Il giorno dopo Atletico-Barcellona, la Spagna si riscopre amante di tatticismi e catenaccio, anche se la parola – bandita dal vocabolario “futbolistico” iberico a meno che non ci sia un’italiana in campo – non è menzionata per semplice pudore. La partita con meno tiri in porta di tutta l’andata della Liga è celebrata su tutti i giornali in edicola oggi, dai catalani Sport e El Mundo Deportivo, ai “madrileni” Marca e As. Intensità è la parola più utilizzata: in Spagna, da tempo, la Premier League è vista con un pizzico di invidia. E, in effetti, i ritmi “inglesi” per una volta si sono visti anche su un campo dei nostri “cugini”. Intensità, certo, ma poco – pochissimo – spettacolo. E protagonisti mancati.Doveva essere la partita di Villa, ex col dente avvelenato; del “guaje” in campo nemmeno l’ombra. Doveva essere la partita di Pedrito e Sanchez, preferiti all’acciaccato Messi e a Neymar, ma entrambi – nonostante il buon inizio del canario, hanno toppato. Iniesta è uscito infortunato all’intervallo dopo un primo tempo giocato in apnea, Xavi galoppa verso il tramonto della sua fantasmagorica carriera (sì, è umano). Soprattutto, il Calderon si aspettava il sigillo di Diego Costa, il vero mattatore di questo girone d’andata della Liga. Il brasiliano, ops spagnolo, si è dato da fare, ma in fase di conclusione non è mai stato pericoloso. DIfficile pensare, come diceva in cronaca Capello, che il 25enne ex Braga, Celta Vigo, Valladolid e Rayo Vallecano possa trascinare la Spagna al Mondiale, al suo primo grande appuntamento internazionale in carriera. Nonostante sia stato letteralmente impressionante in tutto il 2013. Le ultime parole famose? Staremo a vedere.
I veri trionfatori della serata, oltre Piqué-Mascherano-Busquets da una parte e Godin-Miranda dall’altra, sono stati Simeone e Martino. Del primo si stanno apprezzando le doti di tecnico capace di dare “un’anima” alla squadra da tempo. E non si vergogna di giocare in modo pratico nella terra del tiki-taka. L’Atletico di Simeone è la seconda squadra nella storia, dopo il Barcellona, a raggiungere 50 punti nel girone d’andata nella Liga.
Il “Tata” Martino, dal suo canto, ha superato critiche e qualche pernacchia iniziale. Il Barcellona è meno ammaliante ma, giudizio soggettivo, diverte di più. E’ una squadra umana, capace comunque di mostrare un gran calcio ma anche di soffrire quando trova di fronte un avversario tosto. Ed è stato proprio questo il difetto principale dell’undici catalano sotto la gestione di Guardiola e Vilanova.