BARCELLONA-ATLETICO MADRID 1-1 – Diciotto anni per tornare a vincere il titolo di Spagna valgono bene, forse, un campionato vissuto, sudato, e strappato in questo modo a due squadre che sembrava avessero cancellato ogni possibilità di mettere in discussione il loro duopolio. Questa Liga ha lasciato tutti senza fiato, tutti tranne gli uomini di Simeone, che a Barcellona, dopo essere passati in svantaggio, pareggiano e addomesticato senza mai perdere il controllo gli ex-extraterrestri di Martino, che a fine stagione lascerà mestamente la Catalogna senza neanche un titolo.
La sensazione che però il Barcellona possa farcela a inizio partita c’è. Il copione pare scritto apposta. Possesso palla avvolgente e Atletico chiuso in attesa di colpire. I primi a colpire, dopo un inizio all’insegna dell’agonismo selvaggio, sono però proprio i blaugrana. Un missile terra aria di Alexis Sanchez apre le danze al 33′. L’ Atletico è ancora sotto shock dopo il doppio infortunio accorso a Diego Costa e Arda Turan (entrambi in lacrime), ma dalla panchina El Cholo Simeone sbraita e sputa coraggio e adrenalina per i suoi. C’è un sano nervosismo nell’aria e in campo la percezione è che le cose possano ancora cambiare. L’Atletico lo sa, e dopo dieci minuti confusionari il finale del secondo tempo partorisce una riscossa degli ospiti che addirittura costringono alle corde gli uomini di Martino. Non c’è però più tempo, e i conti dovranno per forza essere regolati dopo la pausa.
Nel secondo tempo l’Atletico parte bene, approfittando anche delle incertezze di Pinto. Prende subito un palo al primo minuto, e al 47′, dopo un errore del portiere del Barcellona, trova il gol con Diego Godin che batte di testa su calcio d’angolo. Nei minuti successivi è un monologo colchoneros, i padroni di casa trovano ogni via d’accesso verso la metà campo bloccata da un pressing forsennato degli uomini di Simeone, e sono costretti a subire come un pugile all’angolo. Il ritmo si rilassa solo dopo una decina di minuti. Busquets si fa male ed è costretto a lasciare il posto a Song, che però pare spaesato ed inceppa più volte gli ingranaggi dei blaugrana. In ogni caso il Barcellona piano piano cresce, trova anche la rete con Messi in posizione però irregolare, e l’inerzia della partita ritorna quella del primo tempo. Al 70′ l’argentino viene atterrato al limite dell’area di rigore e potrebbe provarci su punizione, ma dopo un’interminabile querelle sulla distanza della barriera il tiro si infrange mestamente sulle maglie gialle dei colchoneros.
L’ultimo quarto d’ora vede l’ingresso di Xavi, ma è un Barcellona che comincia a calare, così come il livello dei decibel del Camp Nou, che si abbassa nella speranza di poter esplodere da un momento all’altro. Il momento potrebbe arrivare all’80’ con un gran tiro di Dani Alves, ma il brasiliano trova la risposta di Curtois. L’Atletico è attento su ogni pallone, ogni movimento, ma la forza della disperazione dei padroni di casa rende negli ultimi minuti le cose complicatissime. È difesa contro attacco, ma nè Messi, nè Neymar, entrato a metà secondo tempo, riescono a leggere le strette e intricatissime trame difensive degli ospiti. L’unico brivido che corre sulle spalle di Simeone è quello di un calci d’angolo nell’ultimo minuto su cui sale anche Pinto, ma nulla accade. L’Atletico veleggia verso il suo decimo scudetto e approda alla meta venti secondi di sofferenza dopo. È finita. Il pubblico del Campo Nou applaude gli avversari, che festeggiano in lacrime per terra sul manto verde. Un ciclo è finito, un altro può iniziare, e aspetta il suo capitolo più importante fra sette giorni a Lisbona, dove El Cholo Simeone, l’uomo simbolo di questo straordinario Atletico, si misurerà sulla distanza che separa l’impresa dal miracolo calcistico.