Joey Barton: come essere calciatore e finire sui giornali non per i gol

Almeno una volta nella vostra vita, forse vi è capitato di sperare che si accendesse una rissa in campo. Così, tanto per farvi due risate. Il problema però che si può creare quando si creano situazioni di questo tipo in campo, è che un giocatore sia più aggressivo di altri e che per un insulto ricevuto stenda, a suon di pugni, un avversario.

Un esempio di calciatore così cattivo? Eccone uno…

Tutto ha inizio un 2 settembre dell’anno 1982. A Liverpool, quel giorno, nasce Joey Barton. Quando il ragazzo compie 14 anni, i suoi genitori si separano e lui vive quindi con sua nonna e con il padre. Sarà proprio la nonna a premurarsi che suo nipote non frequenti gruppi di amici dove la droga e la delinquenza sono all’ordine del giorno. Barton però, non l’ascolta e decide di fare di testa sua.

Intanto, oltre che ad uscire con gli amici, l’inglese continuerà ad allenarsi sia a rugby che a calcio. Diventerà un buon giocatore in entrambi gli sport. Quando verrà il momento di decidere che sport continuare a praticare con costanza, sceglierà il calcio.

Dopo essersi sottoposto a diversi provini in cui viene scartato, viene scelto dal Manchester City. I Citizens arriveranno addirittura ad offrirgli un contratto da professionista. Lui chiaramente accetta, ma da lì a breve, i dirigenti del City si accorgeranno di aver fatto un grande errore ad ingaggiarlo.

La sua prima bravata la combina ad una festa di Natale. Dopo che un suo collega e coetaneo, ubriaco fino al collo, cerca di dare fuoco alla camicia di Joey, quest’ultimo pensa che sia giusto spegnerli una sigaretta nell’occhio. Prima ragazzata, prima multa. 60 mila sterline.

Nel maggio del 2005 investe un pedone. Nell’agosto dello stesso anno prende a botte un tifoso dell’Everton.

Considerando il ragazzo troppo violento, inducono Joey ad entrare nella clinica Sporting Chance. Gli effetti benefici della cura che ha intrapreso durano ben poco. Nel 2006 mostra il sedere a dei tifosi dell’Everton. Nel 2007 aggredisce un tassista.

Poi, sempre nel 2007, avviene un fatto eclatante. In un allenamento, litiga con il suo compagno Ousmane Dabo. Barton passa dalle parole ai fatti. Lo prende a pugni e questo costerà a Dabo un distaccamento della retina dell’occhio sinistro. Altra multa e altra squalifica. Condannato a 4 mesi di carcere, 25 mila euro di sterline come multa e 12 giornate di squalifica per il campionato.

Si trasferisce al Newcastle. Passano pochi mesi e sarà costretto a tornare in carcere. Questa volta per aver picchiato duramente due uomini.

Cambia nuovamente squadra. Va al QPR. In questo club sarà ricordato per essersi fatto espellere nella partita in cui affrontava la sua ex squadra, il City. Espulso per aver dato un pugno a Tevez ed aver rifilato un calcio ad Aguero.

Da quando è al Marsiglia (nella stagione 2012/2013 in prestito dal QPR) è stato querelato una volta per aver additato (tramite Twitter) Thiago Silva come “ciccione, transessuale e calciatore sopravvalutato”.

Per concludere, il giorno della morte di Margaret Thatcher (clicca qui per l’articolo sulla Lady di Ferro) Barton sempre attraverso Twitter ha scritto: “E’ morta Margaret Thatcher. Ora finalmente potrà essere giudicata dalla storia… Spero non ci siano funerali di stato per lei. Potrei scrivere RIP Maggie ma sarei falso. Se il paradiso esiste quella vecchia strega di sicuro non ci arriverà”.

Siete ancora convinti che una rissa con un avversario così aggressivo alle tue spalle possa essere divertente?