La caduta degli dei è, alla fine, un po’ più morbida. La Spagna, campione uscente, saluta sì precocemente Brasile 2014 ma lo fa con un netto 3-0 sull’Australia che ben aveva figurato contro Cile e Olanda. L’undici di Del Bosque chiude così al terzo posto il Gruppo B, con tre punti, evitando l’umiliazione dello zero in classifica. A Curitiba, in clima da ultimo giorno di scuola, si assiste alla Spagna “vecchia maniera”: controllo assoluto del match, avversari che a stento riescono avvicinarsi alla porta difesa oggi da Reina, gioco corale, occasioni a bizzeffe. Alla fine decidono Villa, all’ultima presenza in nazionale festeggiata con un gran gol di tacco, Fernando Torres e Mata. L’operazione Francia 2016 è partita oggi in Brasile.
Del Bosque, come da previsioni, rivoluziona l’undici titolare: Reina, Juanfran e Albiol sono alla prima presenza assoluta in un Mondiale, in Brasile c’è anche il debutto di Cazorla. In pratica, tra i 23 di Del Bosque gli unici a non aver ancora minutaggio sono De Gea e Mata (il trequartista del Manchester United entrerà poi durante la ripresa). Diego Costa è in panchina, in avanti spazio a Torres e, ovviamente, David Villa: “el guaje” è all’ultima apparizione con la “roja”, celebrerà alla grande l’appuntamento andando a segno e confermandosi ancora di più come massimo realizzatore nella storia della nazionale iberica. Fabregas, dopo gli screzi avuti col ct durante gli scorsi giorni, è in panchina. L’Australia, alla ricerca del colpaccio dopo due ottime gare disputate contro Cile e Olanda, deve fare a meno della sua stella, Cahill, infortunatosi durante il match contro gli “oranje”.
Spagna contratta nei primissimi minuti, l’attenzione – come era logico prevedere – non è ai massimi storici; gli australiani cominciano così forte, i terzini MacGowan e Davidson partono bene e impensieriscono la difesa iberica con pericolosi traversoni (bravo Ramos in un anticipo al limite su Oar). I ragazzi di Del Bosque, però, prendono subito le redini del gioco, non mollandole più fino alla fine. Xavi è sostituito con buoni risultati da Koke a centrocampo, il ragazzino dell’Atletico Madrid è il più vispo, assieme a Villa, durante la prima mezz’ora. Iniesta gioca praticamente da fermo, ma ciò non gli impedisce di inventare calcio; prezioso il cross con cui mette Villa in condizione di calciare al volo da due passi da Ryan, sinistro a lato. “El guaje” si fa valere con un pregevole tocco di prima che lancia in area Jordi Alba, stavolta la conclusione è centrale e il giovane portiere del Club Brugge riesce a respingere. L’appuntamento del gol è rinviato solo di qualche minuto, la rete arriva al 36′: gran lancio di Iniesta per Juanfran, il terzino dell’Atletico va sul fondo e mette in mezzo per Villa che di tacco infila l’1-0 con cui si va al riposo.
La ripresa è un monologo spagnolo, interrotto solo da qualche sortita australiana con Oar e un destro al volo di MacKay. L’assenza di Cahill si fa sentire, Leckie non gioca sugli stessi livelli delle prime due partite. La Spagna macina gioco, il viaggio di ritorno si avvicina ma i campioni del mondo danno l’impressione di volersi divertire. E’ questo il motivo della colossale arrabbiatura di David Villa, sostituito al 56′ da Mata: il futuro attaccante del New York City resterà a testa bassa, in panchina, per un quarto d’ora abbondante. Si ferma a quota 59 con la maglia della Spagna, resterà a lungo il miglior marcatore con la maglia della “roja”. Del Bosque concede minuti anche a Fabregas, entrato furente in campo, e Silva, la Spagna dilaga: al 69′ Iniesta imbecca centralmente Fernando Torres che batte facilmente Ryan. L’impressione è che il centravanti del Chelsea, arrivato in uno stato di forma più che buono, sia stato sacrificato troppo frettolosamente sull’altare dell’acciaccato e più reclamizzato Diego Costa. All’82’, poi, arriva il tris: Fabregas crossa per Mata che, da posizione defilata, ha tutto il tempo per stoppare alla perfezione e infilare ancora il portiere avversario. E’ un 3-0 rotondo, addirittura si vede qualche sorriso disteso in panchina. Non è stato il Mondiale della Spagna, ovvio, ma guai a dar per finita la leggenda della “roja”.