Marco Negri, il rinnegato milanese Re di Scozia per un anno

Rise and Fall. Il titolo di questo pezzo di Sting riflette perfettamente la carriera di Marco Negri, centravanti atipico che a fine anni ’90 ha rubato per una stagione il palcoscenico a fuoriclasse del calibro di Romario, Del Piero e Weah: attaccante unico nel suo genere, spesso sgraziato ma efficace, gli è bastata una stagione da capocannoniere per far innamorare il pubblico di Ibrox, casa dei Glasgow Rangers. In Italia pochi addetti ai lavori ne hanno memoria, ma nella patria di St. Andrew è ancora ricordato come bomber prolifico e spietato.

Classe 70’, esordisce 18enne nell’Udinese, per poi farsi le ossa nell’allora serie C con Novara e Ternana. I friulani non vedono in lui doti necessarie per farsi strada in cadetteria e lo cedono al Cosenza, dove segna 19 gol e si fa notare dal Perugia, con cui ottiene una promozione in Serie A nel 1996. Nella sua prima stagione in massima serie segna 15 gol senza però evitare la retrocessione degli umbri, ma tanto basta per farsi notare da un santone del calcio scozzese, Walter Smith, che lo vuole come centravanti per i suoi Rangers, che lo acquistano nel 1997 per 3 milioni e mezzo di sterline.

Quell’anno Ibrox vide un arrivo in massa di italiani: oltre a Negri approdarono nella metà protestante di Glasgow Lorenzo Amoruso e l’ex juventino Porrini, entrambi difensori, Luigi Riccio ed un giovanissimo Gennaro Gattuso, che rimase solo un anno per le incomprensioni con il nuovo allenatore Advocaat. In quella squadra militavano i giovani Craig Moore e Barry Ferguson, Brian Laudrup e quella vecchia volpe di “Gazza” Gascoigne.

Schierato titolare fin da subito, in Scozia Negri vede l’apice della sua carriera: segna 23 reti nelle prime 10 partite (miglior media in Europa) compreso un pokerissimo ai Tangerines del Dundee Utd, diventando insieme a Paul Sturrock l’unico calciatore della storia del campionato scozzese a segnare 5 reti in una partita (record poi eguagliato anche da Kenny Miller con la maglia del Celtic). Inutile dire che il titolo di capocannoniere fu suo – 32 gol in 29 partite fu la sua pazzesca media, battuta solo dai 35 centri di Henrik Larsson nel 2001 – oltre a diversi riconoscimenti come Giocatore del Mese e il 5’ posto nella graduatoria annuale della scarpa d’oro dietro solo a Machlas, Ronaldo, Arveladze e Bierhoff; come numero di reti nel solo campionato solo il greco riuscì a tenergli testa. Incredibilmente, nonostante la sua pazzesca media gol i Rangers non vinsero il campionato, battuti dagli arcirivali cattolici del Celtic.

Neanche il tempo di terminare la sua ascesa sull’Olimpo che improvvisamente la favola del centravanti milanese finisce qui: la stagione 1998-1999 comincia la sua parabola discendente: prima sta fuori per un mese e mezzo a causa di un banale incidente alla retina giocando a squash con Porrini, poi innumerevoli problemi fisici ne minano fisico e rendimento. Prima una polmonite, poi guai alla schiena e un’operazione per curare l’ernia lo tengono in infermeria per gran parte della stagione. Risultato: 3 presenze e 0 gol, con i Rangers che a gennaio lo mandano in prestito al Vicenza di Reja, sull’orlo della retrocessione, con cui segna un solo gol in 9 apparizioni. Tornato in Scozia gioca una partita in Champions League con lo Sturm Graz, poi un altro infortunio, tacchettata allo stinco, i Rangers ormai non credono più in lui: viene messo fuori rosa da Advocaat (che con gli italiani proprio non ha un buon rapporto) e dopo 3 anni tra gloria e inferno decide di dire addio alla ventosa e piovosa Caledonia. Torna in Italia, prima al Bologna, poi Cagliari, Livorno (con cui in Serie B segnò una tripletta al Cosenza), per poi chiudere la carriera nel Perugia, la squadra che lo ha lanciato.

La sua carriera si chiude così a 35 anni per dedicarsi a tempo pieno alla crescita del figlio. E’ durato un anno solo, ma tanto è bastato per farlo entrare nella storia del club, una stagione in cui col tritolo ha spazzato via le difese avversarie e come un cecchino ha impallinato qualsiasi portiere: Di lui resta la folta chioma ribelle, quel fisico tarchiato ma potente, ma soprattutto quei gol, 32 in un anno che sono tutt’ora record imbattuto nella Scottish Premiership per un giocatore dei Rangers.

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24 anni, appassionato di sport a tutto tondo (football americano, basket, golf e ovviamente calcio), letteratura, film e auto. Dopo aver conseguito la maturità linguistica, lavoro attualmente per una multinazionale metalmeccanica, mi occupo di calcio estero per passione ed amore per il rettangolo verde.