Viaggio a puntate alla scoperta dell’aspetto finanziario del calcio d’Oltralpe.
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Come riferito nel precedente capitolo, le perdite nette della Ligue 1 ammontano a 61 milioni di euro, ma quali sono e quanto agiscono le differenti voci del bilancio sulle casse delle società? Se gli introiti netti raggiungono la considerevole cifra di 1,3 milioni di euro, gran parte del merito va ai diritti audiovisivi che portano all’élite del calcio francese oltre 600 milioni di euro (il 47% del totale), mentre più limitate sono le entrate derivanti da trasferimenti di giocatori (11%), sponsor/pubblicità (14%) e biglietti (9,5%). Il dato riferito ai proventi della biglietteria è forse il più problematico del calcio francese: di diversi punti percentuali più basso rispetto alla media europea, l’ammontare dei proventi di biglietti e abbonamenti è diminuito di un milione rispetto al campionato precedente e risente di una sostanziale crisi degli spettatori che nella stagione 2011/2012 si sono assestati ad una media di 18869 a partita (contro i 19382 del 2010/2011). Sul dato influisce notevolmente anche il notevole numero di spettatori non paganti (accrediti, inviti, ecc.) che rappresentano circa il 20% dell’affluenza complessiva. Va comunque riscontrato, e questo può essere un dato positivo in un periodo di crisi economica, che il prezzo medio pagato per abbonarsi ad una squadra di Ligue 1 non raggiunge i 19 euro a partita, mentre il costo medio di un singolo biglietto (abbonati esclusi) è di 25 euro.
Passando invece ai costi, le perdite complessive ammontano a 1,36 miliardi netti, di cui il 62% è imputabile alla voce “costo della squadra”. Gli stipendi, infatti, sono l’elemento più gravoso e, limitandoci agli ingaggi dei professionisti, la spesa sfiora il mezzo miliardo di euro (77% del totale del monte-salari di una società). Ancora troppo bassa è, secondo la DNCG, la parte variabile degli stipendi, ossia quella legata al raggiungimento di determinati obiettivi (vittoria di una Coppa, piazzamento europeo, ecc.). Solamente l’11% del monte-salari è variabile, contro l’89% della parte fissa. Infine, nel massimo campionato francese, è evidente la correlazione tra budget a disposizione e piazzamento finale: le uniche eccezioni sono il Montpellier (sesto budget, ma primo posto finale) e Marsiglia (secondo budget e decimo posto finale). Come detto, il budget dipende in gran parte dai diritti tv che in Francia vengono redistribuiti con l’assegnazione di una entrata fissa, uguale per ogni club, ed un introito variabile che dipende da due parametri come la notorietà e i risultati sportivi delle squadre. Ad esempio, se prima della stagione 2012/2013, la parte fissa (12,6 milioni) era identica per Paris Saint-Germain e Ajaccio, i due club si sono poi ritrovati con un divario di 27 milioni dopo aver preso in considerazioni gli altri parametri. E’ chiaro che, con una simile differenza di potenzialità, è difficile per i piccoli club competere a lungo termine con le big, ma l’exploit del Montpellier nella scorsa stagione o il cammino del Nizza in quella attuale dimostrano che lo strapotere economico non è la sola condizione sufficiente per primeggiare in uno sport come il calcio.
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N.B. I dati pubblicati nell’articolo fanno riferimento ai documenti pubblicati da LFP e DNCG, “Situation du Football Professionnel. Saison 2011/2012” , “Rapport d’Activité de la Ligue de Football Professionnel. Saison 2011/2012” e “Comptes Individuels des Clubs. Saison 2011/2012”