EINTRACHT FRANCOFORTE – WERDER BREMA 0-0 – Chi si attendeva caterve di gol, è rimasto deluso: Eintracht-Werder finisce a reti bianche. Le due squadre, fra le peggiori difese dell’intera Bundesliga, deludono gli amanti dell’over, ma confermano la propria inconsistenza tattica ( Eintracht Francoforte) e tecnico-tattica (Werder Brema), testimoniata dalla deficitaria classifica occupata da entrambe (appaiate a quota ventidue, a soli tre punti dalla zona-retrocessione). Curioso lo schieramento iniziale scelto da Dutt, che – pur di non schierare il disastroso Lukymia – arretra Kroos sulla linea difensiva e, complice un Santiago Garcia in non perfette condizioni, sposta Caldirola a sinistra, mentre in attacco opta per la coppia Di Santo – Petersen. Armin Veh, reduce dal preziosissimo pareggio in rimonta al Do Dragao, opta per gli stessi undici scesi in campo, giovedì, in Europa League.
L’Eintracht parte forte, costringe il Werder sulla difensiva e si fa notare per ficcanti azioni sulle fasce, con Jung e Oczipka in particolare spolvero. La prima palla-gol per i rossoneri, però, giunge solo al quarto d’ora con Joselù, che costringe Wolf ad un difficilissimo intervento. L’Eintracht insiste, ma la punizione di Meier, al diciottesimo, esce di poco alla destra di Wolf. Il Werder si difende e, talvolta, prova a ripartire in contropiede, ma la porta di Trapp non corre seri rischi. Alla mezz’ora è nuovamente la squadra di casa a sfiorare il gol, ma Petersen – in ripiegamento all’interno dell’area piccola – è bravo a sovrapporsi al colpo di testa di Flum e ad evitare che la sfera inquadri lo specchio della porta. Quattro giri di lancette e il Werder resta in dieci per il secondo cartellino giallo rifilato a Kroos, autore di un fallo inutile – quanto sciocco – ai danni di Rode. Dutt corre ai ripari: fuori una punta (Petersen), dentro un terzino sinistro (Santiago Garcia), con Caldirola che viene spostato al centro della difesa. Nel finale di frazione, i rossoneri reclamano un calcio di rigore per un contratto fra Ignjovski e Oczipka, ma l’arbitro non ravvede gli estremi per la concessione del penalty.
Nell’intervallo, Armin Veh effettua un cambio con il chiaro intento di aumentare la pericolosità offensiva dei suoi: fuori Madlung, dentro Aigner. Il Werder si chiude benissimo nella propria metà campo: per l’Eintracht è davvero difficile trovare spazi. La prima occasione della ripresa è appannaggio dei locali, ma il colpo di testa di Joselù non inquadra lo specchio della porta. Il leit motiv della ripresa è del tutto evidente: Eintracht padrone del palleggio, Werder disciplinatamente chiuso dietro. Le occasioni da gol – complice (anche) un Prodl stranamente positivo – latitano. Per annotare un’azione pericolosa bisogna aspettare il settantasettesimo, ma il tiro da fuori area di Meier non inquadra lo specchio per questione di centimetri. La squadra di Veh, aiutata da un Werder particolarmente stanco dopo oltre un’ora in inferiorità numerica, sale in cattedra negli ultimi dieci minuti: all’ottantaduesimo, Wolf è bravissimo su una deviazione volante di Joselù all’interno dell’area piccola, mentre quattro minuti più tardi è Russ a non calibrare bene un colpo di testa da posizione invitante. L’occasione più nitida del match, però, l’Eintracht la sciupa a tre minuti dal termine: Inui mette una palla in mezzo, Meier viene dimenticato da Prodl (ndr: almeno un errore grave a partita lo deve fare obbligatoriamente) e, tutto solo in mezzo all’area di rigore, effettua un colpo di testa senza trovare lo specchio della porta. La CommerzBank resta con l’urlo del goal strozzato in gola, il Werder, invece, se ne torna a Brema con un punto prezioso quanto immeritato.