude i giochi. Giroud, al 60′, tocca in pratica il primo pallone: dai 25 metri il centravanti francese scaglia un sinistro potentissimo ma centrale che coglie impreparato Caballero. Una mezza papera dell’ex Malaga che rimette in corsa Hart per un posto da titolare. Il 3-0 è una mazzata terribile per l’irriconoscibile Manchester City, l’ultima mezz’ora è una passerella per l‘Arsenal. Esordisce Zuculini nelle file citizens, Joel Campbell torna a vestire la maglia dei gunners, Ramsey si gode una meritatissima standing ovation. Finisce 3-0, risultato ineccepibile per quanto visto in campo: a una settimana dall’inizio della Premier League, campanello d’allarme per i campioni. Campane in festa per Wenger.