Esordio della giovane Bosnia alla fase finale di un mondiale, a celebrare il battesimo la temuta Argentina di Messi e compagni. La squadra di Safet Sušić deve dimostrare di essere all’altezza della competizione, delle attese che si riservano a chi vince il proprio girone di qualificazione e delle curiosità che si hanno sempre sulle esordienti. In campo schiera un centrocampo a 5 con Pjanić ad innescare Džeko unica punta.
L’inizio non potrebbe essere dei peggiori: il primo pallone toccato da un bosniaco finisce alle spalle di Begović ed è subito 1-0 per l’Albiceleste. Da qui in poi si torna indietro all’improvviso di 24 anni e si ha la netta sensazione di assistere ad una gara di Italia ’90. Ritmi lentissimi, pressing assente e pochi spunti, ognuno gioca nel suo metro quadro e la gara diventa davvero noiosa. I sudamericani infatti mettono il motore al minimo dei giri, Messi e Aguero vanno al risparmio e la Bosnia non riesce a opporsi all’inerzia della partita.
Gli slavi probabilmente pagano l’emozione e lo shock dell’autogol a freddo tanto da non riuscire a girare palla in modo fluido verso gli esterni e Džeko non la vede quasi mai; una sola puntata con Lulić di testa e niente più. La ripresa inizia con due cambi nelle file dell’Argentina che passa dal 3-5-2 al 4-3-3 con l’ingresso di Higuain per Maxi Rodriguez e di Gago per Campagnaro ma il ritmo soporifero della gara non cambia, non succede praticamente nulla fino a quando Messi non accelera e con un’azione delle sue e sigla il 2-0.
Ibišević regala un sussulto d’orgoglio ai suoi segnando la prima rete della Bosnia ai mondiali ed è l’unica cosa da salvare alla fine della fiera, ci si aspettava una prova quantomeno più grintosa ma l’autogol a freddo avrebbe tagliato le gambe a calciatori ben più esperti; li aspetteremo nelle prossime due partite che saranno senz’altro più alla portata. Per quel che riguarda l’Argentina è sembrata tutt’altro che impenetrabile dietro (ma lo si sapeva) e molto opaca ma dovrà crescere per forza. Rinviata.
Partita molto al di sotto degli standard di questo mondiale sia dal punto di vista tattico che agonistico, unico merito, appunto, riportarmi ai miei primi ricordi di notti magiche dove c’era una meravigliosa Jugoslavia con un talentuoso numero 8, tale Safet Sušić…