Cubillas, incantesimo peruviano

“Chi pretende di contare le stelle, non sapendo neppure contare i fili e i nodi dei computi, è degno soltanto di scherno”.

Antica frase Inca

In qualsiasi bar peruviano che va dalla città più grande, Lima, a quelle più piccole come Ica o Tumbes, ordinando un buon bicchiere di chicha morada, se ci si mettesse a parlare di calcio potreste giurare di veder brillare gli occhi a ciascun cameriere se uscisse fra quei tavoli il nome che non è solo un nome per il Perù intero ma è qualcosa di più avvicinabile ad una divinità. Peruvian forward Teofilo Cubillas runs between PolTeofilo Juan Cubillas Arizaga, classe 1949, è da tutti considerato il più grande calciatore peruviano di sempre, centrocampista offensivo che ha segnato tanti gol quanti ne potrebbe fare benissimo un centravanti moderno dai rapidi riflessi. Il tocco di pallone sopraffino Cubillas lo aveva eccome, a cominciare dalle prime partite in campionato con la maglia biancoblù dell’Alianza Lima, squadra della città dove nacque, a partire dal 1966. Al primo anno, incredibilmente, Teofilo timbrò 19 reti divenendo il capocannoniere della competizione. Nel 1971 arrivò il primo trofeo nel Campionato Peruviano Interregionale. Ma venne ora di dare una svolta alla sua carriera. Didì, ex leggenda del calcio brasiliano che con Garrincha (clicca qui per leggere la sua storia) e Pelè vinse tutto con la sua nazionale, osservò con attenzione le gesta di Cubillas, fatte di scatti improvvisi e di un fiuto del gol raro per un centrocampista, e lo portò di forza come titolare nel suo Perù che allenava in quegli anni, proprio in vista dei mondiali di Messico ’70. In quel mondiale il Perù fu una rivelazione. Nel girone 4 Teofilo fece il gol del definitivo 3-2 contro la Bulgaria alla prima gara, dedicando la rete alle vittime del terremoto che colpì la sua patria pochi giorni prima. Poi una doppietta micidiale al Marocco (3-0 il risultato finale) ed una segnatura, seppur vana, alla Germania di Beckenbauer e Muller (clicca qui per leggere la sua storia) il quale fece una tripletta e portò i tedeschi ad un definitivo 3-1. Ma nulla importa perché il Perù, per la prima volta nella sua storia, arrivò ai quarti di finale. Qui, però, ad attenderli, ci fu il Brasile, la squadra più forte della competizione. Cubillas segnò un gol (il quinto del mondiale) ma la squadra di Didì si arrese ad un 4-2 che porterà successivamente i carioca alla vittoria in finale contro gli azzurri. Con 5 reti in totale Cubillas venne eletto “Miglior Giovane del Mondiale” e il mondo cominciò ad accorgersi di lui, delle sue falcate e dei suoi gol da perfetto attaccante. In patria, al primo step durato 6 anni con i Los Intimos, gli intimi, (ce ne sarà un altro nel biennio 1977-1978) il nostro campione arrivò a quota 116 reti. Considerando il suo ruolo sorprende ancora oggi la sua voglia di entrare nelle aree avversarie e mettere a segno la sfera che, fino a pochi attimi prima teneva al piede sulla fascia. Nel 1972 venne nominato “Miglior Calciatore Peruviano”, titolo che mantenne diversi anni in Perù. Nessuno peruviano come lui. Era davvero un campione. E l’Europa lo chiamò a gran voce.

La sua avventura nel nostro continente iniziò con la maglia del Basilea dove giocò pochi mesi, nel 1973, e con cui vinse il titolo svizzero, la Super League. Ma le Alpi non sono le Ande e Cubillas non si trovò a suo agio con orologi e cioccolato. Lo stesso anno passò al Porto, club certamente più qualificato nel gioco del calcio rispetto al Basilea, diventando il leader della squadra. Intanto si aprì la Copa America 1975. Il Perù era sicuramente tra i favoriti ma la prestigiosa coppa non entrava a Lima dal 1937. Tanti anni, una infinità. Nel gruppo B Cubillas, a fianco di ottimi giocatori quali Sotil, Cueto e Ramirez, incontrò il Cile e la Bolivia. Dopo un pareggio con la prima (1-1) e una vittoria con la seconda (1-0) nelle gare di andata, al ritorno Teofilo timbra una segnatura nel 3-1 col Cile e nel 3-1 con la Bolivia. Un’altra rete, stavolta su punizione, anche nell’incontro della semifinale di andata a Belo Horizonte contro il Brasile, un 3-1 finale che portò il Perù alla finalissima (vana fu la vittoria al ritorno dei carioca 2-0 che non ebbero accesso per sorteggio alla gara ultima della Copa).

con Dalglish a fine match

“La cosa più bella che mi potesse capitare fu quella di aver battuto il Brasile a Belo Horizonte”, disse Teofilo tempo dopo in una intervista in patria. In finale il Perù incontro la Colombia e ci vollero tre gare per decidere le sorti del vincitore. All’andata fu la vittoria 1-0 della Colombia, al ritorno un secco 2-0 per il Perù e nello spareggio a Caracas il 28 ottobre, un gol di Sotil valse al Perù la conquista della Coppa dopo 38 anni. In Portogallo, nel frattempo, Teofilo segna senza sosta arrivando a farne ben 28 nella stagione 1975-1976. Con i dragoes Cubillas non vincerà nulla, il dominio della Primeira Division era in quegli anni del Benfica ma nelle stagioni ad Oporto il nostro campione mostrò a tutti di che pasta era fatto. L’anno successivo tornò a Lima, con l’Alianza e per due anni di fila vinse il campionato, proprio alle porte del famoso mondiale di Argentina ’78. L’allora allenatore Calderon, come di consueto, lo schierò fra gli 11 e nel difficile girone 4 il Perù fece paura a tutti. Battè 3-1 la Scozia di Jordan (e nel risultato una doppietta è dello stesso Teofilo), un pareggio col sudore della fronte che vale come una vittoria con l’Olanda di Krol (clicca qui per leggere la sua storia), Haan, Neeskens e Rensenbrink ed infine un 4-1 killer contro l’Iran in cui Cubillas ne fa ben 3 (due su rigore).

Con i cinque gol segnati 8 anni prima in Messico e i cinque realizzati in questa competizione, Cubillas vanta il record, assieme al tedesco Klose, di aver segnato almeno 5 reti in due mondiali. Nel girone B di semifinale l’aria si fa calda ed opprimente. C’è tensione a cominciare dai nomi degli avversari che si chiamano Brasile, Polonia ed Argentina. Il Perù incredibilmente le perderà tutte e tre ma è nell’ultima gara, quella con gli argentini, che il clamore si fece tempesta. Il portiere peruviano Quiroga, detto El Loco, argentino di nascita ma naturalizzato in Perù, ne prese ben 6 di gol dalla formazione guidata da Kempes, Ardiles e Bertoni creando quello che venne chiamato il giorno dopo lo scandalo della “marmellata”. I rumors sostenevano che l’avesse fatto apposta a prendere quei gol e che la partita fosse stata combinata, il tutto sotto gli occhi del generale Videla. La squadra di Teofilo, umiliata dopo aver preso 10 reti nelle ultime tre partite uscì a testa bassa dal mondiale. BT Sport, Football, U,S,A, pic: 21st September 1980, N,A,S,L, Soccer Bowl '80, Teofilo Cubillas, Fort Lauderdale StrikersFu la parabola discendente del grande Teofilo che partì per gli Stati Uniti a vestire in Florida la maglia del Fort Lauderdale Strikers, già club di Best, Banks ed ora di Muller, suo vecchio avversario. Con Muller formò un’ottima coppia offensiva nel calcio, quello statunitense, che è sempre stato i Campi Elisi dei calciatori. Venne convocato dal mister Tim per i mondiali del 1982, i suoi terzi, in Spagna. Ma il vecchio Perù ormai non esiste più, i nuovi giocatori non furono all’altezza delle occasioni passate e la nazionale uscì già al primo turno dopo i pareggi con Camerun e Italia (che avrebbe vinto i mondiali con Bearzot) e la sconfitta umiliante per 5-1 con la Polonia di Lato. Dopo l’ultimo suo mondiale Cubillas apparì sporadicamente in altre formazioni come il South Florida Sun e ancora la sua Alianza Lima, fino ad appendere le scarpette al chiodo nel 1988. La classifica redatta dall’IFFHS lo piazzò al 48° posto fra il giocatori di calcio più rappresentativi del XX secolo, lui che era un attaccante mascherato da centrocampista che per tutti è El Nenè, il bambino, con i suoi 173 cm di altezza e la corsa da gazzella. “Posso giocare in tutti i ruoli di attacco, non ho una posizione fissa”. Lui, anarchico del campo che rivoluzionò di per certo il gioco sudamericano e non degli anni ’70.

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