Ognuno ha visto una partita a se stante. Ognuno ha visto dei difetti, intravisto pregi, pianto e detto imprecazioni. Italia-Uruguay è stata una partita perennemente sul filo del rasoio, tensione palpabile, pochissime azioni e squadre bruttissime. Il primo tempo si è giocato su ritmi blandi con le squadre larghe ma prive di profondità. Moltissimi falli sono costati diversi acciaccati ad entrambe le nazionali, particolarmente in questa metà di partita il gioco è stato indisciplinato e lasciato al chaos.
Pirlo è stato soffocato da Cavani che giocava più come centrale di centrocampo che come prima punta, Verratti ha goduto di una estrema libertà che si è riversata in dribbling ed azioni meravigliose che però arrivate nella trequarti hanno trovato un mare di maglie bianche e due puntini azzurri ad attendere chissà quale pallone.
Malissimo gli esterni che non creavano profondità ed hanno letto male ogni azione impostata dal buon Pirlo, sacrificantissimo davanti la difesa. Più volte si è dovuto fare 25 metri prima di trovare un corridoio sul quale lanciare la palla.
L’Uruguay dal canto ha giocato una partita muscolare ma sporca, ruvida, tra le linee ad innervosire l’avversario. Ha spinto centralmente più che sugli esterni non tanto per mancanza di qualità ma per evidenti difficoltà nell’impostare la manovra di gioco, prevedibilissima arrivata al momento del quarto passaggio. La partita si è decisa sui cambi, se pur quelli dell’Uruguay non abbiano inciso chissà quanto, quelli italiani ha destrutturato il gioco. Prima Parolo al posto di Balotelli doveva servire a creare una manovra più fluida con il risultato di un Immobile isolatissimo e Parolo ha rincorrere palloni nemmeno stesse giocando a torello. L’espulsione largamente discutibile di Marchisio ha poi segnato il declino del gioco italiano favorendo una nazionale in palese difficoltà come quella Uruguaiana.
L’entrata di Cassano per Immobile ha condizionato profondamente le ripartenze Italiane che senza una torre od un giocatore veloce ha potuto solo struttura un gioco lento e tra le linee che ha facilitato il compito in superiorità numerica della quadra di Tabarez. Motta ha messo la pietra tombale sul gioco italiano con un nucleo di centrocampisti lenti ed ingombranti e senza nessuna punta si è atteso minuto per minuto il gol uruguaiano che è arrivato da corner. Godin stacca dalle retrovie e trova un gol a mezzo tra spalla, collo e testa su cui Buffon non può niente.
L’assalto finale della nazionale azzurra ha saputo tanto di un predatore ferito che cerca di combattere per il proprio territorio sino all’esalazione dell’ultimo respiro.