E’ il 1939. L’Albania è sotto bombardamento italiano. L’eroe nazionale Mujo Ulqiraku sta per morire sul campo di battaglia, mentre un altro simbolo sta per nascere. Il suo nome è Panajot Pano.
Pano nasce tra le colline “viles e zogut” di Durazzo da genitori emigrati dalle campagne di Delvina. Il soggiorno di Panajot e della sua famiglia a Durazzo però dura poco, perchè ben presto si trasferiscono a Tirana, città a cui Pano rimarrà per sempre legato. Il destino (o forse altro) decide che la famiglia Pano debba comprare un appartamento proprio nel “quartiere dello sport” della capitale. Qui il giovane ragazzo ha la fortuna di crescere sotto dell’insegnamento del professore di educazione fisica e grande conoscitore di calcio Myftar Marku, che in molti dicono sia stato figura fondamentale nella sua formazione calcistica. Ma forse quel ragazzino che voleva soltanto giocare a calcio dalla mattina alla sera, non aveva bisogno d’insegnamenti sul pallone.
Joti (suo soprannome) era un talento, era nato per giocare a calcio e tutti quelli che avevano la fortuna di guardarlo giocare confermavano queste impressioni. Uno dei più forti difensori centrali della storia dell’Albania, Skender Halili, nel 1955 nota il giovane Pano e lo spedisce nelle giovanili del KF Tirana, che allora si chiamava Spartak Tirana. Qui accade un fatto curioso. Pano infatti inizia come portiere, ruolo che ricoprirà più volte in epoca giovanile. “Tutti volevano giocare in attacco, io volevo soltanto giocare a calcio, anche in porta mi andava bene” così commenterà a fine carriera quel periodo della sua adolescenza. Proprio al Tirana viene a contatto con l’uomo che svolterà definitivamente la sua carriera calcistica, l’allenatore della prima squadra Xhavit Demneri.
Ora, è noto a tutti che i geni inizialmente sono quasi del tutto incompresi, e proprio per questo forse anche Demneri quel pomeriggio del 1956 sarà passato come folle, quando all’intervallo dell’amichevole contro il Partizani Tirana (la sua squadra perdeva 0-4) disse rivolgendosi a Pano: “Tu, ragazzo, vai in attacco”. E’ questo il punto di partenza della leggenda calcistica del calciatore albanese più forte di sempre. Pano non solo inizia a giocare sempre come attaccante, ma è anche nettamente più forte dei suoi coetanei. Nel 1957 il Tirana partecipa al campionato giovanile nazionale e vince il torneo. Pano è il trascinatore di quella squadra e capocannoniere del campionato.
L’anno successivo fa il proprio esordio in partite ufficiali con la prima squadra, in coppa d’Albania contro il Besa Kavaje (il Tirana perse 1-2 quella partita ma Pano realizzò l’unico gol dei suoi) per poi diventarne colonna portante. La sua partita migliore con la maglia bianco-blu è sicuramente quella persa 2-4 contro il Partizani Tirana campione in carica. Indovinate chi realizzò entrambi i gol dei padroni di casa? Naturalmente quel giovanotto di soli 19 anni. A fine anno la sua avventura con il Tirana finisce. La leva obbligatoria chiama Pano, e il ragazzo si arruola nella marina militare, ma nonostante questo non abbandona il suo sogno e la sua passione di giocare a calcio.
Nel tempo libero infatti, i “marines” albanesi si divertono a giocare a pallone, e il talento di Joti non passa inosservato. E proprio per questo, al termine del suo breve arruolamento (tre mesi), Pano finisce a giocare nel Partizani Tirana, la squadra dell’esercito. Qui il giovane calciatore viene a contatto con tutt’altra realtà , diversa da quella precedente. Il Partizani infatti è squadra di fama nazionale, con giocatori di talento provenienti da tutta l’Albania, per questo motivo molti temono il suo impatto con la nuova realtà. Ma Pano non era un giovane qualunque e lo dimostrò subito. Alla sua prima stagione con i rossi di Tirana realizza 12 gol, e si laurea capocannoniere del torneo. Da quella stagione in avanti sarà un susseguirsi di successi.
Coppe d’Albania, campionati, titoli di capocannoniere si vanno man a mano ad aggiungere nel palmarès del club ed in quello personale di Pano. Le sue giocatore stregarono l’Albania ma anche gran parte d’Europa. Myslmim Bey, allora presidente del Fenerbahçe, ne rimase particolarmente colpito e al termine di una partita tra Fenerbache e Partizani disputata ad Istanbul disse: “Pelè ed Eusebio sono i giocatori più forti del mondo, ma Pano è il giocatore più forte che abbia mai giocato su questo campo”. I radiocronisti del tempo si scatenavano nel dargli soprannomi. “Veloce come il vento”, “forza inarrestabile”, “il piccolo Puskas albanese” sono solo alcuni degli epiteti attribuiti a Pano. Ma tutti questi sembravano non descrivere fino in fondo la classe del giocatore albanese.
Panajot Pano non si poteva descrivere attraverso una sola parola o una frase. Era qualcosa di indescrivibile, quel tipo di giocatore che nasce in una nazione ogni 200 anni. In campo era talento e arte, dimostrando di essere il più forte di partita in partita e dando quel tocco estetico che impreziosiva ogni sua giocata.
In molti si sono chiesti e molti si chiederanno ancora il perché del fatto che Pano non abbia mai calcato palcoscenici più importanti rispetto al campionato albanese. La risposta è semplice. Il regime comunista di Enver Hoxha non permetteva a nessuno, tanto meno ai calciatori, di lasciare l’Albania.
Lo stesso giocatore ha più volte dichiarato nel corso della sua carriera e anche dopo di aver ricevuto richieste da tutta Europa: Germania, Olanda, Irlanda del Nord, Svizzera, Danimarca. In particolare Colonia e Fenerbahçe hanno fatto il possibile per avere i servizi del fuoriclasse albanese. Ma nulla è servito. Forse, se Pano avesse avuto la possibilità di trasferirsi in questo momento staremo parlando del primo Pallone d’Oro albanese oppure di un semplice giocatore qualsiasi, talento assoluto in patria ma giocatore normale all’estero. Nessuno potrà mai saperlo. L’unica certezza è che la carriera in patria di Pano l’ha portato ad essere lo sportivo più amato di sempre in Albania, il calciatore del popolo amato tutti, ma proprio tutti senza nessuna eccezione.
La fama del giocatore andò ad incrementarsi anche grazie alle ottime prestazioni con la maglia della nazionale. Esordì con la maglia rossonera nel giugno del 1963, a Tirana, contro la Bulgaria. Le due partite che rimarranno per sempre nella mente dei tifosi però sono altre: contro Danimarca e Germania, valida per le qualificazioni agli europei. Nella prima Pano realizza la sua prima rete in assoluto con la maglia della nazionale. La rete sarà decisiva per l’1-0 finale. Mentre la seconda è ricordata per la lezione di calcio inflitta da Pano e compagni ai più esperti tedeschi. Pano fu mattatore di quella serata anche se poi la partita terminò sfortunatamente con uno zero a zero. Come dirà anni dopo il giocatore del Partizani però: “Noi abbiamo vinto quella partita, lo sapevamo, la Germania e gli arbitri lo sapevano, anche se il tabellino diceva zero a zero”.E proprio in quell’occasione Pano impressionò un astro nascente del calcio tedesco, niente meno che il Kaiser Franz Beckenbauer.
Il tedesco a seguito di quella partita dirà: “Anche se Pano in futuro non si dovesse ricordare di me, io mi ricorderò per sempre di lui”. I due si incontreranno di nuovo poi nel 1990 sempre a Tirana. Beckenbauer è alla guida del Marsiglia, e deve affrontare in coppa dei Campioni la Dinamo Tirana. Nell’hotel che ospitava la squadra francese una sera giunge a far visita lo stesso Pano. L’allenatore tedesco si diresse immediatamente verso di lui, accompagnato dai suoi traduttori, ed espresse per l’ennesima volta la sua stima verso la leggenda albanese.Tutto questo aiuta ancor di più a capire la grandezza di Panajot Pano. Gli attestati di stima dall’Europa e in particolare dalla Germania però non sono finiti qui.
Willi Schulz, storico difensore della nazionale tedesca tra il ’59 e il ’70 dirà riguardo Pano: “Nessuno nella mia nazione e in Europa sa trattare la palla come fa lui”. Potremmo stare qui a scrivere pagine e pagine sulle bellissime parole e sugli elogi ricevuti da Pano. I difensori che l’hanno affrontato lo descrivevano come un incubo, una trottola impazzita della quale non potevi mai conoscere la prossima mossa. Gli allenatori invece lo descrivono come uno dei più completi giocatori della storia del calcio: fenomenale con la palla tra i piedi ma pericolo numero uno anche sui palloni aerei, nonostante i suoi soli 170 cm.
Tutta la stima che Pano ha cumulato intorno a sè nella corso della sua straordinaria carriera è confluita in tre importantissimi premi. La Uefa nel 2003 decide di voler premiare i 50 calciatori più forti del ventesimo secolo. Pano viene premiato come il calciatore albanese del secolo, premio straordinario e che non rimarrà unico. Due anni più tardi infatti, ne arriva un altro. L’allora presidente dell’Albania Alfred Moisin lo premia con una medaglia con il titolo di “Grande Maestro del Lavoro”. Ma il premio più importante arriva nel marzo del 2009. Il presidente della Repubblica Bamir Topi lo premia come “onore della nazione Albania”. Riconoscimento immenso, mai attribuito ad uno sportivo prima di lui.
Ma dopo soli dieci mesi da quel riconoscimento, precisamente il 19 Gennaio 2010, giunge la notizia che nessun albanese avrebbe mai voluto sentire. A Jacksonville, negli Stati Uniti, un attacco cardiaco ha portato via Panajot Pano (andato lì per a trovare la figlia) a soli 71 anni e proprio quando le sue condizioni di salute sembravano migliorare. La Repubblica albanese si prende subito la responsabilità di far tornare la salma di Pano in Albania e di organizzare il funerale. L’ultimo saluto al fuoriclasse albanese non poteva che svolgersi nel palazzo più importante di tutta Tirana, il palazzo dei Congressi. Il 29 Gennaio il palazzo è strapieno e più di centomila persone attendono fuori per salutare per l’ultima volta Pano.
Sono presenti tutte le personalità più importanti albanesi. Dal sindaco di Tirana Edi Rama (ora primo ministro), fino al presidente della Repubblica Bamir Topi, senza dimenticare il primo ministro Sali Berisha e il presidente della federazione calcistica albanese Armando Duka.
” Provo molto dolore per la scomparsa di Pano, un fuoriclasse unico e allo stesso tempo una persona estremamente umile e modesta. Mi ritengo molto fortunato di aver potuto assistere nella mia vita le gesta del più talentuoso sportivo della storia albanese, ma l’onore più grande che io abbia mai avuto è stato quello di aver potuto stringere un rapporto d’amicizia con Panajot Pano”. Così commenterà Topi al termine del funerale.
Uno shock generale pervase la nazione. Panajot Pano non c’era più. Ma soltanto fisicamente. Perché uno come lui non verrà mai dimenticato, vivrà per sempre nei ricordi e nei cuori di tutti. Il calciatore del popolo rimarrà eternamente leggenda.
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