“Si pensa sempre a ciò che s’è lasciato; l’abitudine rende l’uomo beato”.
J. W. von Goethe
“Lo scopo del gioco è fare gol, non girare in lungo e in largo per il campo”. Monaco di Baviera, 7 luglio 1974. Fa caldo, le scarpe da gioco sono consumate dalla fatica e la Germania Ovest saluta con la Coppa del Mondo fra le mani i tifosi accorsi in massa in mezzo al campo e sugli spalti per toccare le maglie dei loro idoli. Tra questi ultimi ce n’è uno in particolare, il Bomber della Nazione, come lo chiamano in Germania. E’ Gerd Muller, classe 1945, uno dei più grandi attaccanti tedeschi del calcio, sicuramente il più prolifico, con centinaia di reti ed un fiuto d’area luciferino, più che celestiale. Si perché Gerd fu una macchina da gol per almeno 15 anni, da quel 1964 quando, dopo aver primeggiato con la squadra della sua città, il Nordlingen, venne chiamato senza se e senza ma dal Bayern di Monaco che cercava la scalata verso la Bundesliga dopo qualche anno passato nella Regionalliga Sud (la terza divisione tedesca). Alle visite mediche l’allenatore Cajkovski ne sottovalutò il fisico. “Cosa me ne faccio di un sollevatore di pesi? E’ grassoccio, inutile come attaccante”, disse il mister. Beh, si sbagliava, ovviamente. Grazie ai suoi gol e all’estro di Beckenbauer, nel giro di due anni il Bayern passò in prima categoria e si giocò l’anima e il cuore nella Bundesliga. Nel 1966 il primo trofeo di Gerd, la DFB Pokal (la Coppa di Germania) vinta contro le zebre del Duisburg per 4-2. L’anno successivo fu capocannoniere del campionato con 28 reti e vinse un’altra Coppa di Germania, segnando due gol in finale contro l’Amburgo. Ma a Gerd e soci non basta. Con Cajkovski giunge come un’onda d’urto la Coppe delle Coppe nel ’67 a Norimberga, contro gli scozzesi del Rangers. Grazie ad un gol di Roth i biancorossi vincono anche in Europa. Due anni dopo arriva finalmente la conquista del campionato tedesco nel 1969 più una ennesima coppa nazionale vinta 2-1, con due reti dello stesso Muller contro lo Schalke 04.
Con 30 gol è lui il marcatore numero uno della Bundesliga e si supera l’anno successivo con 38 segnature. La Germania non può più far finta di nulla, Gerd Muller, questo omino alto 1,70 un po’ goffo è un gigante dell’area di rigore. Lui resta fermo, in mezzo all’area, aspettando palloni utili e quando gli arrivano non c’è più scampo per gli avversari. Può restare invisibile per tutta una partita come l’uomo di James Whale ma basta una sua scintilla per cambiare le sorti della gara. Il tecnico Schoen lo porta di peso ai i Mondiali di Messico 1970.
Sotto il sole americano, 40 gradi all’ombra, sombreri e gonne di formose chiche, inizia la leggenda di Gerd. Con 10 gol è il capocannoniere della competizione, cominciando già dal Girone 4: una rete al Marocco, 3 al Perù e 3 alla Bulgaria. Ai quarti ritorna l’ombra l’inglese che 4 anni prima nella storica finale a Wembley schiacciò i tedeschi facendo cin cin alla Regina. Ma è la Germania ovest a spuntarla e grazie a Beckenbauer, Seeler e lo stesso Gerd l’Inghilterra è sconfitta ed ora si attende la semifinale. 17 giugno 1970: non c’è nessun sportivo che abbia dimenticato questa storica partita definita da molti “la partita del secolo”. E’ il famoso e pluricitato 4-3 degli azzurri, la gara più bella giocata in un mondiale fino a quel momento. L’Italia di Valcareggi, grazie alle incredibili prestazioni di Mazzola, Rivera e Facchetti supera la montagna tedesca e passa alla finale. La caparbietà del capitano Beckenbauer che giocherà con una spalla slogata e i due gol di Muller non bastano, gli azzurri sono i più forti. Si consolerà con un meritato terzo posto dopo aver battuto 1-0 l’Uruguay. E soprattutto con il Pallone D’oro vinto sopra Moore e Riva. La delusione messicana è però un trampolino di lancio per Gerd che da quel momento segnerà e vincerà ancora molto. Nel ’71 un’altra Coppa di Germania contro la Colonia e tre campionati consecutivi ’72 (marcatore con 40 gol), ’73 (marcatore con 36 gol e record di segnature in un anno solare con 85 reti, primato superato da Messi nel 2012)e ’74 (marcatore con 30 gol). Il tutto intervallato dallo splendido Europeo del 1972 giocato in Belgio che vide la formazione di Schoen vincere in finale contro la Russia per 3 a 0 (due reti di Gerd). Sciacallo fra gli sterpi, Muller è una fonte inesauribile di segnature come non se ne vedeva da anni, forse dai tempi di Puskas (clicca qui per leggere la sua storia) o di Eusebio (clicca qui per leggere la sua storia). Ad un qualunque giocatore questa serie incredibile di conquiste potrebbe bastare per la propria carriera calcistica ma al Bomber no. Guidati dal grande Udo Lattek i bavaresi alzano pure la prestigiosa Coppa Campioni.
Allo stadio Heysel di Bruxelles, Muller, Beckenbauer, Roth e Breitner annientano l’Atletico Madrid con un secco 4-0 (dopo il risultato di 1-1 nella finale poi ripetuta). Muller ne fa due e sono 8 in totale nella competizione, capocannoniere ancora ma questa volta la serie di gol è fondamentale per la vittoria nell’Europa che conta. Il Barcellona lo brama, lo vorrebbe affiancare al genio di Cruijff ma Muller si trova bene in Germania e aspetta solo di conquistare il mondo. Dalle tenebrose fronde della Selva nera alle coste del Mar del Nord la Germania intera è immobile per quasi un mese intero.
Ci sono i Mondiali 1974 nella nazione tedesca. Superfavoriti è ovviamente la squadra di Schoen ma l’Olanda e il Brasile vincitore della passata edizioni sono ostacoli sicuramente da superare. Nel Girone 1 tutto facile per Gerd e compagni nelle prime due gare contro il Cile e l’Australia. Agli ex coloni inglesi Muller segna un gol, il suo primo di questo mondiale. Pare stanco, deconcentrato, sembra aver dato tutto negli ultimi anni di carriera. Vittorie, sudore e gol a raffica. E ciò è constatato maggiormente con la storica sconfitta per 1-0 contro i “cugini” della Germania Est, una gara che è un urlo attraverso le crepe del muro di Berlino. L’ovest perde, come il mito di frontiera americano. Ma non ci sono proiettili bensì gol e Muller, adombrato dal sole sovietico, si riscatta nel Girone B di semifinale quando contribuisce alle vittorie contro Jugoslavia, Svezia ma soprattutto la fortissima Polonia di Lato (clicca qui per leggere la sua storia). E’ suo il gol contro i polacchi e con 3 vittorie la Germania Ovest è catapultata a Monaco di Baviera nella grande finale contro l’Olanda. Il calcio totale degli Oranje di Michels contro la titanica struttura fisica dei tedeschi. Fantasia contro ginocchia di ferro, stelle filanti contro mazze chiodate, champagne contro birra. Al 2° minuto l’Olanda passa subito in vantaggio con un rigore battuto da Neeskens. Rep, Krol e Cruijff formano la spina dorsale di un serpente a sonagli. Ma è grazie ad un altro rigore che l’ossatura da orso bruno dei tedeschi pareggia i conti. E’ Breitner, detto anche il comunista, che lo calcia, portando in rete il sogno della Germania che diverrà realtà con il Bomber che a pochi minuti dalla fine del primo tempo infila in porta il caldo pallone di Monaco.
Il secondo tempo offre tensione e rabbia fra i seggiolini tedeschi ed olandesi ma alla fine la Germania Ovest è campione del mondo per la seconda volta nella sua storia dopo quella di Svizzera ’54. I tifosi salutano con fermento wagneriano la vittoria del mondiale ma anche l’addio di Gerd alla nazionale tedesca. “Vi regalerò il Mondiale e poi smetterò di giocare con la Germania”, profetizzò il bomber alle tv tedesche prima della competizione.
Muller guarda il mondo dal monte più alto della Germania con la coppa più bella dell’universo conosciuto. Nel 1975 la seconda Coppa Campioni vinta contro il Leeds UTD per 2-0 con i gol di Roth e di Gerd al Parco dei Principi di Parigi. Stessa cosa l’anno successivo, la terza Coppa di fila, come il Real Madrid di Di Stefano e Puskas e l’Ajax di Cruijff. Con una rete del solito incredibile Roth, il St. Etienne è distrutto in finale a Glasgow, in una formazione che vede l’innesto importante di Rummenigge (clicca qui per leggere la sua storia). I bavaresi di Cramer vincono anche lo stesso anno la Coppa Intercontinentale contro il Cruzeiro per 2-0, primo club tedesco a vincere nel mondo. E’ l’ultimissimo successo di Gerd che lascerà i bianco-rossi per intraprendere nel ’79 una carriera statunitense come Pelè e Best. Va a giocare in Florida nel Fort Lauderdale Strikers segnando ancora parecchio e trovando nella finale di campionato il Cosmos di Becknbauer, un ultimo addio fra amici, come nei film di John Woo. Se per il mister di una vita Schoen quelli di Muller erano “piccoli golletti” per i tifosi della Germania erano colpi di arieti di marmo contro fortezze nemiche, gli unici veri modi per conquistare territori sui quali dar prestigio all’impero asburgico. Il dopo calcio di Gerd è affogato nella depressione e nell’alcool, abbracciato dall’infausto spirito che colpì George Best, Garrincha (clicca qui per leggere la sua storia) ed altri campioni. Ma per fortuna il Bomber ne è uscito incolume dalla nera tenaglia e grazie all’aiuto di amici come Franz Beckenbauer ora Gerd Muller, forse il più grande cannoniere che la Germania possa vantare, allena i ragazzi nelle giovanili del Bayern di Monaco, cercando, come spinto da una infinita curiosità un altro sé stesso da lanciare, un altro piccolo goffo Muller, in un eterno ritorno sempre più emozionante e luccicante proprio come il ciocco di luce schioccato dal suo bacio sulla Coppa del Mondo.
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