Belgio-Algeria 2-1: un tempo regalato, poi Fellaini e Mertens risolvono dalla panchina

Finalmente il mondo può ammirare questo Belgio del quale si è tanto parlato in questi mesi. Di rado una nazionale si è presentata alla kermesse iridata con così grandi attese e un numero simile di talenti. Courtois; Alderweireld, Van Buyten, Kompany, Vertonghen; Dembelé, Witsel; De Bruyne, Chadli, Hazard; Lukaku. Una formazione bella anche solo da pronunciare, sarà il campo a dire se potrà tradursi in gran gioco e risultati. La squadra di Wilmots si trova dinanzi un avversario da prendere con le molle, l’Algeria, squadra che manda in campo il più giovane giocatore della propria storia: Nabil Bentaleb. Il centrocampista del Tottenham non è l’unico osservato speciale, occhi puntati sul numero 10 Sofiane Feghouli, la star di questo gruppo. Ci sono anche conoscenze del calcio italiano, Ghoulam del Napoli e l’interista Taïder. Halilhodzić, ct delle Volpi del Deserto, si affida a un terzetto in mediana, diga per arginare il talento dei Diavoli Rossi. Tutte in campo (o quasi) le star della mediana belga, a Belo Horizonte si prospettano novanta minuti da godere.

Meno timido di quanto si potrebbe pensare l’avvio algerino, nei primi dieci minuti sono i nordafricani a gestire la sfera mentre il Belgio ci mette un po’ per rompere il ghiaccio, con il passare dei minuti però il possesso si fa più fluido, quel che manca è la verticalità, Hazard aiuta ripiegando verso la mediana. Mancano sbocchi per verticaliizzare, ritmi piuttosto blandi e ovviamente chi ne guadagna è l’Algeria che il primo pericolo lo corre dopo venti minuti, Witsel non vede movimenti dei compagni e allora ci prova con una legnata da fuori, destro bomba che Mbohli respinge. Poco prima era stato Soudani a tentare la conclusione, la precisione però non c’è. Il Belgio soffre i movimenti di Feghouli, che taglia sistematicamente verso l’interno, al minuto 24 Vertonghen trattiene il fantasista del Valencia e il messicano Rodríguez indica il dischetto. È rigore. Della trasformazione si incarica lo stesso Feghouli, no problem, palla a destra e Courtois a sinistra.

Belgio sotto shock, la difesa algerina è davvero ben messa e non fa complimenti quando c’è da menare, Taïder durissimo su Hazard alla mezz’ora, ma dalla punizione non nasce nulla. Serve il supporto dalle fasce, De Bruyne entra in partita e crea grattacapi a Ghoulam. La pressione sale, Witsel ricorre ancora alla conclusione da fuori, Mbolhi vola sulla destra per dirgli no. Ricorre alle maniere forti pure Bentaleb, giallo per un fallo su Dembelé. Arriviamo a sette dal termine, il Belgio gode di un’altra punizione interessante, sulla sfera va Vertonghen che ci mette tanta potenza e neppure un pizzico di precisione. Ultimi cinque minuti prima della sosta, l’Algeria se ne sta compatta dietro la linea della palla, il Belgio ha poco spazio e ancora meno idee, Chadli si ritrova con una palla che non sa a chi dare e allora tira senza convinzione. Tanto per fare. Per accendere la luce serve Hazard, il campione del Chelsea finalmente cambia passo e gioca un paio di palloni interessanti che i suoi compagni non capitalizzano.

Qualità enorme, quella del Belgio, ma si sono sentite un bel po’ le pressioni su una squadra attesa da tutti. Non sono mancate tensioni nei giorni scorsi e il risultato è un primo tempo privo di personalità. L’Algeria ha fatto buone cose, ottimo l’atteggiamento delle Volpi, messe splendidamente in campo da Halilhodzić, è tornato un gol ai mondiali che mancava dal lontano 1986. Edizione messicana, quella di un grande Belgio, arrivato quarto. Se gli uomini di Wilmots vogliono seguire le orme di Scifo e compagni c’è da cambiare rotta. Subito. In panchina non manca il materiale.

Wilmots ha a disposizione alternative di primissimo livello, tra queste c’è il partenopeo Mertens, uno che sa creare superiorità, gli lascia spazio uno spento Chadli. Hazard costantemente raddoppiato, se non triplicato, nel corso della prima frazione di gioco, l’ex Psv Eindhoven può portargli via l’uomo. Dopo pochi minuti subito un’occasione: Mbolhi esce a farfalle, porta vuota ma Witsel di testa non trova lo specchio. Altro atteggiamento dei rossi, la pressione ora è vera ma manca ancora incisività, pessima in particolare la gestione delle palle inattive. Situazioni che invece l’Algeria usa in maniera più velonosa, brivido al 57 sul corner calciato da Taïder, Medjani spizza per Soudani, in leggero ritardo all’appuntamento con il gol. Lukaku centroboa, operazione naufragata dopo neppure un’ora, sa di bocciatura l’ingresso di Divock Origi. Occasione d’oro per il 19enne del Lille, che ha esordito in nazionale neppure un mese fa.

Il cronometro segna 60 minuti, il Belgio spinge la palla a fatica verso l’area avversaria, lo squillo di inizio ripresa per il momento resta isolato, dentro anche l’unica star rimasta in panchina, Marouane Fellaini. L’ex Everton sa farsi valere nel gioco aereo, va a prendere il posto di Dembelé. Cambio azzeccato, la testa riccioluta del numero otto traduce in rete la sventagliata di De Bruyne dalla destra. Il Red Devil salva i Diavoli Rossi, sembra scritto, un gol pesantissimo dopo una stagione amara di soddisfazioni a Manchester. Sospiro di sollievo per il Belgio, l’Algeria ora è un po’ stanca e si copre con Slimani e Lacen. Le Volpi hanno dato tutto, gli spazi ora ci sono e la freschezza di Mertens è decisiva. A dieci dal termine l’ingresso dell’esterno azzurro si rivela decisivo, Hazard se ne va in contropiede, Mertens è pronto e scaraventa la sfera sotto la traversa con un bel destro. Risultato ribaltato e Diavoli Rossi adesso sulle ali dell’entusiasmo.

Nell’aria c’è il terzo gol, Fellaini ci riprova di testa, bravissimo Mbolhi, Belgio che spinge a tutto spiano. Tre minuti di recupero, il Belgio li trascorre senza problemi e la prima gara di questa campagna mundial si conclude con un successo. Tre punti sudati, ben più di quanto pensavano molti addetti ai lavori, la classe però fa la differenza. Basta usarla. Wilmots ne ha tanta tra le mani, poche nazionali possono permettersi cambi simili ed è innegabile che questo sia un elemento chiave per spaccare le partite in due. Occhio a non abusarne però, si rischia di aspettare con le mani in mano la magia, che il primo tempo di Belo Horizonte sia solo un incidente di percorso oppure i sogni di gloria sono a repentaglio.

 

About Paolo Bardelli 2098 Articoli
Nato ad Arezzo nei meravigliosi anni '80, si innamora prestissimo del calcio e non avendo piedi fini decide di scriverlo. Ha lavorato nella redazione del Guerin Sportivo e per tre anni cura la rubrica "Dalla A alla Z". Numerose collaborazioni nel corso degli anni con testate tra le quali tuttomercatoweb.com, ilsussidiario.net e il mensile Calcio 2000. Nel 2012 insieme ad Alfonso Alfano crea tuttocalcioestero.it. E ne è molto orgoglioso.