Come volevasi dimostrare; l’Italia, come da tradizione, sceglie di complicare il passaggio agli ottavi di finale di un Mondiale con una prestazione che definire disastrosa sarebbe poco. Se fino a una ventina d’anni fa l’unica macchia in una rassegna iridata era legata alla sconfitta nel ’66 contro la Corea del Nord, in 4 Mondiali siamo riusciti a perdere la faccia contro Corea del Sud, Nuova Zelanda, Slovacchia e stasera Costarica. Fortuna che in mezzo è arrivata la quarta stella, altrimenti sarebbero risultati da terzo mondo calcistico.
Il bellissimo debutto contro l’Inghilterra lasciava sperare in ben altro. Gli elogi dalla stampa di tutto il mondo, compresa quella italiana, per il gioco palla a terra (chi odiava il tiki-taka ne diventava di colpo un fan) aveva in effetti lasciato sensazioni buone. Ci ha pensato però il ct Prandelli, a rovinare il giocattolo bello e fragile che con un po’ di fortuna (vedi infortunio Montolivo) aveva costruito: l’arma segreta del palleggio contro gli inglesi, Verratti, rispedito in panchina. Nel caldo infernale di Recife (chissà poi perché i nostri sono sempre quelli che soffrono le temperatura alte e umide, come se vivessero in Norvegia) spazio al macchinoso Thiago Motta. Siamo il popolo del “conta l’esperienza, soprattutto. I giovani possono aspettare”, nulla di cui meravigliarsi. Siamo il popolo, d’altronde, che oggi osanna Pirlo quando gran parte della sua carriera è stata snobbata da critica e tifosi.
Insomma dentro Motta per Verratti, l’altra nota positiva di sabato sera – Darmian – che cambia fascia per far spazio al sempre mediocre Abate a destra e Chiellini al centro. La prova del difensore della Juventus, manco a dirlo, è tra le peggiori della sua carriera. Contro la potenza Costarica, poi, meglio pedalatori e una punta, proprio come contro l’Inghilterra: Balotelli è lasciato solo nella morsa dei rudi centrali centroamericani, ai suoi lati le incursioni (sì, bisogna pur scrivere qualche sciocchezza) di Candreva e Marchisio. Di fronte una nazionale mediocre, tutta corsa e muscoli, con l’entusiasmo alle stelle per il debutto vincente contro l’Uruguay: Bryan Ruiz, ok, Campbell diventato di colpo per la stampa un misto tra Riva-Gerd Muller e Valdano, il bravissimo Keylor Navas tra i pali (Balotelli spiegava che non sapeva bene chi fosse, miglior portiere della Liga, bisognerebbe spiegargli che in Brasile conoscono invece lui più per le sue pazzie che per i pochissimi gol segnati in carriera).
Tanto fumo perché in campo si è visto davvero poco. Prima mezz’ora sconcertante, l’Italia è svegliata da un paio di lanci di prima di Pirlo (che frettolosamente vengono definiti geniali) che imboccano Balotelli. SuperMario (cambiategli soprannome, please) prima tenta di superare Navas con un pallonetto che per goffaggine è secondo solo alle ribattute centrali di Casillas, poi spara di prima un destro potente ma centralissimo. Il centravanti stella meno centravanti e meno stella del Mondiale si renderà protagonista di un’altra decina di controlli falliti, oltre ai soliti screzi con i difensori avversari. Sembra incredibile, ma saranno le uniche due palle gol degli azzurri in tutta la partita (non arriveranno nemmeno vicini alla porta avversaria, nemmeno una mischia o un colpo di natiche che in passato ci aveva salvato la faccia). Così, a fine primo tempo, prima l’arbitro – incredibilmente – non assegna un rigore nettissimo alla Costarica per un fallo di Chiellini (che aveva sbagliato il controllo) su Campbell, poi arriva il vantaggio di testa di Bryan Ruiz su cross dell’eccellente Diaz, uno che Abate lo sognerà di notte per parecchio tempo. O forse no, perché l’impressione è che molti se ne siano altamente sbattuti.
Prandelli, in preda al panico totale, manda subito in campo Cassano per Thiago Motta, sulle ginocchia (ma va, non ci avremmo mai creduto…). Mossa ispiratissima, considerate le qualità atletiche di FantAntonio (e basta con questi soprannomi…) che risaltano notoriamente in temperature climatiche così difficili. Insigne e Cerci per gli sconcertanti Candreva e Marchisio sono mosse dovute, ma sia il napoletano che l’ala romana risultano più dannosi che utili alla manovra offensiva italiana. Ribadiamo, non è uno scherzo: l‘Italia, se si esclude una punizione centrale di Pirlo dai 30 metri in apertura, non tira né in porta, né fuori dai pali per tutto il secondo tempo. Anzi, gli azzurri rischiano più volte di subire il secondo gol in contropiede (un destro a giro di Borges finisce di un soffio a lato) che sarebbe stato catastrofico. Già, perché nonostante tutto per passare il girone l‘Italia avrà due risultati su tre contro l’Uruguay, situazione che si sarebbe ribaltata in favore dei sudamericani in caso di 2-0. Per inciso, finisce 1-0 per la Costarica, clamorosamente prima squadra a qualificarsi per gli ottavi, per giunta in quello che era stato definito “gruppo della morte”. E che oggi è per noi il “gruppo della vergogna”.