L’Atlético Madrid suona l’ottava sinfonia al termine di una gara aperta a qualsiasi risultato fino al minuto 72, quando João Miranda con un implacabile colpo di testa l’ha sbloccata, mandando in visibilio il caldissimo pubblico del Vicente Calderón, prima del rigore di Diego Costa, che ha chiuso i conti allo scoccare del novantesimo. Ci sono volute due palle inattive, dopo il penalty fallito da Villa, sempre più in astinenza, per avere ragione di una squadra in piena lotta per non retrocedere, e questo la dice lunga sull’andamento della gara e sulla stanchezza fisica e psicologica dei Colchoneros, che rischiano di arrivare spompati nel momento decisivo di una stagione esaltante. Ma ciò che importa in questa caliente notte madrilena è l’ottavo successo consecutivo degli uomini di Simeone, che mette un’ enorme pressione alle inseguitrici.
L’Atlético Madrid prende in mano le redini del gioco sin dalle prime battute e gira palla con grande pazienza contro un avversario che, a differenza delle dichiarazioni del proprio tecnico alla vigilia della gara, pensa soltanto a fare densità nelle propria metà campo e a bloccare, senza successo, le linee di passaggio dei padroni di casa. Adrián gioca molto largo sulla fascia destra, mentre Koke si accentra spesso quasi in posizione di trequartista: è così che Simeone vuole scardinare il fortino eretto davanti al portiere. Diego Costa e Villa si cercano e si trovano spesso in un fazzoletto di terreno, bucando per vie centrali la difesa ospite. Col passare dei minuti la pressione dei padroni di casa sale inesorabilmente, al pari dell’incitamento del pubblico, che non trova soluzione di continuità per tutti i novanta minuti di gioco. Filipe Luis e Juanfran si sovrappongono costantemente in fase offensiva, ma un certo eccesso di confidenza nella giocata decisiva e la distanza tra i reparti in alcuni passaggi della gara preoccupano, e non poco, Simeone, che in panchina non riesce a nascondere la propria insofferenza sbuffante.
I cattivi pensieri del “Cholo” trovano fondamento al 25’, quando gli ospiti sviluppano un contropiede da manuale e Javi Márquez impegna severamente Courtois con una conclusione di sinistro, radente e velenosa, dal limite dell’area. Sul corner successivo Sapunaru svetta all’altezza del primo palo e costringe l’estremo difensore belga al secondo miracolo consecutivo, con una parata di istinto puro. Cinque minuti più tardi Carles Gil spara alto da buona posizione e dalla panchina Fran Escribá fa cenno ai suoi uomini di premere, alzando il baricentro. Al 42’ il primo vero squillo dei Colchoneros è di quelli che fa rumore e spaventa gli avversari: Juanfran viene servito sull’out di destra e crossa in mezzo per Diego Costa, che non riesce a deviare verso la porta di testa e involontariamente prolunga la sfera verso il secondo palo, dove Villa,a porta praticamente sguarnita, manda fuori la sfera con un tocco al volo di sinistro. Grave la svista del secondo assistente, che non si avvede dell’evidente posizione di fuorigioco del “Guaje”.
In avvio di ripresa i Colchoneros si ripresentano in campo con una novità: fuori il corpo estraneo Adrián e dentro Raul Garcia, l’unico titolare lasciato volontariamente a riposo da Simeone ad inizio partita, dal momento che Arda Turan è rimasto fuori per una fastidiosa pubalgia. Il neo entrato apporta subito una maggiore capacità di movimento e al 49’, sul lungo cross dalla sinistra di Filipe Luis, è bravissimo a prendere la posizione su Sapunaru e a farsi stendere. L’arbitro concede il penalty, ma Villa si fa ipnotizzare da Manu Herrera. Al 56’, sugli sviluppi di un corner corto calciato dalla destra, Flipe Luis libera davanti al portiere Villa, che in spaccata trova la via della rete, ma il primo assistente segnala il fuorigioco. Erano addirittura quattro i giocatori in offside, compreso il “Guaje”, che quattro minuti più tardi lascia spazio a Diego. Col passare dei minuti il forcing offensivo dell’Atlético Madrid manda letteralmente in apnea gli ospiti, ma il castello difensivo eretto dai ragazzi di Fran Escribá non crolla. Diego Costa fa a sportellate con gli avversari e tra le fila dell’Elche i cartellini gialli cominciano ad essere tanti.
Al 72’ il corner lungo calciato dalla destra da Sosa trova la testa di João Miranda, che sovrasta il diretto marcatore Botía e accarezza la sfera, mandandola sul palo più lontano. Simeone esplode letteralmente di gioia e il Vicente Calderón si trasforma in una bolgia infernale. Nella fase finale Simeone opta per un centrocampo a cinque e lascia solo in avanti Diego Costa, che non ne risente e al 88’, lanciato a tu per tu col portiere da Diego, dopo una portentosa cavalcata, calcia centralmente e tiene aperte le speranze degli ospiti. Due minuti più tardi, però, Diego Costa, viene lanciato nuovamente a tu per tu col portiere, questa volta dal pregevole tocco filtrante di Filipe Luis, frena e si fa atterrare da Sapunaru. L’arbitro non ha dubbi: rigore ed espulsione, e dal dischetto Diego Costa spiazza Manu Herrera. Vibrano i 48000 cuori del Calderón al suono dell’ottava sinfonia.