L’Argentina non brilla ma batte 2-1 la Bosnia e comincia col piede giusto il Mondiale. Gli uomini di Sabella, e in particolare Messi, faticano per più di un’ora, nonostante il fortuito vantaggio conquistato in apertura grazie all’autogol sfortunato di Kolasinac. Al 65′, però, è bastato un lampo di Messi, autore di un gol di quelli che lo hanno reso leggenda, a rivitalizzare l’albiceleste. Quando, però, la partita sembra chiusa, il gol di Ibisevic riapre i giochi e regala altri dieci minuti di tensione. La Bosnia, all’esordio Mondiale, non riesce però nel miracolo: i ragazzi di Susic, comunque, sono perfettamente in grado di lottare con la Nigeria per conquistare il secondo posto nel girone.
Sabella, come da previsioni, sceglie la difesa a tre con Zabaleta e Rojo esterni di centrocampo, Mascherano davanti alla difesa composta da Campagnaro, Fede Fernandez e Garay, tra i più in forma dell’albiceleste. Di Maria è lasciato libero di svariare per la trequarti, Messi dovrebbe essere l’unico partner d’attacco di Aguero, ma il 10 partirà da posizione parecchio arretrata. Susic, dal suo canto, si affida alle sue certezze: l’esperienza di Spahic, il genio di Pjanic, le lune di Misimovic, l’impatto fisico e tecnico di Dzeko in attacco. La Bosnia è una signora squadra, l’unica debuttante di questo Mondiale ma con voglia e possibilità di stupire.
Eppure per gli europei la partita e la loro avventura al Mondiale ha un inizio che più crudele non si può: dopo due minuti di possesso palla ininterrotto dell’Argentina, Messi batte una punizione dalla trequarti, sulla sinistra. Rojo riesce a spizzare di testa, il pallone sbatte su Kolasinac che beffa Begovic e sigla l’autogol più doloroso della sua carriera. Un incubo, Susic però in panchina non si scompone. Il ct bosniaco ha fiducia nei suoi che, in effetti, dopo nemmeno dieci minuti si riorganizzano, anche mentalmente, ed entrano in partita.
L’Argentina si affida alle folate di Di Maria, Messi sembra voler spaccare il mondo in due, ma Aguero sembra fuori partita e Maxi Rodriguez non è certo quello di otto anni fa. La Bosnia non è però un ciclone, si fa vedere poco dalle parti di Romero: Hajrovic non controlla bene a due passi dal numero uno avversario, servito in modo delizioso da Misimovic, Dzeko poi si gira bene dal limite ma spara alto. Niente, l‘Argentina non si scuote e subisce la fisicità della Bosnia: i contrasti, durissimi, degli uomini di Susic quasi intimidiscono l’albiceleste, cui non basta lo spettacolo sugli spalti inscenato dai propri tifosi. La palla gol più importante per la Bosnia arriva al 38′: su azione d’angolo, Lulic colpisce di testa e chiama al grande intervento Romero, riserva al Monaco ma titolarissimo per Sabella. Al 45′ è 1-0, partita deludente e poca Argentina.
Sabella non è ovviamente soddisfatto e sceglie di effettuare due cambi nell’intervallo: dentro Gago e, soprattutto, Higuain, fuori Campagnaro e l’evanescente Maxi Rodriguez. I cambi non sortiscono subito l’effetto sperato, la Bosnia è nel miglior momento della partita ma, colpevolmente, non riesce a concretizzare un certo predominio. Hajrovic ci prova con un paio di conclusione dalla distanza, ma Romero non si fa trovare impreparato. Il momento difficile dell’Argentina è racchiuso sia nella prova opaca di Messi, i cui passaggi sbagliati nemmeno si contano più, sia nella conclusione sballata di Aguero che da buona posizione, un tantino defilata, spara alle stelle. Insomma, l’impressione è che i bosniaci possano pensare al colpaccio. Il sogno si interrompe al 65′, quando Messi atterra in Brasile: il fuoriclasse del Barcellona parte da metà campo, chiede e ottiene il triangolo con Higuain, dribbla secco il difensore avversario, si accentra e fulmina Begovic con il “solito” sinistro piazzato dal limite che bacia il palo e si insacca. Un “golazo” che riscatta un’ora di gioco francamente mediocre e che rivitalizza l‘Argentina.
L’albiceleste, nei dieci minuti che seguono, corre e dà spettacolo, crea e spreca. Aguero, per una volta, è poco incisivo, Higuain è la sponda ideale per Messi. La Bosnia sembra assopita, l’esperienza argentina si fa sentire coi ritmi abbassati ad arte dai sudamericani. Eppure, all’85’, la partita si riapre: Lulic offre un buon pallone in profondità il neo-entrato Ibisevic che prende alle spalle Fernandez (unico errore, ma grave, di una partita perfetta del napoletano) e beffa Romero con un sinistro sporco che passa sotto le gambe dell’ex Sampdoria. La Bosnia si lancia in avanti alla ricerca del clamoroso 2-2, Sabella richiama Aguero per inserire Biglia. Il finale, anche se convulso, non riserva momenti d’apprensione per l’Argentina, tranne il piccolo infortunio alla caviglia per Leo Messi. La “pulce” però, fa in tempo a rientrare in campo e sprecare un 3 contro 2 in contropiede. Poco male, l’Argentina, con fatica e senza brillare, conquista i tre punti e, visto il livello delle prossime avversarie, ipoteca il passaggio del turno. Tra le grandi finora scese in campo, però, l’albiceleste è assieme alla Spagna quella che meno ha convinto. Work in progress.