Real Madrid-Juve 2-1: il cuore grande della Signora non basta, l’arbitro regala la vittoria ai Blancos

Dici Real-Juve e ti saltano in mente sfide epiche giocate da campioni leggendari. Real-Juve non è una semplice partita, è la partita per eccellenza tra due squadre che rappresentano la storia del calcio. Lo sanno i ventidue uomini in campo che tradiscono l’emozione di chi sogna fin da bambino di giocare una partita così. A ricordarglielo ci pensa la meravigliosa cornice del Santiago Bernabeu, teatro di mille battaglie ormai consegnate alla memoria. Come l’ultimo precedente che risale ormai al 11 novembre del 2008, quando la Juventus si impose nettamente grazie ad una doppietta di Alessandro Del Piero, cui il pubblico blanco, capace di gesti di profonda sportività, tributò una commovente standing ovation.

Conte vuole una squadra accorta ma, allo stesso tempo, capace di ripartire e rendersi pericolosa. Il generale di Lecce opta così per una difesa a quattro con Ogbonna e Caceres sugli esterni e un centrocampo folto con Marchisio pronto a salire sulla linea degli attaccanti. Ancelotti schiera la sua squadra con un 4-3-3 in cui Modric galleggia tra la linea del centrocampo e quella dei trequartisti, mentre Di Maria gioca molto largo sulla fascia per aprire le maglie della retroguardia bianconera. Al centro dell’attacco ritorna Benzema, contestatissimo nelle settimane precedenti per le deludenti prestazioni.

La Juve parte forte e al 2’ si rende pericolosissima con una gran diagonale incrociato di Marchisio che costringe Casillas alla parata salva risultato. Conte è teso, vuole verificare la tenuta della squadra, specie in fase difensiva, alla luce delle nuove scelte tattiche. Al 4’ il Real si porta in vantaggio: Di Maria si accentra e serve sul filo del fuorigioco Cristiano Ronaldo, il portoghese mette a sedere con una finta Buffon e insacca a porta sguarnita. Da questo momento in poi, un po’ a sorpresa, c’è solo una squadra in campo, la Juventus che sale in cattedra con le sortite offensive dell’Apache Carlitos Tevez.

Al 22’ la supremazia territoriale dei bianconeri viene premiata: dalla destra Caceres lascia partire un cross molto profondo per Pogba, sul colpo di testa del francese Casillas compie un vero e proprio miracolo ma non può nulla sulla successiva zampata di Llorente, che mette la palla tra palo e portiere. Al 27’ l’arbitro, il tedesco Grafe, decide di rubare la scena ad una Juve assoluta padrona del campo aprendo la sua personalissima galleria degli orrori con la concessione di un generoso rigore per fallo di Chiellini su Sergio Ramos. Dal dischetto Cristiano Ronaldo beffa Buffon, che aveva intuito l’angolo, e porta in vantaggio immeritatamente i suoi.

Nella ripresa la Juventus parte subito forte, ma il direttore di gara decide inspiegabilmente di azzopparla mandando Chiellini anzitempo negli spogliatoi per una fantomatica manata ai danni di Cristiano Ronaldo. La simulazione del portoghese appare evidente nei successivi replay e di certo non rende onore al suo talento. Per dirla tutta, Messi non è mai caduto così in basso. Il pubblico del Bernabeu al 59’ dimostra al suo beniamino cos’è la sportività tributando a Pirlo una standing ovation da brividi. Due minuti più tardi Illarramendi tocca in area il piede sinistro di Vidal, ma il cileno si lascia cadere in ritardo e Grafe lascia correre.

La Juventus in dieci non crolla, ma non riesce a rendersi mai veramente pericolosa. Gli uomini di Conte devono essere soddisfatti della propria prestazione, mentre i padroni di casa, fischiati dal proprio pubblico, dovranno riflettere sul perché l’enorme spessore tecnico non si traduca nell’efficacia offensiva che tutti si attendono da questa squadra. Il rammarico dei bianconeri per un arbitraggio a senso unico deve alimentare quella rabbia agonistica che gli permetta di affrontare la meglio le ultime tre decisive gare del girone.