GIAPPONE-AUSTRALIA QUALIFICAZIONI MONDIALI – Giappone-Australia, ovvero lo scontro fra le big del gruppo B asiatico, non è un match qualunque. Almeno non lo è per gli uomini dagli occhi a mandorla, che in caso di vittoria o pareggio diventerebbero la prima squadra (eccezion fatta per il Brasile padrone di casa) a staccare il biglietto per il mondiale del prossimo anno. Anche per gli australiani, che non sono ancora certi della seconda piazza, la partita riveste un’importanza notevole: in caso di sconfitta, infatti, i match contro Giordania e Iraq (prossimi avversari dei socceroos) diventerebbero particolarmente complicati in ottica qualificazione. Entrami gli allenatori optano per il 4-2-3-1, anche se si capisce ben presto che il modulo ospite è molto più simile a un 4-4-1-1, con Oar, Kruse e Cahill che si alternano nel ruolo di prima punta, pur non essendo nessuno di essi un vero e proprio “puntero”. Nella selezione di Zaccheroni restano in panchina Inui e Kiyotake, entrambi reduci da un’ottima stagione in Bundesliga, ma il terzetto alle spalle dell’inguardabile Maeda – formato da Okazaki,Honda e Kagawa – è davvero ricco di talento e fantasia.
L’avvio di partita è di chiara marca giapponese. La squadra asiatica impone un ritmo frenetico al match e costringe gli ospiti sulla difensiva. La prima occasione degna di nota arriva al quinto con Endo, autore di un calcio di punizione che termina di poco a lato. Dieci minuti più tardi è lo stesso numero sette giapponese a farsi notare con una guizzante azione personale sulla trequarti avversaria, ma la conclusione finale da fuori area termina alta sopra la traversa. Sul ribaltamento di fronte, l’Australia crea la prima occasione da gol con Holman, che – da posizione invitante all’interno dell’area di rigore – conclude con un destro sporco che non impensierisce l’estremo difensore locale. Passano altri due minuti, ed è nuovamente il Giappone a rendersi pericolosissimo: superba combinazione palla a terra al limite dell’area fra Honda, Okazaki e Kagawa, ma la conclusione di quest’ultimo viene intercettata da un reattivo Schwarzer. E’ sempre la compagine di Zaccheroni a dominare il match. Al ventesimo, Honda porta palla per trenta metri e serve un pallone d’oro per l’accorrente Maeda, la punta nipponica, però, si fa contrastare da un difensore avversario e guadagna soltanto un calcio d’angolo. Dopo quasi mezz’ora di dominio assoluto avversario, la squadra di Osieck crea due palle gol nell’arco di cinque minuti: al ventottesimo, Cahill effettua una pregevole mezza girata al volo nell’area avversaria, senza però trovare lo specchio della porta; al trentatreesimo, Holman s’inventa una splendida rasoiata per Kruse, il giocatore australiano entra in area e calcia il pallone, ma Kawashima è bravissimo a respingere la conclusione del calciatore del Fortuna Dusseldorf (ndr, neo-acquisto del Bayer Leverkusen). Il ritmo degli ultimi dieci minuti è decisamente lento e compassato, con gli ospiti che trascorrono gli ultimi trecento secondi a fare melina.
Nell’intervallo, forse indispettito dall’atteggiamento assunto dai suoi nell’ultimo quarto d’ora, Zaccheroni sprona la sua squadra. E i risultati si vedono immediatamente. Al settimo, Kagawa (autore di un secondo tempo devastante) spacca in due la difesa australiana e serve nel mezzo in direzione di Honda, che anticipa McKay ma conclude in malo modo. Il protagonista assoluto, come scritto poc’anzi, è Kagawa: al decimo, duetta meravigliosamente con Honda al limite dall’area ma conclude centralmente per la facile parata dal portiere ospite, mentre tre minuti più tardi coglie l’incrocio dei pali con un destro a giro morbido e vellutato. I padroni di casa tengono costantemente in mano il pallino del match, ma ad eccezione di un tiro da fuori di Hasebe, e di una punizione di Honda abbondantemente alta, il portiere australiano, Schwarzer, non corre seri rischi. L’occasione buona per sbloccare il risultato occorre al settantottesimo sui piedi di Nagatomo, che però calcia malissimo da posizione particolarmente vantaggiosa e consente a Schwarzer d’agguantare comodamente la sfera. Domina il Giappone, ma all’ottantesimo, rispettando appieno le dure leggi del calcio giocato, è la passivissima Australia a sbloccare il match con Oar, che effettua un tiro-cross ( più cross che tiro, oggettivamente) beffardo e batte il disattento portiere giapponese; un gran gol, ma la componente fortuna è decisamente predominante. Il Giappone, dopo aver rischiato di subire il gol del raddoppio, trova la rete del pareggio in extremis grazie ad un calcio di rigore realizzato da Honda e concesso per un ingenuo fallo di mano commesso da McKay.
Alla fine esplode la gioia del pubblico di Saitama: il Giappone, per la quinta volta consecutiva, accede alla fase finale della coppa del mondo. Ma prima, sempre in terra brasiliana, la compagine di Zaccheroni disputerà la Confederation’s Cup, dove, fra le altre, sfiderà anche la nazionale di Cesare Prandelli. La selezione giapponese ha confermato i propri pregi e difetti: grande qualità tecnica, grazie a giocatori come Honda, Kagawa, Okazaki e Endo (senza dimenticare i panchinari Kiyotake e Inui), ma poca capacità d’incidere davanti ( Maeda peggiore in campo, perché non gioca titolare Havenaar?) e poca solidità nel reparto arretrato ( deludente la coppia centrale Yoshida-Kenno). Non crediamo , francamente, d’assistere ad un Giappone così sbilanciato anche contro gli azzurri, che restano assolutamente favoriti in vista del match di Confederations. Attenzione, però, alle grandi doti tecniche dei folletti dagli occhi a mandorla. Il Khebab egiziano di quattro anni fa è ancora indigesto: riusciranno gli azzurri a metabolizzare con facilità il Sushi giapponese?