L’intervista – TCE incontra Federico Casotti: “Ecco su chi punterei tra i talenti in Ligue 1. Il Psg non pescherà ancora in Italia”

Cari amici di Tuttocalcioestero.it, oggi incontriamo Federico Casotti, la voce italiana della Ligue1 su Sportitalia. Una chiacchierata piacevole che ci conferma, per competenza e professionalità, quanto Federico rappresenti al meglio il “giornalismo sportivo di qualità”, quello a cui il nostro sito si ispira da sempre.

Come hai iniziato la tua carriera giornalistica? Quali sono stati i colleghi che più hanno contribuito alla tua formazione professionale? 

Ho iniziato con la più classica delle gavette, partendo non ancora ventenne dalla stampa locale milanese e dai polverosi campi di Seconda e Terza categoria. Poi nel 2001 sono entrato a Eurosport, e nel 2004, feci parte di quel nucleo di giornalisti che proprio dall’esperienza di Eurosport formò la prima redazione di Sportitalia. Negli anni della “bottega” ho imparato tantissimo da Fabrizio Bonetti, mio primo caporedattore a Segrate Oggi, e da Stefano Benzi, il primo a insegnarmi come “maneggiare” il mezzo televisivo. Ma sono anche fiero di aver lavorato per anni fianco a fianco a un grande narratore di sport come Massimo Callegari.

La Ligue 1 è uno dei campionati europei che sforna più talenti. Quali sono secondo te i nomi più interessanti in ottica serie A? Ti chiediamo di proporci tre ragazzi validi ma non troppo chiacchierati per altrettante “big” italiane: un attaccante per la Juventus, un centrocampista per l’Inter e un difensore per il Milan.

Purtroppo in Ligue 1 non si segna tantissimo: ciò è dovuto anche al fatto che sia un torneo non proprio ricco di implacabili bomber, contrariamente al passato. Onestamente per la Juventus faccio fatica a individuare dei nomi che non siano di estrema prospettiva, come ad esempio il 16enne Neil Maupay del Nizza. Va molto meglio negli altri reparti. Per il Milan suggerirei Sebastien Corchia, giovane terzino destro del Sochaux, giocatore di buona corsa e con una tecnica oserei dire… quasi da centrocampista. Per l’Inter il nome di Clement Grenier è assolutamente spendibile: il numero 7 del Lione sta maturando partita dopo partita, è un ottimo metronomo di centrocampo con un’ottima visione di gioco e una personalità crescente.

Ibrahimović ha davvero nostalgia dell’Italia? Come valuteresti un ipotetico ritorno dello svedese alla Juventus? E’ l’attaccante giusto per Conte?

Sì, a Ibra il nostro Paese piace molto, e la città di Milano in particolare. Non so se la Juventus abbia i mezzi per soddisfare le sue richieste di ingaggio, ma di sicuro riaccoglierebbe un giocatore diversissimo rispetto a quello visto all’opera nel 2004/06. Ora Ibra ama anche interagire con i compagni, spesso nel Psg si colloca da numero 10 puro divertendosi a mandare in porta i compagni. L’incognita è sempre la solita: una personalità così marcata rischia di entrare in collisione con spogliatoio e/o allenatore in qualsiasi momento.

Secondo te anche quest’anno il Paris Saint-Germain tornerà a “pescare” nel nostro campionato?

Molto meno rispetto agli ultimi due anni, soprattutto se dovesse cambiare allenatore.

Ti chiediamo di commentare il ranking UEFA, come mai le squadre italiane sono sempre meno competitive in ambito  europeo? Quali sono secondo te i motivi principali di questa tendenza negativa? Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi anni?

Il calcio italiano doveva perdere la quarta squadra in Champions per rendersi conto del disastro procurato da anni di snobismo dell’Europa League “per privilegiare il campionato” (e la conquista di un piazzamento… per l’Europa League!). Adesso che il trend pare essere cambiato, l’impressione è che sia troppo tardi, perché nel frattempo altri campionati di medio livello si sono avvicinati sempre di più al livello medio della nostra serie A. Credo che il calcio italiano abbia bisogno di una pesante ristrutturazione, a partire dalle istituzioni che lo reggono. E pensare che ai tempi di Italia’90 erano gli inglesi a parlare di “modello italiano”…

Che ne pensi del rapporto tra le TV italiane e il calcio internazionale?

Parlo per la realtà che conosco meglio, ovvero Sportitalia. Nel corso degli anni abbiamo sempre cercato di offrire un prodotto magari di nicchia, ma sicuramente stimolante, sia per chi lo racconta, sia per chi lo guarda. Il tratto comune della Eredivisie, della Championship, dei vari campionati Sudamericani, e se vogliamo anche di certa Ligue 1, è quello di essere tornei ricchi di “storie”, in grado di raccontare un Paese attraverso lo sport, e un tipo di calcio non ancora del tutto inglobato dal business imperante. Sì, anche la Ligue 1 del Paris SG fa parte della categoria: sulla vittoria del Montpellier dello scorso anno ci sarebbe da fare un film, o scrivere un romanzo. Noi abbiamo sempre privilegiato questo tipo di calcio, e la risposta del pubblico è sempre stata positiva.

Sportitalia viene considerata da sempre una TV che sforna grandi talenti. Come sei arrivato a Sportitalia? Hai mai ricevuto offerte da altre emittenti? ( Sky e Mediaset ti hanno mai cercato?)  

Sono uno dei pochi superstiti (insieme a Trigari, Balzi, Miraglia, Panchetti e Terrenato) del fatidico 6 febbraio 2004, primo giorno di programmazione di Sportitalia. Come molti altri, provenivo dalla prima redazione italiana di Eurosport, che venne praticamente trapiantata in blocco nel nuovo canale, e da qui non mi sono più mosso. Chi l’ha detto che le bandiere non esistono più?

Da quando sei a Sportitalia qual è la partita più bella che hai avuto il piacere di commentare?

Premessa: solo dall’inizio del 2012 a oggi ho commentato più di 250 partite… questo per darti l’idea di quanto sia difficile fare una scelta. L’Eredivisie mi ha regalato anni di partite ricche di gol, penso a un pazzesco PSV-Ajax 4-3 a Ferragosto del 2009, o ancora un Heerenveen-Ajax 4-2 giocato il 30 dicembre sotto una tormenta di neve; in tempi più recenti, è stato molto adrenalinico il 4-4 tra Lione e Psg dell’anno scorso. In cima a tutte, metto senza dubbio la Supercoppa Europea del 2008 tra Man United e Zenit San Pietroburgo, che commentai direttamente sul posto a Montecarlo.

In un tuo recente articolo hai parlato della“Superlega Europea”. L’idea è allettante. Ti va di parlarci della struttura del torneo e dei criteri di ammissione?

Beh, non è mia intenzione diventare il David Stern del calcio europeo… diciamo che la Superlega Europea come concetto in sé non mi ha mai fatto impazzire, pur considerandola un evento inevitabile vista la piega che stanno prendendo i campionati nazionali. Qualunque sia la formula, alla base dovrà esserci un concetto di equità. Qualunque progetto sarà destinato al fallimento se non metterà in condizione tutti i partecipanti, nel medio periodo, di poter provare a vincere.

Che rapporto hai con i social network?

Uso spesso Facebook e Twitter, con una predilezione per il secondo, che mi pare meno dispersivo. Li utilizzo come se fossero dei microblog, dunque provando sempre a stimolare la discussione e il confronto sugli argomenti di mia competenza. Mi piace molto l’interazione con il pubblico, la trovo in un certo senso doverosa per chi fa questo mestiere. Anche perché sul web ti rendi conto di come ci sia un audience preparata ed esigente. E’ molto stimolante.

Si nasce o si diventa giornalisti? Che consigli dai ai giovani che sognano di fare il tuo mestiere?

Entrambe le cose. La curiosità è la molla fondamentale, dopo di che il consiglio che posso dare è quello di abbinare pratica e teoria. Pratica, mettendosi alla prova sul campo: molto banalmente, anche solo iniziare a curare un blog è un buon inizio per testare la propria passione. Teoria, perché la formazione universitaria ti dà metodo e cultura, qualità che una volta acquisite nessuno ti potrà più portare via. Ma c’è una cosa che raccomando più di qualsiasi altra, ed è quella di non farsi illusioni: la situazione attuale dell’editoria è quella che è, e il romanticismo del mestiere dell’inviato ormai si trova solo nei libri di Terzani e Kapuscinski. Libri che un aspirante giornalista dovrebbe leggere in ogni caso, ma con il giusto distacco.

Federico, è stato un piacere intervistarti. Noi di tuttocalcioestero.it ti ringraziamo e ti auguriamo uno splendido prosieguo di carriera.