PREMIER LEAGUE. Sono passate solamente 6 giornate ed è già tempo di verdetti in Premier League: non mancano le sorprese di inizio stagione, su tutte i Gunners di Wenger, Liverpool e Tottenham, inizio difficile invece per le squadre di Manchester. Ma vediamo nel dettaglio:
Sugli scudi un Arsenal che anche grazie alle difficoltà delle rivali si ritrova al comando a 15 punti, una sola sconfitta – all’esordio casalingo contro l’Aston Villa – e tutte W: due le chiavi del convincente inizio dei Gunners, l’arrivo di Ozil e l’esplosione di Ramsey, con 4 reti capocannoniere della squadra al pari di Giroud. L’altra grande sorpresa d’inizio stagione è il Liverpool di Brendan Rodgers, a 13 punti a pari del Tottenham: i Reds – nonostante la squalifica di Suarez per 10 giornate – sfruttano la vena realizzativa di Sturridge, i positivi innesti di Moses, del portiere Mignolet ed un gioco perfezionato dalla passata stagione, dove i giocatori non avevano ancora del tutto assimilato gli schemi dell’ex manager dello Swansea. A pari merito col Liverpool anche un rinnovato Tottenham, privo del talento di Bale ma con interessanti innesti di qualità, su tutti Eriksen, Soldado, Paulinho e Lamela. La squadra ha assunto notevole solidità difensiva, sfruttando i progressi di Vertonghen, e sfrutta gli inserimenti offensivi di Paulinho, Eriksen e Sigurdsson sfruttando il lavoro sporco del pivote spagnolo Soldado. Positivi anche gli avvii di Everton e Southampton: la seconda squadra di Liverpool, trascinata dal talento di Barkley, dal belga Lukaku e dalla nuova guida tecnica, lo spagnolo Martinez, conferma gli ottimi propositi dell’anno scorso, piazzandosi momentaneamente al quattro posto in solitaria, stesso discorso per i Saints, mix di esperienza (Lambert e Lallana) e talenti del vivaio (Shaw, Chambers e Ward-Prowse), tutto coadiuvato da una solidità difensiva che ha fruttato 11 punti e solo 2 gol subiti in 6 giornate.
Brutto inizio di stagione per le due squadre di Manchester: il City, nonostante il rullino di marcia pressoché immacolato all’Etihad, fatica enormemente fuori casa: ne sono testimonianza le sconfitte con Aston Villa e Cardiff ed il pareggio a reti bianche sul campo dello Stoke. L’arrivo di Pellegrini, allenatore molto preparato tatticamente, non ha portato finora benefici difensivi, la squadra sembra mancare di personalità quando c’è da soffrire, come testimonia il doppio vantaggio non concretizzato contro i Villans che hanno così rimontato fino alla vittoria. Altro elemento chiave può essere la partenza di Barry, mai nelle grazie di dirigenza e tifosi, il quale tuttavia con la sua presenza e lavoro sporco manteneva gli equilibri di una squadra con molti elementi prevalentemente offensivi nella formazione titolare.
Non facile anche l’inizio di stagione per Mourinho, tornato ai Blues dopo le esperienze italo-spagnole: il suo Chelsea, comunque quinto, fatica a creare un gioco all’altezza e ad andare a rete con gli attaccanti – ancora a secco in Premier Torres, Ba ed Eto’o – tuttavia ha rimediato due pareggi su campi proibitivi come Old Trafford e White Hart Lane, incappando solamente sullo storicamente ostile Everton, che nelle ultime stagione si è sempre dimostrato ammazzagrandi per eccellenza.
Deludente anche l’inizio dello United, Moyes sembra accusare il passaggio dall’Everton ad una squadra più titolata, e l’ombra di Sir Alex è sempre dietro l’angolo. Dopo un inizio discreto i due KO nel derby con il City ed in casa con il WBA hanno gettato molti dubbi in casa dei Red Devils, che faticano enormemente in attacco (Rooney l’unico a salvarsi) e non brillano in difesa, preoccupanti le pause in concentrazione di vecchie colonne come Ferdinand e Vidic. Sicuramente non è ancora il caso di parlare di crisi, e la situazione infortunati non aiuta: fuori Wellbeck, Van Persie, Fletcher e Rafael; bisogna comunque lasciare tempo al nuovo manager di ambientarsi nella società, troppo abituata da un totem che ha portato gioco, prestigio e successi al club.
Concludiamo con il fanalino di coda Sunderland, che dopo la salvezza conquistata alla penultima giornata dal nuovo manager Di Canio si aspettava un inizio di stagione che potesse creare le basi per una posizione di metà classifica. La squadra ha perso molto con le cessioni di Mignolet e Sessegnon,e tra gli innesti l’unico che si è ambientato è Giaccherini. Dopo una campagna trasferimenti onerosa (in entrata Dossena, Altidore, Mavrias oltre allo stesso Giak) e un solo punto in cinque giornate, a cui si aggiungono divergenze con alcuni giocatori è stato esonerato il manager romano, sperando che la situazione si risollevi in breve termine.
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