Fulham, l’incubo è realtà: addio Premier League dopo 13 anni

Quando l’arbitro ha sancito la fine di Stoke City-Fulham, finita 4-1, i 13 anni consecutivi di Premier League dei Cottagers erano come spariti, svaniti. Per un momento i tifosi del Fulham si sono fatti prendere dallo sconforto, poi rimpiazzato dall’orgoglio di tifare quei colori, sia che la propria squadra militi nel campionato più importante del mondo, sia che militi in Championship o, peggio ancora, in League One o League Two.

Certo, la reazione dei tifosi non è stata solo positiva. C’è chi ha imputato ai calciatori poco impegno, o meglio, troppo poco agonismo. Chi si è concentrato solo sul lato tecnico parlando di un Fulham che avrebbe fatto questa fine dopo la cessione di giocatori fondamentali come Dempsey e Dembélé nel giro degli ultimi anni, senza averli rimpiazzati e senza aver programmato il futuro.

La cosa importante è che tutti hanno reagito con orgoglio, pronti a indossare la sciarpa bianconera a partire dalla prima di campionato della Sky Bet Championship 2014/15, pronti per andare al Pub con gli amici, con la fidanzata o con il figlio per poi attraversare quello splendido parco sulla riva del Tamigi che porta al Craven Cottage. Perché a conti fatti, se ami il calcio e la tua squadra, non importa qualche sia la categoria, ma solo passare una giornata all’insegna del divertimento e dello svago.

Soccer - UEFA Europa League - Group E - Fulham v AS Roma - Craven Cottage

Dal punto di vista tecnico questo Fulham poteva sicuramente fare meglio. Martin Jol prima, Meulensteen e Magath poi non sono riusciti a dare quanto speravano a questa squadra. In estate la società lasciò partire ben 13 giocatori senza nomi di spicco. In entrata Riether dal Colonia (£1,3m, ma già da un anno a Londra), Amorebieta dal Bilbao (parametro zero), Boateng dal Dnipro (parametro zero), Stekelenburg dalla Roma (£4m), Bent, Taarabt e Scott Parker dagli Spurs (£3,5m). Una campagna acquisti disastrosa, col senno di poi. Stekelenburg e Amorebieta sono finiti dritti dritti nella squadra peggiore dell’anno di quasi tutti i quotidiani. Derek Boateng (si dice abbia uno stipendio superiore a 2 milioni di sterline) acquistato praticamente per fare numero. L’unico che si salva è Scott Parker, uno di quei giocatori capaci di diventare leader di una squadra in 5 minuti.

Come già detto, campagna acquisti deludente ed ecco che la minestra è rovesciata. In porta Stekelenburg ha disputato solo 19 partite, con Stockdale che ha provato a sigillare i pali, ma gli sarebbe servito il bus della squadra, visto che ultimamente se ne parla molto. In difesa Hangeland ha dovuto lasciare il povero Fulham incostudito per 13 match a causa di un infortunio; i cottagers hanno giocato con la coppia Amorebieta-Senderos, principale causa di incubi nei tifosi di questa squadra, con ai lati Riether (a destra) e Riise (a sinistra). Al centro del campo i due veterani Sidwell (miglior marcatore) e Scott Parker hanno provato a fare qualcosa, hanno provato ad agire da leader, ma non è servito. Poco più avanti Kasami, Duff, Taarabt, Dejagah e Kacaniklic, a turno, si davano il cambio con l’obiettivo di mettere Dimitar Berbatov, autore di 4 reti in 18 partite, nella miglior condizione possibile per segnare.

Il mercato di gennaio, con 13 sconfitte in 19 match sul groppone, doveva rappresentare una possibilità da non sprecare per la squadra, ma così non è stato. Partito Berbatov, a volte criticato per poco impegno ma giocatore fondamentale, è arrivato a Londra Mitroglou per £11m, acquisto interessante, ma l’ex Olympiakos ha giocato 153 minuti a causa di un infortunio. Ed ecco 11 milioni di sterline “sprecati” in ottica salvezza, almeno per quanto riguarda questa stagione, ma in questo caso c’è anche molta sfortuna. Oltre al bulgaro sono partiti anche Senderos, Taarabt e Ruyz. Dentro William Kvist, l’ex stella della squadra Dempsey, Lewis Holtby (tutti in prestito) e Heitinga.

Nulla da fare, però. Il 14 febbraio 2014 si è seduto sulla panchina l’esperto e quotato Felix Magath. Con lui 3 vittorie, 1 pareggio e 5 sconfitte che sono valse il penultimo posto. Eppure il Fulham aveva tirato fuori le palle, l’orgoglio, era riuscita a battere il Newcastle in casa il 15 marzo, grazie alla rete di Dejagah. Poi la sconfitta, che ci può stare seppur pesante, contro il Manchester City e un’altra sconfitta casalinga contro l’Everton. In questo match i lilywhites erano sull’1-1 fino al 78′, solo un Howard in spolvero permise agli ospiti di non andare in svantaggio. A quel puntò la squadra crollò psicologicamente e l’Everton vinse 1-3.

Ma non è finita, no, perché il Fulham riuscì a battere l’Aston Villa in trasferta (con tanti tifosi al seguito) per 1-2 grazie alle reti di Richardson al 61′ e di Rodallega all’86’. Sette giorni dopo ancora Rodallega regalò la vittoria al Fulham contro il Norwich, un match importantissimo che diede rinnovato entusiasmo a tutto l’ambiente. Un ambieente che poco prima delle 17 inglesi del 26 aprile stava già festeggiando la vittoria del Fulham sull’Hull City per 2-1, i canti pieni di gioia del Craven Cottage rimasero strozzati in gola quando all’87’ Shane Long ha segnato il parziale e finale 2-2 in favore dell’Hull. Due punti in meno, due punti che avrebbero potuto cambiare tutto.

Ieri al Britannia Stadium di Stoke-on-trent la fine di un incubo iniziato nell’agosto 2013. La squadra di Magath si è fatta nettamente mangiare dai padroni di casa con un 4-1 che chiude nel peggiore dei modi una stagione fallimentare sotto ogni punto di vista.

Chi ama il calcio british come può essere contento di vedere il Craven Cottage in Championship? Quello che, probabilmente, è l’emblema dello stadio inglese (che non è quello solamente vicino al campo, come si dice spesso). Personalmente ho avuto la fortuna di partecipare, è questo il verbo giusto, per due volte ad un match del Fulham al Cottage. Un’esperienza fantastica a partire dall’uscita della Tube di Putney Bridge, passando per lo splendido parco (Bishop’s Park) e arrivando di fronte alla Johnny Haynes Stand con sulla destra una bella via resindenziale. Quando entri dentro, oltre all’odore di birra e di cibo da fast food, si sente l’odore del calcio, di quello vero. Oltre a questo si può notare come gli inglesi sappiano mescolare il vecchio con il nuovo, come riescano a mantenere moderno uno stadio che spruzza storia da ogni angolo.

Ora è inutile guardare il passato. Gli Oasis, tanto famosi in Inghilterra, suonavano “Don’t Look Back in Anger”, non guardare indietro con rabbia. Il Fulham deve ripartire dalla Championship con il solo obiettivo di tornare in Premier League. Puntando anche sull’academy, ma con bene in mente l’obiettivo, meno facile di quel che si possa pensare.
Nel prossimo match tutti i tifosi del Fulham si riuniranno al Craven Cottage per salutare la propria squadra, per darle appuntamento a metà agosto, perché saranno sempre con lei.