Borussia Dortmund-Napoli 3-1, l’arbitro e i contropiedi affondano gli azzurri

BORUSSIA DORTMUND NAPOLI. Buon Napoli, Dortmund ritrovato, Velasco Carballo protagonista. La partita chiave del Gruppo F di Champions League, quello della morte, si risolve a favore dei tedeschi: 3-1 per i gialloneri su un coraggioso Napoli, sprecone e penalizzato da 45 minuti folli del direttore di gara spagnolo che hanno condizionato pesantemente partita e, probabilmente, qualificazione.

Klopp ha fuori 3/4 di difesa, non il massimo per chi è reduce da due sconfitte di fila e che con un pareggio resterebbe fuori dalla Champions. Benitez sceglie Pandev al posto dell’infortunato Hamsik, Inler, Britos e Insigne vengono puniti con la panchina dopo i disastri in campionato: dentro Dzemaili, Fernandez e Insigne. Al Napoli basta un punto per qualificarsi agli ottavi, gli azzurri partono comunque col giusto piglio, cercando anche di giocare palla a terra, compatti e attenti. E, in effetti, l’entusiasmo iniziale del sempre impressionante tifo del Westfalenstadion è col passare dei minuti meno coinvolgente. Al 10′, l’episodio che decide partita e girone: Fernandez e Lewandowski si strattonano in area sul primo corner, e la prima sortita offensiva, del Dortmund. Il polacco, per una volta consumato mestierante, cade per l’arbitro spagnolo è rigore: Reus spiazza Reina, quasi senza volerlo, i padroni di casa passano in vantaggio. Il Napoli reagisce da grande, Armero subito crea scompiglio sulla destra dove il giovane Durm comincia a patire le pene dell’inferno. Gli ospiti crescono, prendono totalmente in mano le redini del match ma, fatalmente, si espongono al contropiede del Borussia: Lewandowski spreca a tu per tu con Reina due volta prima su splendido assist di Mkhitaryan poi su erroraccio di Maggio. E’ lo stesso armeno a impegnare il portiere ex Liverpool – migliore in campo – con un diagonale. Ma in mezzo c’è tanto Napoli: clamoroso il palo di Callejon che, dopo aver saltato netto Durm, incrocia forse troppo. Pandev, poi, sbaglia sempre l’ultimo tocco, come sul finale del tempo quando serve male Higuain e non approfitta di un’incredibile incertezza di Grosskreutz e Papastathopoulos. Al 45′ è 1-0, risultato ingiusto e reso ancora più amaro da un arbitraggio al limite della provocazione e, praticamente, a senso unico.

Il grande sforzo dei primi 45 minuti, il Napoli lo paga a inizio ripresa. Mertens e Callejon fanno fatica a rientrare, oro colato per le ripartenze dei tedeschi che cominciano a recriminare per le troppe occasioni sprecate. Maggio e Albiol compiono due salvataggi prodigiosi che evitano, solo di qualche minuto, il 2-0. Il 60′ è il minuto chiave: Higuain, solo davanti a Weidenfeller, spreca calciando banalmente sul portiere avversario. Gol sbagliato, gol subito, regola vecchia quanto il gioco del calcio: sul capovolgimento di fronte il due contro uno è ispirato da Reus, chiuso da Kuba, freddo davanti al gigantesco Reina. Bella, anche in questo caso, la reazione del Napoli: l’ingresso di Insigne ravviva gli azzurri, proprio il fantasista partenopeo sfrutta al meglio l’assist di Higuain e beffa Weidenfeller con un bel diagonale. Il Napoli sembra poter acciuffare il pari, il Dortmund e Klopp soffrono. Ma, ancora in contropiede, le occasioni fioccano per i gialloneri. Aubameyang, neo-entrato, prima sbaglia davanti a Reina, poi infila lo spagnolo con un bel tocco sotto. A poco più di 10 minuti dal termine, è il gol che taglia le gambe. Non è bastato l’orgoglio Napoli, il Dortmund è ancora una spanna sopra gli azzurri. Agli uomini di Benitez, adesso, servirà un miracolo per la qualificazione: battere 3-0 l’Arsenal oppure – sempre con tre punti da conquistare coi gunners – sperare nella mancata vittoria del Dortmund a Marsiglia. Un miracolo, appunto.

 

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Sono Alfonso Alfano, 32 anni, della provincia di Salerno ma da anni vivo in Spagna, a Madrid. Appassionato di sport (calcio, tennis, basket e motori in particolare), di tecnologia, divoratore di libri, adoro scrivere e cimentarmi in nuove avventure. Conto su svariate e importanti esperienze sul Web.