È un aereo? E’ un uccello? No, è Suker Man

“Tutti i momenti possiamo morire ma, in ogni caso, non prima di domani”.

C. Sbarbaro

Nato a Osijek, paese dell’entroterra balcanico, Davor Suker (classe 1968) è il classico giocatore di calcio che diventa, con la sua voglia di far gol, un simbolo della propria nazione. La Croazia, divenuta indipendente dalla Jugoslavia nel ’91 ed entrata a far parte dell’Onu l’anno successivo vantava agli inizi degli anni ’90 un calcio fresco, nuovo e giovane. E Davor, rapace in area e player dal fiuto gol killer rappresentava, assieme al grande Boban la spina dorsale di una nazionale appena nata che avrebbe fatto la storia ai mondiali di Francia ’98. Ma cominciamo dal principio, dagli anni ’80, anni nel quale Suker dava i primi calci alla palla nei campetti di città, entrando a far parte della squadra locale, i biancoblu dell’Osijek per l’appunto. E’ il 1984, periodo dominato calcisticamente parlando da figure maestose quali Platini, Maradona, Rummenigge (clicca qui per leggere la sua storia) tanto per citarne alcuni. Ma il giovane Davor ispirato da chissà quale musa del pallone segnava e molto anche. Nel ’87 venne portato di peso nella nazionale jugoslava per i mondiali di calcio under-20 in Cile e grazie ad uno suo gol, quello del 2-1, in semifinale contro la Germania Est trascinò la sua squadra alla finale con la Germania Ovest ed alla vittoria conclusiva ai calci di rigore che decretarono la Jugoslavia campione del mondo. Furono 6 le reti segnate complessivamente da Suker in quella competizione e il piccolo gioiello pian piano si fece notare anche da altri club importanti. Nel 1989 infatti fu la Dinamo Zagabria ad acquistarlo. Nel biennio passato con i Modri Davor realizzerà ben 34 gol in circa 60 presenze ma non vincerà nulla a livello di club.

Spinto ad altri approdi, proprio quando la sua Croazia dava i primi vagiti europei, venne chiamato in Spagna a vestire la maglia dei Rojibalncos del Siviglia. Anche qui Suker segnerà a raffica divenendo punto fermo della squadra spagnola. Ma ai quei tempi la Liga era un solitario giocato dal Barcellona di Cruijff e dai suoi grandi giocatori come Romario, Stoichkov e Laudrup e Davor non vinse nulla a livello di trofei. 76 furono le segnature portate a termine, una macchina sforna-gol vera e propria, un motore a percussione difficile da fermare. E proprio quando Davor lasciò il Siviglia per vestire la prestigiosa casacca blanca del Real Madrid per la nazionale croata iniziò il suo cammino sorprendente. Davor SukerGli Europei di Inghilterra ’96 furono i prodromi dell’estroso organico croato nato solo pochi anni prima dalla disgregazione jugoslava. Suker e Boban trascinarono la Croazia fino ai quarti di finale dopo aver schiaffeggiato nel girone 4 con un secco 3-0 i campioni in carica della Danimarca ed essere passati assieme al Portogallo di Figo. Saranno i tedeschi guidati da Klinsmann e Bierhoff lo stop ultimo della sorpresa Croazia. L’estate calda inglese è una mentos in una bottiglia di Coca per Suker che a Madrid, vincerà tutto quello che c’è da vincere.

Nel ’97 arrivò finalmente la Liga tanto sognata da Davor col Siviglia ma che il Barcellona adombrava ogni stagione, segnando la bellezza di 24 reti. Stesso anno, sotto la guida del mago Heynckes giunse come d’incanto anche una Supercoppa di Spagna contro il Barcellona di Van Gaal. Dopo aver perso 2-1 all’andata i blancos si riscattarono con un netto 4-1 vincendo così l’ambito trofeo. Ma fu l’anno successivo, il 1998 quello più importante per Suker, quello della Coppa dei Campioni vinta dai galacticos dopo ben 32 anni, quando in squadra c’era un certo Gento, senza contare il dominio degli spagnoli negli anni ’50-’60 con leggende quali Puskas, Kopa e Di Stefano. Eliminato il Bayern Leverkusen ai quarti e il Borussia Dortmund (campione in carica) in semifinale, fu la Juventus di Lippi, alla sua terza finale consecutiva, la vittima sacrificale della formazione di Heyckens che sul campo poteva vantare fenomeni come Roberto Carlos e Raul. Ed ovviamente lo stesso Suker. L’attaccante croato però era riserva di Mijatovic, ex compagno di squadra quando militava nella Jugoslavia, nonché autore del gol della vittoria contro i bianconeri in quella serata ad Amsterdam e subentrò in gara solo a pochi istanti dal 90° minuto. Ma nulla importò perché Madrid fu capitale d’Europa e Suker potè alzare la coppa più importante. Con 4 reti fu il bomber, assieme a Morientes, della Coppa Campioni 1998 e la voglia innata di far gol restò in lui con l’avvento dei mondiali di Francia ’98 che sancirono definitivamente il mito di Suker.

Al Girone H con un 3-1 alla Giamaica (Suker realizzerà una rete anche se molti critici del calcio la giudicarono più un autogol giamaicano ma non per la Fifa che attribuì la segnatura al croato) e un 1-0 al Giappone (un altro gol di Suker), la Croazia sorpassò il girone facilmente. Nulla valse la sconfitta con l’Argentina di Batistuta. I croati, sempre più pimpanti affrontarono gli ottavi di finale con le pinze. Ad attenderli la Romania di Moldovan e Petrescu che aveva appena battuto l’Inghilterra nel proprio girone. Ma un rigore di Davor al 47° minuto trascinò la neonata Croazia ai quarti di finale. La Germania, già affrontata da Suker nel ’87 nell’under-20, riapparse in tutta la sua grinta, dopo un deludente mondiale di Usa ’94. Ma la Croazia non è più una bambina, ora è una donna adulta dalle sembianze d’Atena e con un micidiale 3-0 in cui Davor realizza il suo quarto gol del mondiale, si butta a capofitto nelle semifinali contro l’ospitante Francia. Croatian forward Davor Suker poses with his medalMai una nazionale appena formatasi da qualche anno fece parlare di sé come la Croazia, vera e propria rivelazione della competizione che quel momento si giocava la storia di una nazione. La Francia però è la più forte nazionale del mondiale assieme al Brasile quella volta, in semifinale, Suker, Boban e soci dovettero arrendersi.

Un gol ad inizio secondo tempo di Suker fu solo un fulmine in un cielo nettamente francese. Con una doppietta assassina di Thuram la Croazia perse 2-1 e dovette abbandonare il sogno della finale parigina. La squadra di Suker però aveva già fatto tanto, la testa della Croazia era altissima e il suo mento guardò ancora più in alto dopo la vittoria nella gara che sanciva il 3°-4° posto contro l’Olanda di Kluivert e Berkgamp. Nessun pronostico prima della competizione avrebbe dato la Croazia piazzata al terzo posto. Ma il calcio fa i miracoli e con i 6 gol segnati complessivamente Suker fu il giocatore dell’anno senza se e senza ma. Una ciliegia tira l’altra come si usa dire. E pochi mesi dopo, a dicembre, fu la vittoria della Coppa Intercontinentale contro il Vasco da Gama. Anche in questa occasione, come nella finale di Amsterdam, Suker giocherà pochi minuti subentrando ancora una volta a Mijatovic. Il Real è mondiale, Suker è l’attaccante più in forma del mondo e la sua classe è fuori discussione.Brazilian Roberto Carlos (L)  and teammate Croatia

Nel 1999 arrivò il periodo inglese di Davor, prima con l’Arsenal di Wenger con cui a Copenaghen perderà ai rigori una finale di Coppa Uefa con il Galatasaray di Terim (fatale il suo rigore sbagliato assieme a quello di Vieira) e poi vestendo la maglia del West Ham nella stagione 2000-2001. Ultimo porto calcistico il Monaco 1860 dove terminerà di fatto la sua carriera nel 2003, un anno dopo i deludenti mondiali di Giappone e Corea del Sud 2002 dove la sua Croazia si fermò al primo turno con l’unica consolazione di aver sconfitto l’Italia di Trapattoni. Si è detto tanto di Suker: forte, rapido, discontinuo. Ma una cosa è certa, con 45 reti totali è il bomber assoluto della nazionale Croata e l’uomo sogno di un mondiale che spesse volte è pieno di raffinate meteore (vedi Schillaci nel ’90 o Salenko nel ’94) o di leggende straordinarie (Pelè, Schiaffino, Beckenbauer, Maradona).

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